I magistrati antimafia “mangiapane” a tradimento?

10 Settembre 2009
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Amsicora

Non vi saranno certo sfuggite le dichiarazioni del Cavaliere l’altroieri alla Fiera di Milano. Per il Capo del Governo i magistrati impegnati in indagini difficilissime su fatti tra i piu’ gravi della storia del nostro Paese, quali le stragi mafiose dei primi anni ‘90, sprecano i soldi dei contribuenti. Volevate una prova della fondatezza della tesi di Gian Carlo Caselli sulle ragioni che in Italia hanno consentito di sconfiggere il terrorismo e non la mafia? Eccola, in queste parole del Capo de governo. Che cos’è questo, obiettivamente, se non un segnale e neppure molto cifrato di incoraggiamento a Cosa nostra? Il cavaliere, nel suo giocare sulle parole, dirà che - al contrario - intendeva lamentare la  scarsezza dei risultati e spingere ad un maggior impegno, ma non si stimola delegittimando.   
Ben altra fu la condotta del governo contro il terrorismo, che sostanzialmente si unì e unì in quella battaglia titte le forze politiche e sociali, a partire dall’opposizione comunista e dai sindacati. Anche gran parte delle forze della sinistra extraparlamentare, a partire dal Manifesto e dal PDUP, diedero battaglia aperta combattendo l’idea che terrorismo e Stato fossero la stessa cosa, l’idea dell’equidistanza. Le brigate rosse videro così prosciugarsi l’acqua proprio dove pensavano di poter nuotare, nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro. Guido Rossa è il simbolo tragico di questa unità popolare e operaia contro il brigatismo, ma di Rossa, fortunatamente senza esiti così drammatici, ce ne furono tanti in tutto il Paese.
Ora, invece, vengono a intermittenza dai governanti segnali di tolleranza e buon vicinato con la mafia: talora è un ministro a parlarci della necessaria convivenza con Cosa nostra, altre volte sono autorevoli esponenti del PdL, altre lo stesso Presidente del Consiglio, con uscite che non possono essere solo casuali. e anche se lo fossero evidenziano un pensiero critico verso chi è preposto al contrasto della criminalità organizzata.
Ed è casuale il momento dell’attacco? Queste dichiarazioni mentre il processo di appello di Dell’Utri si mette male, c’è il rischio che oltre alla prima condanna ne arrivino altre. Ci sono dei pentiti che stanno parlando, c’è da chiarire chi ha deciso di mettere le bombe a Milano ed a Firenze negli anni 90, bombe di mafia. Le dichiarazioni del premier vengono rilasciate mentre la Magistratura indaga e, sembra, trova riscontri. E se Dell’Utri non è messo bene, Berlusconi non è messo meglio. Dopo il caso Mills e le confidenze alla magistratura del figlio di Ciancimino la situazione non è delle migliori ed il nervosismo è comprensibile.
Giustificata, dunque, la “indignazione” per le dichiarazioni del presidente del Consiglio, espressa dalla Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati. Giusta e opportuna, ma non basta. C’è bisogno di una mobilitazione continua e capillare, istituzionale e popolare. Coglie nel segno l’Anm nel dire che “la lotta alla mafia, che il Governo in carica dichiara spesso di voler perseguire con ogni mezzo, richiede un impegno corale di tutte le istituzioni e non puo’ tollerare infondate operazioni di delegittimazione dei magistrati e delle forze dell’ordine, esposti in prima linea nell’azione di contrasto alla criminalita’ mafiosa. A loro non solo “deve andare il pieno sostegno e la convinta solidarieta’ della magistratura italiana” - come si legge nel documento dei vertici del sindacato delle toghe - ma deve andare il pieno appoggio di tutto il Paese. E certo questo non è possibile se “ancora una volta Berlusconi definisce folli i magistrati che hanno come unica responsabilita’ quella di esercitare le loro funzioni al servizio del Paese, senza condizionamenti”. “Come se non fosse interesse di tutti fare piena luce, e con ogni mezzo, su vicende gravissime che presentano aspetti ancora oscuri” e costituiscono una enorme palla al piede per lo sviluppo economico e democratico del Paese. Ma è proprio lo sviluppo della democrazia che si vuole impedire e lo si è fatto a partire dalla strage alla Banca dell’Agricolura di Milano del diicembre ‘69, in una non casuale continuità, con un micidiale mix di stragismo, terrorismo e malavita organizzata. Ecco un tema della sinistra e delle forze democratiche, facilmentte comprensibile ai più e molto mobilitante. Un tema importante per disarcionare il cavaliere, ben più che le piccanti telenovele sulle escort, che, in questo contesto, finiscono per gettare cortine di fumo su fatti ben più gravi.

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