Massimo Marini
Certe volte nella vita bisogna assumere posizioni chiare e nette senza paura di essere etichettati sprezzantemente come “radicali”. Con il ricatto implicito in questo appellativo, che mira ad ammutolire a marginalizzare le voci critiche, stanno soffocando il cambiamento, frenando lo sviluppo e il progresso di questo Paese. Chi lo sta soffocando? I vertici del Partito Democratico, naturalmente. Che la destra italiana, affarista, mafiosa e massone, curi i propri interessi utilizzando tutti mezzi di cui dispone, è un suo sacrosanto (per quanto criminale) diritto. Che i Democratici di Sinistra e la Margherita prima, e il Partito Democratico ora, legittimino questi atteggiamenti non contrastandoli con forza, non inibendoli quando se ne ha l’opportunità (ovvero quando si va al Governo), addirittura mutuandoli più o meno goffamente, è un qualcosa di totalmente inaccettabile. Da quindici anni si persevera nell’errore di legittimare, addirittura riesumare in certi casi, Silvio Berlusconi e tutto ciò che attorno a lui ruota. Questo va denunciato con forza, facendo nomi e cognomi. Senza questa presa di coscienza, questo esercizio di onestà intellettuale, non si va da nessuna parte. E il problema sta proprio qui: l’attuale dirigenza del Partito Democratico non vuole andare da nessuna parte, perché sta benissimo dov’è. Ma, come oramai appare tristemente lampante, anche la base e in generale il Sistema che da quei vertici trae linfa quotidiana e proprie personalissime aspettative per il futuro, non ha alcun interesse a muoversi troppo. Si va da una stampa vigliacca e ipocrita che sabato 19 manifesterà per la libertà di informazione ma che non esita a insabbiare un candidato alla Segreteria, ad una base asservita, fatta in maggioranza da giovani che, come fossero l’altra faccia della medaglia degli aspiranti Corona e veline, rincorrono il posizionamento di rendita in qualche “assemblea”, sia essa comunale, provinciale o regionale, e lo status di democratico impegnato, che fa molto cool. Perché sia chiaro una volta per tutte che se fra dieci anni da oggi, saremo ancora qui a parlare di Berlusconi, D’Alema e Veltroni (o loro discendenti), dovremo ringraziare chi oggi, qui e ora, non ha avuto il coraggio necessario, definitivo, di abbandonare i propri “papi” e sostenere l’unica alternativa concreta e credibile oggi in Italia: Ignazio Marino. La responsabilità ricadrà tutta su chi oggi, tesserati e simpatizzanti (che voteranno alle primarie), tra i 18 e i 40 anni, sosterrà senza alcun valido motivo che non sia un tornaconto personale (concreto, immaginato, sperato), Bersani o Franceschini. Tornaconto personale o ignoranza nel suo senso più letterale. L’emergenza democratica che stiamo già vivendo, senza rendercene molto bene conto forse, non ammette più “buona fede”, pressapochismo o superficialità. Occorre conoscere e informarsi, e di qui decidere. E se ci si informa e si conosce, ci si rende conto che non esiste alcun motivo programmatico, reale, ancor meno di credibilità, perché un elettore “democratico” disinteressato debba sostenere Bersani o Franceschini. Nel merito degli argomenti e delle proposte, nel metodo proposto per svilupparle, nella forma Partito. Non esiste un solo tema affrontato nei programmi di Franceschini e Bersani che non sia stato trattato – come minimo allo stesso modo, ma quasi sempre meglio – anche nella mozione Marino. Neppure la presunta superiorità permeativa delle istituzioni e dei poteri costituiti dei due candidati di apparato regge, visti i magri risultati del prima e del durante l’ultima esperienza di Governo del centrosinistra. Tutti i temi che dovrebbero essere cari, preziosi, per un “giovane” che si interessi di politica o che semplicemente abbia a cuore il suo futuro e quello dei suoi figli, affrontati dalla prospettiva di Franceschini e Bersani assumono contorni imbarazzanti, a volte persino grotteschi: vogliamo parlare della questione morale dal punto di vista dalemiano? O magari della forma partito o dei temi etici con Franceschini e la Binetti, e la Serracchiani anche? Vogliamo parlare del coinvolgimento della base e dei Circoli con Bersani? O forse di rete e tecnologie con Franceschini? Niente regge, tutto riporta a Marino. Che obiettivamente si trova nella comoda posizione di chi può promettere la luna perché nessuno gliene potrà mai chiedere conto, dato che è ovvio che non ha alcuna possibilità di vittoria. Ma se le sue parole non potranno mai essere messe alla prova dei fatti, se le sue proposte da “rivoluzione democratica”, le uniche che potrebbero aiutare a restituire quantomeno dignità e credibilità al nostro Paese, lo dobbiamo a chi oggi sta tradendo e prendendo in giro in primis se stesso. Mi chiedo come si possa sostenere chi per anni ha continuamente mortificato base e circoli e ancora oggi rifiuta un banale confronto democratico con gli altri candidati alla Segreteria senza provare un briciolo di imbarazzo, senza sospettare di essere affetti da una forma acuta di masochistica Sindrome di Stoccolma. Questa non è antipolitica, non è demagogia. E’ l’amara constatazione oggettiva di uno stato di fatto: i “giovani” del Partito Democratico che non sosterranno Marino stanno contribuendo all’affossamento dell’Italia, a darle quel colpo di grazia che stavolta potrebbe veramente portare al fallimento la nostra nazione: dal punto di vista economico, culturale, sociale. Provatemi il contrario. Io intanto farò il mio dovere fino in fondo: andrò a votare nel mio Circolo prima e alle primarie poi. Il 26 ottobre, quando D’Alema si sarà ripreso il suo potere, restituirò la tessera.
2 commenti
1 Massimo
21 Settembre 2009 - 16:06
Se non era gol porto via il pallone!
2 Massimo Marini
22 Settembre 2009 - 06:57
Non ho capito
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