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Obama ripensa la presenza USA? Così sembra. Il presidente Barack Obama non si pone scadenze per la presenza americana in Afghanistan ma allo stesso tempo “non crede nell’occupazione a tempo indeterminato di altri paesi”. Lo ha detto lo stesso Obama alla Nbc.
Obama comprende che la soluzione del rebus afghano, non può che essere politica e non può fondarsi su un regime corrotto come quello attuale, tant’è che l’Europa mette in discussione la regolarità delle recenti elezioni presidenziali. Ecco perché Obama ha detto di voler aver chiara la strategia in Afghanistan prima di decidere se inviare rinforzi in quel teatro di guerra. “Non prendiamo decisioni sulle truppe finché non avremo una strategia pronta, ha detto Obama alla Abc.
Il comandante in Afghanistan generale Stanley McChrystal ha completato la sua richiesta che secondo alcuni potrebbe includere fino a 40 mila nuove truppe da combattimento ma il rapporto non è stato ancora presentato a Washington perché sia esaminato dal presidente. Obama ha detto alla Nbc che sarà molto prudente nell’invio di nuove truppe: “Sono io che devo rispondere ai loro genitori se non tornano vivi dalla guerra”.
Anche alla luce di queste parole del Presidente USA, che pone l’accento sulla necessità di ripensare la strategia di fondo in quell’area, colpisce l’assoluta acriticità e, consentite, poca responsabilità dei nostri governanti, che, salva qualche rara eccezione, sulla scia della tragedia di questi giorni, affermano un continuismo nell’intervento in quel complicato Paese. Obama si sente responsabile dei morti che non tornano vivi dalla guerra. In Italia, invece, si assiste ad una disgustosa speculazione sui poveri giovani deceduti nei giorni scorsi. ”Morti per la Patria”, si dice, anche se la difesa del nostro Paese non c’entra nulla. Per i nostri morti i responsabili sono solo gli altri o il destino.
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