A.P.
Ma in Italia la libertà di manifestazione del pensiero è in pericolo? Forse niente più che la libertà di stampa è oggi paradigmatica della problematicità dei diritti fondamentali nei regimi borghesi pur retti da Carte democratiche. Queste enunciano efficacemente i diritti fondamentali e li presidiano con forti garanzie costituzionali, giurisdizionali e perfino con Corti costituzionali contro gli stessi legislatori ordinari, eppure essi sono fortemente insidiati e compressi.
Ma perché questa problematicità pur in presenza di così penetranti garanzie? Perché le libertà fondamentali necessitano delle enunciazioni e delle garanzie formali e, purtuttaviia, queste non sono sufficienti. Per esistere ed essere effettivi i diritti fondamentali necessitano di una legislazione e di un’organizzazione che li concretizzi. Così la manifestazione del pensiero non è soltanto astratta possibilità di dire ciò che si pensa, che pure è la precondizione di questa libertà. E’ necessariamente anche possibilità di accedere ai mezzi che consentono di trasmettere questo pensiero e di renderlo comune. E qui sorgono i problemi. La stampa costa, c’è bisogno della carta, dei mezzi di stampa e di quelli di distribuzione, ci sono i compensi dei giornalisti. I mezzi radiotelevisivi sono ancora più proibitivi. Ecco allora che una testata come Il Manifesto può essere chiusa in tanta parte del territorio nazionale perchè non viene distribuita. In Sardegna ormai da anni nei paesi e ora anche a Cagliari, la domenica. Così, al di là delle enunciazioni delle Carte, i distributori divengono padroni reali di questa libertà. C’è poi la questione della pubblicità, strumento decisivo oggi per la sorte delle testate e delle TV, che mostra quanto questa libertà sia fondata sul mercato e sia dipendente dal mondo delle imprese. Eppure le libertà fondamentali sono enunciate nelle Carte come diritti inviolabili, cioè sottratti al mercato perché connaturati alla natura umana.
Queste considerazioni possono ripetersi per tutti i diritti fodamentali: il diritto alla salute, il diritto allo studio, il diritto al lavoro e così via. Se si pensa che negli USA, la massima potenza economica al mondo, circa 50 milioni di cittadini sono privi di assistenza sanitaria ed anche chi è provvisto di assicurazione sanitaria vede contestato il rimborso delle cure proprio nei casi di malattie gravi, quando ne ha più bisogno. Ed il lavoro e la scuola? Le lotte dei precari di questi giorni svelano tutte le debolezze di questi diritti quando le risorse vengono destinate altrove.
Ecco allora il paradosso: le libertà fondamentali, enunciate nelle grandi Dichiarazioni dei diritti e nelle Carte costituzionali come inalienabili e inviolabili, come prevalenti rispetto al diritto di proprietà e all’impresa, in realtà sono del tutto subordinati a questi, tanto da far dire ch’esse, anche dove astrattamente esistono, sono fortemente compresse e condizionate.
L’attacco poi non è solo d’indole economica. E’ anche spudorato ed espresso. Così un Ministro della Repubblica, certo Scajola, usa toni durissimi e minacciosi contro Annozero sol perchè osa criticare il governo più scandaloso nei 150 anni di vita nazionale: “E’ ora di finirla - dice il ministro-. E’ l’ennesima puntata di una campagna mediatica basata sui pruriti, sulla spazzatura, sulla vergogna, sull’infamia, sulle porcherie”. Per Scajola la critica fa sì che la televisione si sostituisca alle aule dei tribunali contro il presidente del Consiglio. Le critiche per Scajola sono aggressioni al Governo Berlusconi, “nell’illusione di sovvertire il risultato elettorale”. Parole che si commentano da sé.
Ecco perché le lotte di questi giorni sono importanti ed è imprescindibile allargare la mobilitazione a partire dalla manifestazione di oggi in difesa della libertà di stampa. Ed è quantomai condivisibile il comunicato dell’Arci Sardegna, che di seguito riportiamo.
Negli Stati democratici la libera comunicazione, così come il diritto-dovere di conoscere, capire, parlare, è uno dei beni più preziosi. In Italia la tutela di questo bene è assicurato dall’Articolo 21 della Costituzione Repubblicana. Gli avvenimenti delle ultime settimane, che hanno per protagonista il Presidente del Consiglio dei Ministri, stanno mettendo seriamente in dubbio il rispetto e l’applicazione di questo diritto fondamentale: l’attacco contemporaneo ai quotidiani “la Repubblica” e “l’Unità”, così come l’inaudita, violenta aggressione al direttore dell’”Avvenire” da parte del giornale della famiglia del Presidente del Consiglio sottolineano anche la gravità dell’anomalia tutta italiana di gravi conflitti d’interessi non sanati che non basta più denunciare. Occorre un urgente intervento legislativo.
A questo deve aggiungersi la pesante ingerenza del governo negli assetti della Rai alla quale oggi è difficile continuare a riconoscere quel fondamentale ruolo di servizio pubblico Radiotelevisivo assegnatole dopo la fine della seconda guerra mondiale (gli esempi più drammaticamente esplicativi: la cancellazione della prima puntata di ‘Ballarò’ per lasciar spazio ad un peana per Berlusconi su ‘Porta a Porta’, la trasformazione del Tg1 e il suo drastico calo d’ascolti, il rischio di uno snaturamento della Terza Rete).
Per quanto riguarda nello specifico la Sardegna, oltre al deficitario ruolo del servizio pubblico, c’è da segnalare il costante depauperamento delle testate giornalistiche radio-televisive con vere e proprie invasioni via etere da parte di network nazionali e di due emittenti comunitarie come Radio Padania e Radio Maria. Processi di ristrutturazione e concentrazione che spaziano dal settore editoriale e pubblicitario a interessi extraeditoriali appesantiscono ulteriormente la situazione dell’informazione nell’isola. Sarebbe quindi opportuno che il Consiglio Regionale avviasse un’iniziativa per affrontare le problematiche esistenti ponendosi dalla parte dei cittadini, anche in previsione della modifica della legge sull’editoria e il sostegno ai mezzi di comunicazione.
La manifestazione indetta dalla Fnsi per tutelare la libertà di stampa, non nasce quindi da un’esigenza di categoria, di tutela di giornali e giornalisti sotto attacco, ma dal rischio che i cittadini italiani vengano privati in modo subdolo e capzioso di uno dei fondamentali presìdi di democrazia e libertà della Repubblica nata dalla lotta al Fascismo. Un grave rischio per il pluralismo dell’informazione.
Sono queste alcune delle ragioni alla base della manifestazione che si tiene oggi 26 settembre a Cagliari, alle 10:30, in Piazza Costituzione.
Molte le associazioni organizzatrici di questa iniziativa di mobilitazione sulla base delle indicazioni fornite dalla Fnsi:
Articolo 21, Cgil, Fondazione Raggio, Cittadinanza Attiva, Pd, IdV, Associazione della Stampa Sarda, Ordine dei Giornalisti, Arci, Acli, Anppia, Sardegna Solidale, Comitato ‘Nadia Spano’ per la Difesa della Costituzione, Comunità “La Collina”, Sardegna Democratica, Associazione Cesare Pintus, circolo Pd di La Palma, Circolo Pd di Sestu, Vandana Shiva, Cittadini democratici
2 commenti
1 Massimo Marini
26 Settembre 2009 - 08:48
“La stampa costa, c’è bisogno della carta, dei mezzi di stampa e di quelli di distribuzione, ci sono i compensi dei giornalisti. I mezzi radiotelevisivi sono ancora più proibitivi”
“…questa libertà sia fondata sul mercato e sia dipendente dal mondo delle imprese. Eppure le libertà fondamentali sono enunciate nelle Carte come diritti inviolabili, cioè sottratti al mercato perché connaturati alla natura umana.”
Due passaggi da staccare e conservare. Proprio perché spesso nei dibattiti pubblici si sente dire che in Italia si può dire qualsiasi cosa. Il problema sta proprio qui: avere i mezzi per divulgarla questa “cosa”. Fermo restando, che visto l’andazzo ultimo, sta venendo meno anche questa precondizione.
2 Giacomo Meloni /CSS
26 Settembre 2009 - 10:09
Mi dispiace per tanti amici giornalisti,ma oggi non sarò a manifestare insieme a loro al bastione di Cagliari. Non mi convincono le loro parole d’ordine.Non c’è una parola di autocritica rispetto al come esercitano la loro funzione sociale di operatori dell’informazione.Sembrerebbero tutti ottimi operatori della comunicazione e che le cause siano unicamente nel Governo e nelle Proprietà ed editori dei giornali.
Alcuni miei amici si sono scandalizzati quando ho loro detto che sulla libertà di stampa in Italia la pensavo come il Sindaco di Venezia il filosofo Cacciari e come la bravissima giornalista Bianca Berlinguer che osservava la quantità di esagerazioni che vi erano su i due fronti.A chi ha conosciuto veramente la negazione della libertà di stampa durante il regime fascista appaiono incomprensibili le affermazioni gravi di oggi che in Italia manca la libertà di stampa.
Da Segretario Generale della CSS ho sperimentato sulla pelle della mia organizzazione quanto grande sia il grado di autocensura di molti giornalisti locali che spesso dimenticano che libertà di stampa significa anche pluralismo nell’informazione.Auguri.
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