Kabul ovvero la meccanizzazione degli uomini

17 Settembre 2009
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Andrea Pubusa

E’ stata un’autobomba a provocare la strage degli italiani e di tanti afghani a Kabul. Secondo una prima ricostruzione, un’auto carica di esplosivo é scoppiata al passaggio del primo mezzo del convoglio, uccidendo tutti e cinque gli occupanti. Danni gravi anche al secondo Lince: uno dei militari a bordo è morto e altri quattro sono rimasti feriti. Questi ultimi non sono in pericolo di vita.
I militari si trovavano in una strada centrale di Kabul quando si é verificata l’esplosione.
I sei soldati italiani morti appartengono al 186/mo reggimento della Folgore che erano di stanza a Kabul dove ci sono circa 450 militari italiani. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. I morti sono quattro caporal maggiore, un sergente maggiore e il tenente che comandava i due Lince.
Uno dei sei militari italiani uccisi sembra fosse appena arrivato a Kabul, probabilmente oggi stesso.
Sono ancora di più gli affghani  coinvolti: 15 morti e 60 feriti.
Il ministro della Difesa Ignazio riferirà in Aula alla Camera alle 18 sull’attentato ai militari italiani. Lo ha annunciato all’Assemblea di Montecitorio il presidente della Camera Gianfranco Fini.
Questa la terribile notizia. Difficile riflettere su fatti di tanta gravità. Certo, colpisce in questi episodi la trasformazione dell’uomo in qualcosa di meccanico, in una sorta di oggetto portatore di morte e di dolore. Quale terribile trasmutazione c’è in colui che trasforma sé stesso in bomba! Quale perdita di umanità! Vien meno la stessa essenza umana, che è aspirazione alla vita e speranza nel futuro. A ben vedere non c’è alcuna causa al mondo, che possa giustificare questa robotizzazione dell’uomo nei sentimenti e nel corpo. Altra cosa è la morte nel campo di battaglia o in azioni pericolose, che però contemplano la sopravvivenza. Talora sono perfino morti eroiche. Qui non c’è nulla di tutto questo. C’è soltanto la perdita della pietas, del rispetto verso se stessi e verso gli altri. Lo dimostrano i ben 15 morti e 60 feriti afghani.
D’altro canto, una meccanizzazione dell’uomo c’è anche dall’altra parte, dalla parte dei militari dei corpi d’intervento. Anche la loro azione è fondata sull’esaltazione dei sistemi d’arma, della loro precisione e potenza, mentre l’uomo diventa mero ingranaggio, senza alcuna finalità o missione. Che scopo è mai questo, che comporta un’occupazione a fini strategici e di controllo delle risorse, senza alcun altro vero interesse umanitario o semplicemente umano? E  tanti morti ammazzati per errore dalle forze Nato? Stragi per errore delle armi intelligenti? No ammazzamenti per l’assenza di intelligenza in chi le usa.
Ora sentiremo le solite litanie. Ci sarà il rituale richiamo all’unità nazionale, alla nostra missione democratica, s’invocherà il bando delle polemiche. Ma quale polemica è più fragorosa della presenza dei nostri militari in Afghanistan! E’ essa sì un cozzo insanabile ed intollerabile verso la nostra Costituzione, verso quell’art. 11 che ammette l’uso della forza solo a fini di difesa della nostra indipendenza e delle nostre libertà. Questa è la polemica vera che và placata, e lo si può fare in un modo solo: ritirando le nostre truppe e ricorrendo ad altri strumenti di pacificazione, alla Emegency per capirci. Rimettere l’uomo e l’umanità al centro di tutto. Questo è il vero rimedio.

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