Andrea Pubusa

Avete visto le foto di una fila di disgraziati che incatenati vengono imbarcati in un aereo  USA per deportarli chissà dove. “Promesso e fatto”, annuncia Trump, il presidente della più grande potenza del mondo, considerata da noi esempio di civiltà e democrazia. E ciò che è peggio, i media commentano le immanigini terribili dell’imbarco modo asettico o addirittura favorevole. Si mette in luce con favore il fatto che Trump ha promesso una deportazione di massa nella campagna ettorale ed ora, che bravo!  mantiene la parola! Non si riflette sulla gravità del fatto e delle parole, deportazione. Parole e fatti che credevamo ormai superati dalla storia. Dopo la fine della tragica seconda guerra mondiale, dopo le criminali deportazioni ordinate da Hitler si era solennemente promesso che mai si sarebbero ripetuti fatti di quel genere. Le Carte costituzionali, degli stati e internazionali, di quel periodo pongono la persona, senz’alcuna distinzione, soggetto  di protezione incondizionata e inviolabile. Tornano echi giuusnaturalistici nelle costituzioni. Nella nostra l’art. 3 riconosce e promuove i diritti  dell’uomo, della persona. “Riconosce”, non crea, quindi lo Stato non può neanche eliminarli o restringerli. Deve solo promuoverli, ossia deve tutelararli e accrescerli. Come si può, dopo tutto questo, parlare di deportazione? Umiliare le persone come abbiamo visto nell’imbarco dei migramti incatenati da Trump? Come possiamo rimanere indifferenti? E dopo le grandi proclamazioni contro la guerra come possiamo assistere senza indignarci ai massacri a Gaza e dintormi, in Ucraina e in troppi altri luoghi. Come fanno i nostri governanti, nazionali ed europei, a non indignarsi? Come fanno i giornalisti a non urlare contro questo scempio della civiltà giuridica e della civiltà tout court. C’è uno scivolamento verso la tragedia. Avete sentito che la Commissione europea dice che bisogna prepararsi alla guerra? Avete letto che la Kallas, commissaria agli affari esteri, dice che occorre aumentare subito le spese per gli armamenti in vista del conflitto? Dov’è il manifesto di Ventotene? Dove le parole di Spinelli e di tutti gli altri padri fondatori dell’Europa unita? 

Occorre reagire subito con una forte mobilitazione intellettuale e morale, di massa. Prima che sia troppo tardi. 

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