A Cagliari coi precari in lotta

11 Settembre 2009
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Gianna Lai

Occupano da giorni il Provveditorato di viale Elmas i precari della scuola, e l’ìalltroieri son scesi in piazza organizzando un sit-in di fronte al Consiglio regionale, dove la Commissione istruzione sentiva le parti sociali. E hanno invaso i portici, la via Roma e il lato mare, distribuendo volantini e spiegando ai passanti le ragioni della protesta. Contro i tagli e il licenziamento di 2500 tra insegnanti e personale ATA, il Comitato dei precari ottiene solidarietà e sostegno da docenti stabilizzati, sindacato Cgil e Cobas. Si licenzia e si impedisce il regolare svolgimento delle attività didattiche, imponendo a chi resta un carico di lavoro gravissimo e svilendo la funzione docente, dicono i manifestanti: basta semplicemente aumentare il numero degli alunni per classe, chiudere le scuole dove non si raggiunge il minimo dei frequentanti stabiliti per legge dalla Gelmini, ridurre le ore di insegnamento, abolire del tutto le sperimentazioni ministeriali, e non garantire più il turnover. “Da mercoledì 3 settembre il Comitato dei Precari occupa l’Ufficio scolastico di Viale Elmas e, mantenedoci in contatto col movimento nazionale dei precari, intendiamo protestare ad oltranza perchè si ponga fine ai tagli, e ci vengano assegnati stabilmente i posti vacanti, dice Sergio Durzu, tra i più impegnati nell’organizzazione della protesta.-Intendiamo coinvolgere gli altri docenti, intanto chiedendo loro di non accettare spezzoni e prolungamenti di orario di servizio oltre le 18 ore. Ma qui si tratta di un problema di democrazia, non solo di posti di lavoro, di una battaglia contro lo smantellamento dell’ istruzione pubblica, per affermare il diritto allo studio e la libertà di insegnamento, in una scuola laica e aperta a tutti. Su questo intendiamo proseguire con iniziative cittadine e coinvolgimento di studenti e genitori”.
La gente continua ad affluire, agitando le bandiere nell’afa di questo caldissimo settembre, e vuole esprimere coraggio e decisione di lotta anche quando, come nel caso di Teresa, la protesta induce a maturare nuove scelte personali a breve scadenza: “Partirò fra due mesi per il Nord Europa, perchè una società che svaluta gli insegnanti, la scuola e il ruolo dell’istruzione ci costringe a cercare altrove un lavoro dignitoso. Non abbiamo mai smesso di combattere la politica adottata da questi ultimi governi per smantellare il sistema pubblico, ma non possiamo ancora vivere senza reddito a 35, 40 anni, dopo una formazione lunghissima e costosissima, SISS, Concorsi, Masters, Dottorati di ricerca, e dopo un’esperienza professionale maturata in lunghi anni di insegnamento”. Efisia Fronteddu della Cgil si chiede come si possa andare in pensione da precari, essendo ormai abnormi i tempi della stabilizzazione, perchè ci sono addirittura cinquantenni che perdono il posto di lavoro dopo 15 anni di insegnamento : “Di fronte a un tale licenziamento di massa, che colpisce particolarmente il sud (il più grande licenziamento della storia, dice la Cgil nazionale, n.d.r.), bisogna ripristinare gli organici, ponendo al centro il diritto al lavoro e all’istruzione per tutti. Da ogni parte della provincia giungono notizie inquietanti: al Levi di Quartu non si apre il corso serale nonostante l’iscrizione di 28 alunni. A Senorbì non partono le classi a tempo pieno perchè mancano i collaboratori del pomeriggio. Lo stesso rischio corre S. Caterina a Cagliari, e tante altre scuole che, per la stessa ragione, potrebbero addirittura di rimanere chiuse. E chiudono le scuole nei paesi perchè è impensabile imporre, anche in Sardegna, il limite di 18 alunni per classe nella scuola media e 16 nella elementare e nell’infanzia. E i docenti perdono la titolarità perchè non possono averla su più di due Comuni e tre scuole. E se Pietrella dice di limitarsi semplicemente ad applicare legge, sappiamo delle pressioni sui docenti perchè il loro orario si prolunghi fino alle 20 ore (sono 250 in provincia di Cagliari le cattedre sopra le 18 ore), mentre la chiusura dei piccoli plessi nei paesi sembra lasciarlo del tutto indifferente vista la qualità della scuola sarda che, secondo lui, non può che destinare i suoi studenti all’emigrazione nelle regioni del nord. In compenso la regione Sardegna stanzia 22 milioni di euro per la paritaria. E si firmano accordi, Baire-Gelmini, sugli ammortizzatori sociali, sostituendosi all’ Inps e pretendendo di modificare le regole del reclutamento, aprendo cioè una sorta di terza graduatoria regionale, a favore di chi ha avuto la nomina lo scorso anno”. Precisa ancora Sergio Durzu del Comitato precari:”Si tratta dei cosidetti Contratti di disponibilità che la Regione garantisce, per le supplenze brevi, a chi ha avuto un incarico lo scorso anno. In questo modo si sostituisce all’Inps, che assegna 800 euro ai disoccupazione, e provoca una rottura nel fronte dei precari, anche perchè questi docenti sono in una posizione meno critica rispetto agli altri. Noi vogliamo invece che si continui ad attingere, secondo le forme garantite del reclutamento, dalle graduatorie di Istituto e da quelle provinciali, facilmente controllabili da tutti. Vogliamo impedire, cioè, una guerra tra poveri, perchè quando altre categorie chiederann l’accesso agli amortizzatori sociali, gli si dirà che non ci son più soldi”. E pensare che c’è un manifesto azzurro, fatto affiggere dalla Uil, di cui non si vedono rappresentanti dentro la manifestazione, che “esprime solidarietà alla assessore Baire per il suo impegno a favore dei precari”!
Dice Andrea De Giorgi dei Cobas, che ormai si lavora sul prolungamento dell’orario di servizio per i docenti e sullo straordinario per il personale Ata, senza essere in grado di garantire il servizio regolare a causa dell’aggravamento dei carichi. E’ così che viene meno ogni forma di progettazione didattica, basti pensare al taglio delle copresenze e del tempo pieno nella scuola elementare. “Cancellate le esperienze pedagogiche e didattiche più significative e apprezzate in tutta Europa, irrisa la professionalità insegnante, costruita attraverso un’alta formazione e una lunga esperienza dentro la scuola, i tagli sanciscono una volontà politica di attacco alla scuola pubblica, che annulla ogni forma di autonomia e partecipazione democratica”, dicono Rosa Maggio del Centro di iniziativa democratica degli insegnanti e Rita Sanna del Forum delle associazioni di Cagliari.
Ma ora che, finalmente, le lotte dei precari della scuola son sulle pagine dei giornali, tutti sentono l’esigenza di una maggiore partecipazione: si tratta solo di un terzo della manovra, altri tagli ci saranno nei prossimi due anni, e la crisi che la manovra avrebbe dovuto ridurre, continuerà ad aggravarsi. Ancora manifestazioni nei prossimi giorni, in vista dell’apertura delle scuole, per imporre al governo, regionale e nazionale, un’altra politica sull’istruzione.

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