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Buone nuove da New York sul clima. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha aperto il vertice sul clima al Palazzo di Vetro senza reticenze, rimproverando la comunità internazionale per la “lentezza glaciale” dei negoziati in un nuovo trattato internazionale che sostituisca il protocollo di Kyoto. Ban Ki-moon ha ricordato che, anche se la conferenza di Copenaghen per accordarsi sul nuovo trattato è a dicembre, “i giorni effettivi per i negoziati sono soltanto quindici”. A parere di Ban un fallimento di Copenhagen sarebbe “moralmente ingiustificabile, economicamente miope, politicamente avventato: non possiamo seguire questa strada” perché “la storia potrebbe non offrici un’occasione migliore di questa”.
Poi Ban Ki-moon ha ammonito:”abbiamo meno di dieci anni per evitare gli scenari peggiori” causati dal surriscaldamento del pianeta. Il segretario generale, recentemente in missione al Polo Nord, ha anche avvertito che “sull’Artico i ghiacci potrebbero sparire entro il 2030 e le conseguenze sarebbero sentite dai popoli di ogni continente”. Il cambiamento climatico, ha continuato Ban, colpisce soprattutto i Paesi meno sviluppati, e in particolare l’Africa, dove “il cambiamento climatico minaccia di cancellare anni di sviluppo (…) destabilizzando stati e rovesciando governi”. Ban ha lanciato un appello ai Paesi industrializzati, invitandoli “a fare il primo passo”, perché “se lo farete - ha continuato il segretario generale - altri adotteranno misure audaci”. Per il capo del Palazzo di Vetro, il nuovo trattato deve includere “obiettivi per la riduzione di emissioni entro il 2020″ e “supporto finanziario e tecnologico” ai Paesi in via di sviluppo, cioé quelli che “hanno contribuito di meno a questa crisi ma hanno sofferto di più, e per primi”.
Ma l’elemento di assoluta novità è stato l’intervento, molto applaudito, del Presidente Obama, in linea con l’allarme lanciato da Ban. Sul clima la minaccia è “grave, urgente e crescente: se non agiremo rischiamo di consegnare alle future generazioni una catastrofe irreversibile”, ha detto. Ed ha soggiunto che gli Stati Uniti hanno “fatto più negli ultimi otto mesi per promuovere la energia pulita e ridurre l’inquinamento da anidride carbonica che in qualsiasi altro periodo della nostra storia”.”Il tempo rimasto per correre ai ripari sta per scadere”, ha messo in guardia il presidente americano. “La sicurezza e la stabilità di tutte le nazioni e di tutti i popoli - la nostra prosperità, la nostra salute e la nostra sicurezza - sono a rischio” a causa della minaccia climatica, ha aggiunto il presidente americano. Obama ha poi invitato Paesi emergenti coma la Cina e l’India “a fare la loro parte” per affrontare il riscaldamento del pianeta adottando “misure vigorose”.
“Non ci facciamo illusioni la parte più dura del lavoro resta ancora da fare in vista di Copenaghen”, ha poi ammonito. Gli Stati Uniti, ha aggiunto il presidente, “comprendono la gravità della minaccia climatica e sono determinati ad agire. Assolveranno - ha assicurato Obama - la loro responsabilità verso le future generazioni”.
Un vero ribaltamento della politica del suo predecessore George W. Bush in materia di lotta al riscaldamento del pianeta.
Importante anche l’apertura della Cina. Il presidente cinese Hu Jintao ha detto che la Cina intende ridurre le emissioni di anidride carbonica per ogni unità di prodotto nazionale lordo di un “margine notevole” entro il 2020.
Novità positive anche dal Giappone. Il neo primo ministro progressista Yukio Hatoyama, nel suo intervento, ha invitato la comunità internazionale a varare “un Green New Deal, come quello iniziato dal presidente Obama”. Hatoyama ha ricordato le misure che saranno adottate dal Giappone e che erano già presenti nel “manifesto elettorale” del suo partito, il quale promette “la riduzione del 25% delle emissioni di gas serra entro il 2020″. Il primo ministro ha però aggiunto che “il Giappone da solo non può fermare il cambiamento climatico” e per questo motivo “i Paesi sviluppati devono guidare la riduzione delle emissioni”.
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