Scuola: vita da precari vita da cani

23 Settembre 2009
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Gianna Lai

I precari sardi fin dal primo giorno di scuola sono in lotta. Ieri erano sotto il palazzo della Regione. Si oppongono ai licenziamenti di massa e all’attacco governativo all’istruzione pubblica. Il PD ha presentato una mozione contro l’accordo Gelimini/Baire, che prevede che i precari con l’incarico annuale lo scorso anno vengano utilizzati per le supplenze brevi, con copertura regionale, ma sostituendo l’INPS, che eroga un’indennità di disoccupazione. La Regione sgrava così lo Stato da un onere che invece gli spetta. La lotta dunque continua. Fra i precari in lotta c’è Gessica, che ci rilascia questa breve testimonianza.

Gessica

Ho 33 anni, mi sono abilitata in Italiano e latino presso l’Università di Cagliari nel 2008, quando due anni di SiSS costavano a ciascuno di noi 3 mila euro, il doppio degli anni precedenti. E’ una formazione la nostra costosissima e lunghissima, non finisce mai, alla caccia continua di punteggio che, di fatto, noi compriamo per conquistare posti in graduatoria. Basti pensare al mercato dei corsi on-line del Forcom, il Consorzio universitario italiano per la formazione docenti, 6oo euro per ogni corso del valore di 3 punti.
Avendo preclusa ogni possibilità di insegnamento nella scuola pubblica, in tutto 3 mesi e mezzo di supplenze tra Pacinotti e Michelangelo, ho firmato un contratto di cocoprò presso una scuola privata, con qualifica non di insegnante ma di colla boratore al progetto Scuola e comunicazione. 8 euro l’ora, compenso forfettario per scrutini e colloqui. E siccome non posso vivere solo di questo, faccio ripetizioni di latino, accompagno una disabile per 6-8 ore la settimana, 150 euro al mese, divento donna delle pulizie nel fine settimana in uno studio di Cagliari. Ora questi accordi Baire-Gelmini peggiorano la situazione: anche se sono trentunesima nella graduatoria del Liceo Michelangelo, verrei comunque scalzata da colleghi che hanno avuto la nomina del Provveditore lo scorso anno, in una guerra tra poveri alla quale noi dobbiamo senz’altro opporci. Intanto impedendo alla Regione di sostituirsi all’Inps nell’intervento per gli ammortizzatori sociali, utilizzando risorse da destinare invece al sostegno della scuola pubblica.
Si può sconfiggere il precariato solo valorizzando l’istruzione pubblica, in una scuola che assolva il suo compito istituzionale di garante del diritto allo studio per tutti, secondo Costituzione. E il nostro Comitato dei precari, collegato ai docenti in lotta in tutta Italia si batte, proprio per questo, contro i tagli, la dequalificazione degli insegnanti oppressi da una carico di lavoro doppio in classi sovraffollate, le politiche governativeche sostengono interessi privati e della Curia romana, più che il bene comune.

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