Antonello Gregorini
Mentre giungono di nuovo in Sardegna i rumors di decisioni assunte altrove sull’installazione di centrali nucleari nel nostro territorio e sull’ubicazione in esso di siti di stoccaggio delle scorie, terribili e indistruttibili, da altre parti si lavora a trovare soluzioni alternative. Ce ne da notizia in questo intervento Antonello Gregorini, che mostra quanto sia sciagurata e miope la scelta dell’attuale governo di tornare al nucleare.
La scelta di Monaco di Baviera é chiara: No al nucleare, no al carbone! Questa città di un milione di abitanti, una delle capitali della moderna e democratica Germania, ha deciso che dal 2015, la totalità delle utenze private, poi dieci anni più tardi, dal 2025, anche quelle industriali e commerciali, dovranno ricevere dall’azienda dell’energia elettrica cittadina, la SWM, soltanto energia ecologica.
Intanto, sempre nella determinata Germania, la Volkswagen, il più grosso produttore di auto del mondo, entra nel mercato dell’energia con un’idea d’avanguardia: la mini-centrale elettrica per la casa, dotata del motore a metano della gamma della Golf. Grazie a un accordo industriale con un medio distributore d’energia tedesco produrrà almeno centomila mini-centrali per domicili privati, interconnesse tra loro, che forniranno la stessa produzione di energia di due reattori atomici o di due grandi centrali elettriche a carbone. La minicentrale avrà un’efficienza del 90%, pari a più del doppio di quella delle centrali più grandi; immetterà l’energia prodotta in eccesso - rispetto ai consumi domestici - in rete; da qui andrà immagazzinata in grandi accumulatori dai quali sarà prelevata e distribuita nuovamente alla rete.
Sono due notizie degli ultimi giorni, per molti aspetti rivoluzionare. Vediamoli. Il problema per cui le fonti rinnovabili non sono mai state considerate sufficienti a sopperire, da sole, alla richiesta di energia, é che esse producono solo quando la fonte (il vento, il sole) é disponibile. Da qui nasce la necessità di accumulare quantità di energia enormi per i momenti di scarsa o nulla produzione, laddove la tecnologia per stoccare queste grandi quantità di energia non esiste. E’ vero? Dalle notizie su riportate sembra che fosse vero sino… a ieri.
Mentre la vicina Germania abbandona il nucleare e il carbone l’Italia vi si getta a capofitto e la Sardegna sembra, volente o nolente, dover andare a traino: il triste destino dell’Isola, figlia minore della famiglia Italiana, é quello di dover vendere le proprie risorse naturali per far sopravvivere con standard di decoro occidentali i propri figli. Cosi é stato nell’ottocento per i boschi, tagliati dalle concessionarie continentali; così nel novecento, prima con le miniere poi con la petrolchimica, sviluppate e sfruttate da capitali esterni, mondiali, europei, italiani. Così é adesso, quando vediamo che i grandi impianti di fonti rinnovabili vengono realizzati con capitali esterni che, com’é nelle regole del gioco, riportano i profitti da dove vengono.
Non servono gli ultimatum (dovranno passare sul nostro corpo) degli attuali governanti: se la pancia é percepita vuota l’autonomia di pensiero e di scelta viene a mancare.
Occorrerebbe un grande progetto. Basterebbero, per esempio, sei chilometri quadrati di fotovoltaico per sopperire a tutte le necessità energetiche dell’isola. Meglio: tante centrali solari ed eoliche distribuite sul territorio secondo uno schema molto articolato ma meno impattante, collegate da “smart grid”-reti intelligenti, che accumulino l’energia, termica del solare e cinetica del vento, pompando l’acqua sui laghi, grandi accumulatori idroelettrici, che poi, in carenza di produzione rinnovabile, restituiscono l’energia tramite caduta dell’acqua. Ma forse non é neanche necessario perché il progetto Volkswagen dimostra che la capacità tecnologica di accumulo può utilizzare anche altre risorse.
Questa é solo un idea che, comunque, senza un supporto della politica resterà sempre tale: continueremo infine a bruciare carbone o costruiremo il nostro nucleare e, quando la Germania avrà sviluppato la sua industria dell’energia pulita e sostenibile… compreremo i loro impianti.
2 commenti
1 Michele Podda
18 Settembre 2009 - 16:26
I governanti della nostra Regione, non esclusi gli “eletti” tutti, sono troppo impegnati nelle quotidiane faccende “amministrative e politiche”, e non so quanto le valide considerazioni di Gregorini possano sfiorarli.
Ma, e le Segreterie politiche, di tutti i partiti? E tutti i sindacati, CSS compresa?
Ho come l’impressione che in troppi si voglia tenere gli occhi chiusi, o il cannocchiale rovesciato, davanti all’ UOVO DI COLOMBO; chissà perché!
2 Efis Pilleri
19 Settembre 2009 - 11:15
Le informazioni che ci fornisce Antonello dimostrano che i sistemi politicamente ed economicamente più evoluti si muovono per raggiungere forme di indipendenza nei diversi settori (in questo caso quello energetico). Il punto di partenza tuttavia è sempre politico. Il federalismo tedesco è una cosa seria e nasce da una reale forma di sovranità dei lander. Solo chi si muove verso l’indipendenza politica della Sardegna può coerentemente avanzare proposte che vadano nella direzione dei progetti messi in essere nell’area di Monaco di Baviera.
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