Andrea Pubusa
Ve ne siete accorti? Fra i bellicisti nostrani c’è molto nervosismo dopo la manifestazione contro il riarmo del 5 aprile, indetta da Conte e dal M5S. Non è piaciuta la larga partecipazione. Hanno inneggiato alla piazza di Michele Serra, ma non hanno degnato di altrettanta considerazione queĺla di sabato scorso ancor più numerosa, quasi doppia rispetto alla prima. Forse si aspettavano la presenza di un gruppetto di disperati ed erano pronti all’irrisione. Forse si aspettavano una piazza piena di divisioni e distinguo e son rimasti delusi dalla compostezza e dall’unità d’intenti. Certo era ben più confusa la manifestazione di Serra con presemze prrfino belliciste. Forse si aspettavano un Conte trionfalista ed arrogante e invece hanno trovato un leader aperto, accogliente e unitario. Ecco perche’ hanno boicottato sui media l’avvenimento, relegandolo nelle pagine interne, mentre avevano dato molto rilievo a quella di Serra. Non solo. I commenti son stati acidi e perfino offensivi, “i soliti pacifinti - hanno detto - niente di nuovo”. Eppure questo astio tradisce una forte preoccupazione, e non solo per l”affluenza, ma perche’ Conte e gli altri protagonisti hanno individuato nella lotta al riarmo il punto centrale per la costruzione di un f9ronte ampio di opposizione all’attuale maggiopranza di governo militarista con soccorsi di settori del PD e altri gruppi minori. E hanno ben ragione costoro di essere preoccupati. La mossa di Trump a considerare la Russia non un nemico, ma un semplice concorrente manda all’aria tutto il castello del bellicismo atlantico fondato sull’equazione Putin novello Hitler. Di qui la corsa al riarmo e l’allarmismo. Armi per avere la pace, gridano. Ma se Trump e Putin dialogano e fanno pace in Ucraina, dove puntare le armi? La corsa al riarmo appare in contraddizione con un processo di disgelo che faticosamente avanza. Insomma, tutto il contrario di quanto i critici della manifestazione del 5 aprile hanno sempre sostenuto. La lotta al riarmo diventa dunque l’asse per una nuova stagione di distensione e dialogo. E la manifestazione di sabato scorso a Roma ha mostrato di poter avere la forza per ribaltare l’attuale spinta alla guerra. E questo i guerrafondai non lo accettano.
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