Afghanistan: è cambiato qualcosa?

5 Settembre 2009
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Massimo Marini

Mentre leggo i continui lanci Ansa relativi allo stato di terrore nel quale si trova l’Afghanistan e la capitale Kabul in particolare, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali, generato dai continui attentati che stanno provocando vittime civili ogni santo giorno. Leggo di signori della guerra che minacciano di tagliare dita, nasi, orecchie e non so cos’altro a coloro i quali decideranno di partecipare al voto, di talebani che minacciano di chiudere per sempre scuole ed ospedali nelle zone nelle quali ancora di fatto detengono il potere, ovvero il sud e l’est, al confine con il Pakistan. Leggo di talebani che rafforzano le proprie posizioni e che addirittura iniziano ad estendere in modo importante le proprie basi di influenza anche al nord, lambendo perfino la zona presidiata dai militari italiani nei pressi di Herat. Leggo di un Presidente, Hamid Karzai, considerato da tutti ormai un politico incapace di rinnovamento democratico e iniziative indipendenti a favore del popolo afgano e per la pace, incastrato come si trova tra gli ordini che arrivano da Washington e i diktat imposti dai suoni “nuovi alleati”, individui decisamente poco raccomandabili come quel Abdul Rashid Dostum noto in occidente per i suoi trascorsi filosovietici ai tempi della guerra contro i mujaheddin e per i suoi enormi traffici di droga. E’ proprio di questi giorni la conferma che proprio per ingraziarsi il favore elettorale degli sciiti Karzai ha firmato l’infame nuova legge sulle donne che sancisce, tra le altre ignobili nefandezze, il diritto del marito di rifiutare qualsiasi forma di mantenimento, incluso il cibo, alla moglie che si rifiuti di obbedire alle sue pretese sessuali, che garantisce l’affidamento dei figli esclusivamente al marito e al nonno, e che impone alle donne di ottenere il permesso del marito per poter cercare un lavoro. Leggo che l’unico candidato che ha presentato un programma articolato, riformatore, nuovo e democratico, con al centro merito, lotta alla corruzione, giovani e soprattutto i diritti delle donne, tale Ashraf Ghani, viene considerato, persino dai giovani e dalle donne che il suo programma vorrebbe riscattare, uno “straniero” per via dei suoi trascorsi accademici negli Stati Uniti, e che probabilmente raggiungerà a malapena il 5% dei consensi. Leggo tutto questo e mi chiedo: ma cosa è cambiato? Cosa è realmente cambiato dall’autunno del 2001, quando gli USA guidati da George W. Bush hanno attaccato l’Afghanistan dei talebani, reo di fornire riparo e soldi all’organizzazione di Bin Laden Al Qaeda? Dov’è quella pace e quella democrazia da esportazione alla base della missione Enduring Freedom? Non sono bastati i quasi 8 mila morti (di cui 3 mila civili - fonte Università del New Hampshire su commissione del Presidente Obama, quindi possibile siano pure di più) che questa guerra ha fin qui “prodotto”? Dopo aver trascinato l’Afghanistan in una condizione forse ancora più drammatica di quella già presente prima del fatidico 11 settembre, in che modo l’amministrazione USA, ora in pieno new-new deal, intende rimediare? In che modo hanno intenzione di uscirne? Al contrario dell’Iraq, qui non si è visto alcun cambio di rotta, di obiettivi, di metodi, di principi, con l’avvento di Obama. Troppi gli interessi in gioco - petrolio, gas, finanza, ricostruzione - perfino per il “disinteressato e libero” Obama? O troppo, e inaspettatamente, complicato il territorio, perfino per l’abile e fine diplomatico Obama? Probabilmente entrambe le cose. L’impressione è che in questo caso la realtà di un territorio, di una nazione, di un popolo fra i più complessi del pianeta, abbia perfino superato, e di molto, la realpolitik degli interessi economici delle multinazionali della guerra americane. E che dunque per vedere “cambiare qualcosa”, riagganciandomi al titolo del post, dovremo aspettare un cambio di atteggiamento, di ingaggio al problema come direbbero i militari, e tanto, tanto tempo. Ce la farà il popolo afghano ad aspettare tanto? Si riuscirà a recuperare uno dei popoli più affascinanti di questo nostro malandato pianeta?

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