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Il Nobel per la pace è stato assegnato ad Obama. Il presidente USA, non appena ricevuta la notizia, ha detto di essere ‘’sorpreso” per il conferimento premio e di accettare il riconoscimento ”con profonda umilta”’. ”Accetto questo premio come una chiamata all’azione per tutte le nazioni davanti alle sfide del XXI secolo - ha aggiunto in una dichiarazione nel giardino della Casa Bianca - non lo considero un riconoscimento delle cose che ho fatto”. ”Per essere onesto, non credo di meritare di essere in compagnia di tante figure che hanno cambiato il mondo e che mi hanno ispirato”.
Il Comitato per il Nobel aveva spiegato di avere assegnato il riconoscimento ad Obama ”per gli sforzi straordinari nel rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli” mettendo in particolare l’accento sulla lotta alla proliferazione nucleare. ”Molto raramente una persona e’ riuscita, al pari di Obama, a catturare l’attenzione del mondo e a dare al suo popolo speranza per un futuro migliore”.
La notizia del Nobel per la Pace ha colto di sorpresa la Casa Bianca. Il portavoce Robert Gibbs aveva reagito ‘a caldo’ con un email composto di una sola parola ‘WOW!’ (una esclamazione di sorpresa) prima di svegliare il presidente alle sei del mattino (circa un’ora dopo l’annuncio da Oslo) per comunicare la buona notizia. ”Non pensavo di svegliarmi cosi’ stamattina”, ha poi detto Obama nel giardino della Casa Bianca. Il presidente dara’ in beneficenza il denaro che ricevera’ insieme al Nobel per la Pace, l’equivalente di 1,4 milioni di dollari.
Di solito il Comitato del Nobel informa il vincitore con un minimo di anticipo ma stavolta era stato deciso di non dare comunicazioni anticipate (anche per una questione di fusi orari) cosi’ la decisione e’ giunta alla Casa Bianca come una totale sorpresa. Il Nobel ad Obama ha colto di sorpresa anche il resto dell’America. Scatenando subito i critici del presidente che hanno definita ”prematura” la scelta del Comitato norvegese. ”Obama finora ha fatto la pace solo con Hillary Clinton”, ha osservato con sarcasmo un editorialista del Wall Street Journal. Una osservazione generale e’ che Obama rappresenta per adesso solo una speranza ma che sul piano concreto non ha raggiunto molti risultati pratici: dalla minaccia Iran alla pace in Medio Oriente, dall’Iraq alla non proliferazione nucleare il suo lavoro e’ solo nella fase iniziale. Col paradosso che la decisione piu’ importante, del neo-Nobel per la Pace, potrebbe essere nell’immediato futuro un aumento delle truppe Usa in Afghanistan. L’ex-presidente americano Jimmy Carter ha definito il conferimento del Nobel per la Pace a Barack Obama ”una audace affermazione di sostegno internazionale alla sua visione del mondo ed al suo impegno per realizzarla”. Ma il leader repubblicano Michael Steele ha obiettato che il riconoscimento e’ in realta’ solo ”un premio allo star power” di un presidente che non ha ancora conseguito risultati. Obama e’ il terzo presidente Usa in carica a ricevere il Nobel per la Pace. Nel 1906 il riconoscimento era andato al presidente Theodore Roosevelt. Nel 1919 il presidente Woodrow Wilson aveva ottenuto il Nobel per avere creato le premesse della nascita delle Nazioni Unite. Un altro presidente americano, Jimmy Carter, ha ricevuto il Nobel per la Pace ma solo nel 2002, cioe’ due decenni dopo avere lasciato la Casa Bianca. Il premio era andato nel 2007 all’ex vicepresidente Al Gore per la sua crociata a favore dell’ ambiente. Ma Obama ha battuto ogni record conquistando l’ambito riconoscimento solo nove mesi dopo il suo arrivo alla Casa Bianca. Obama andra’ a Oslo il 10 dicembre prossimo a ritirare il premio.
Scheda - Barack Obama è presidente degli Stati Uniti dal novembre del 2008, dopo una clamorosa vittoria contro lo sfidante repubblicano, John McCain. Obama è divenuto così il primo presidente afroamericano nella storia degli States. La speranza e l’idealismo unificatore sono i grandi temi che hanno richiamato grandi folle ad ogni sua apparizione pubblica, evocando paragoni con Martin Luther King e John F. Kennedy. L’atmosfera intensa dei comizi di Obama, che spinge qualcuno ad ascoltare a mani giunte le sue parole, non è dovuta solo alla sua indubbia abilità oratoria, ma anche al contenuto del suo messaggio.
La promessa di “cambiare” le cose a Washington é per Obama solo il primo passo verso il progetto ben più audace ed ambizioso di “cambiare l’America e poi il resto del mondo”. A porlo sulla mappa politica degli Stati Uniti e nel cuore della gente fu uno straordinario discorso alla Convention Democratica del 2004, intitolato ‘L’Audacia della Speranzà, dove l’idealismo di stampo kennedyano era esaltato da una oratoria alla King. Nato il 4 agosto 1961 a Honolulu (Hawaii) da un padre di colore (giunto negli Usa dal Kenya con una borsa di studio) e da una madre bianca (nata in Kansas e poi trasferita nelle Hawaii con i genitori) Barack Hussein Obama ha avuto una infanzia instabile: a due anni ha perso la figura del padre (andato via da casa per studiare ad Harvard), a sei anni è finito in Indonesia (col nuovo marito della madre), a dieci anni è tornato da solo nelle Hawaii per vivere con i nonni materni. E’ molto bravo a scuola: entra alla Columbia University a New York, lavora come assistente sociale a Chicago, viene accettato alla prestigiosa Harvard Law School. Rifiuta le offerte d’impiego delle corporation di New York per tornare a Chicago per inseguire una missione sociale e anche l’amore: qui vive infatti Michelle Robinson, la ragazza che dopo un paio di anni diventerà sua moglie e la madre delle loro due bambine, Malia e Natasha.
A Chicago svolge opera di assistenza legale per i poveri ed insegna legge. Ma i suoi obiettivi sono più ambiziosi. Nel 1996 viene eletto al Senato dell’Illinois. Nel 2000 si candida al Congresso Usa come deputato ma viene battuto. Nel 2004 ci riprova, stavolta per il Senato Usa, e vince alla grande diventando il quinto senatore nero nella storia del Congresso americano. Nel 2007 alza il tiro candidandosi alla Casa Bianca: l’annuncio ufficiale arriva il 10 febbraio dalla stessa piazza davanti al Campidoglio di Springfield (Illinois) dove Abramo Lincoln quasi 150 anni prima aveva pronunciato uno storico discorso sulla necessità di restare uniti. Un simbolismo perfetto. Il 4 novembre del 2008 la trionfale vittoria che lo porta alla Casa Bianca, da dove, in pochi mesi, rilancia il dialogo con il mondo musulmano, affronta il delicato tema dei rapporti con l’Iran, avvia una intensa campagna contro la proliferazione nucleare, solo per citare i principali temi della sua azione in ambito internazionale.
1 commento
1 Massimo Marini
10 Ottobre 2009 - 09:33
Concordo con gli analisti che la vedono dalla prospettiva dell’intenzione di voler rilanciare l’immagine di un Presidente “della speranza” - l’unico potente di questo pianeta attualmente in grado di incidere in modo sostanziale sulla piega delle cose. Rilanciare un’immagine lievemente appannata dagli stalli a cui (inevitabilmente a mio giudizio) è andato incontro in questi ultimi mesi. Afghanistan e Medio Oriente in primis. La favoletta del Re Mida che qualunque cosa toccasse diventava oro doveva finire prima o poi. Forse è finita prima del previsto ma forse è meglio così: ora c’è la politica vera, la diplomazia più difficile, quella dove non basta un bel sorriso e una capace comunicazione. Quella dove le buone intenzioni devono equilibrarsi con gli interessi economici e con le aspirazioni degli attori dei conflitti. Un Nobel ingiusto - tanti altri personaggi hanno nell’ultimo anno contribuito in modo più pratico e materiale a costruire strade di Pace, come ad esempio il nostro Gino Strada - ma probabilmente opportuno e inseribile nel quadro di rinnovamento più sostenibile al quale tende la “parte buona” di questo pianeta. Una “parte buona” che sia chiaro non è esattamente candida (come vorrebbero i duri e puri detrattori di Obama e non solo) ma che si contrappone ad un’altra parte decisamente più oscura e distruttiva. Che viviamo il tramonto di questa civiltà non c’è dubbio - così come è indubbio che si tratta di un evento che è già successo nella storia dell’umanità. La differenza è che in passato non esistevano armi di distruzione di massa e inquinamento devastante. Non è quindi la stessa cosa se a guidare questo declino, questa transizione che ci dovrà portare a qualcosa di diverso - pena l’estinzione - saranno uomini di buona volontà come Barack Obama, o cinici e ignoranti affaristi come George W. Bush. Questo premio dunque è da leggere proprio come incentivo alla persona e monito al mondo intero: è quella la strada, non possiamo tornare indietro.
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