11/9: per Obama dev’essere il giorno della solidarietà. Anche per noi nel ricordo di Salvador Allende

13 Settembre 2009
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Amsicora

Avete visto il clima nuovo l’11 settembre? Non più l’evocazione della paura e della guerra. L’America di Obama nel segno del ricordo, vuole andare avanti, riconoscersi nella solidarietà, a partire dai propri vicini, fare del volontariato, guardare al futuro. Questo sarà d’ora innanzi l’11 settembre
Certo,”l’America non dimentica, la lotta ad Al Qaida continua” come ha detto il presidente degli Stati Uniti, ma Barack Obama, a differenza di Bush, è poi andato a fare del volontariato: ha indossato i panni dell’imbianchino e insieme alla moglie Michelle si è recato alla Habitat For Humanity di Deanwood, associazione umanitaria di Washington, dove ha aiutato a pitturare le pareti di un salotto. Perché questo ‘deve’ diventare l’altro significato dell’11/9: aprirsi agli altri, sempre più uniti in quanto “americani”.
Tutte le celebrazioni sono state ispirate dal messaggio inviato da Obama alla città di New York. Il presidente invita a ricordare l’11 settembre per ritrovare “il nostro senso comune di americani”. “Ogni anno in questo giorno siamo tutti newyorkesi…Oggi, otto anni dopo, dobbiamo riappropriarci del senso del nostro fine comune. Per questo per la prima volta gli Stati Uniti ricordano l’11 settembre come la Giornata Nazionale del Ricordo e del Servizio. Cari americani, proprio in ricordo dell’11 settembre sappiate mettervi per un giorno al servizio degli altri, aprirvi al volontariato, nel quartiere, con i vicini. E’ il modo migliore per “non dimenticare” e per onorare quei quasi 3000 morti. In questo senso va l’iniziativa - appoggiata dalla First Lady - di concedere alla vigilia dell’11 settembre l’autorizzazione ad aprire un mercatino di frutta e verdura a due passi dalla Casa Bianca, in una zona fino alla scorso anno tenuta rigorosamente sotto controllo per motivi di sicurezza. In questo senso gli Obama vanno a fare gli imbianchini. L’America desidera un ritorno alla normalità e quelle bancarelle ne sono il segno più evidente. Così come va nella stessa direzione l’iniziativa di alcune scuole di tradurre l’11 settembre in un corso scolastico in cui gli alunni sono tenuti, tra l’altro, ad andare ad intervistare familiari e vicini di casa per avere le loro testimonianze di ‘quel giorno’.
Questo è il senso che secondo Obama “deve” avere d’ora in poi l’11 settembre. Non è anche questo un cambiamento radicale?
E questo ci consente di chiudere la lacerazione fra lo spirito dell’ 11 settembre americano e quello dei democratici di tutto il mondo, legato al ricordo di Salvador Allende. Non solo per la sua eroica morte l’11 settembre del 1973, ma sopratutto per la sua vita. Per la sua coerenza ed onestà, per la sua fede socialista, quest’uomo semplice, questo medico dal volto bonario, ma di una forza e tenacia interiore formidabile, è rimasto nei nostri cuori e, a distanza di tempo, il suo ricordo evoca in  noi un affetto grande e istintivo. Forse oggi Allende non sarebbe morto nelle macerie della Moneda bombardata dai golpisti di Pinochet. L’America Latina è radicalmente cambiata. Ma, senza il sacrificio del compagno Presidente, il suo messaggio forte prima della fine, questo cambiamento non ci sarebbe stato. Sono questi uomini, anche quando vengono battuti duramente sul campo, a gettare i semi di vittorie più durature, a far avanzare la convivenza civile, la giustizia sociale, a cambiare il modno. Lo dimostra il fatto che prima l’11 settembre USA e quello cileno erano accomunati dallo stesso tratto violento, mentre oggi sono accomunati dal senso che due uomini molto diversi, Allende ieri e Obama oggi, intendono dare alla loro missione politica: allargare la democrazia e fondarla sulla solidarietà.

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