La Todde, al di là della questìone decadenza, deve battere un colpo

31 Marzo 2025
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Andrea Pubusa

Sono convinto che la questione decadenza per la Todde  sia mal posta. L’ho detto più volte: il procedimento di rimozione del Presidente si snoda in varie fasi e con diversi atti. L’atto della Commissione di controllo elettorale è preparatorio della decisione finale che spetta al Consiglio regionale. Questo, in quanto organo di natura parlamentare, delibera sulla sua composizìone. Nessun membro del Consiglio può essere estromesso senza una delibera del medesimo. L’organo preposto alla decisione può accogliere o meno l’accertamento e le conclusioni dell’ufficio con funzioni preparatorie. L’unico vincolo discende dall’obbligo di motivazione, come ad esempio ritenere che la legge n. 515/1993 non sia applicabile al presidente della Regione in quanto, al tempo, non era prevista l’elezione diretta, con la conseguenza che la decadenza riguardava il singolo consigliere senza alcuna conseguenza per gli altri e per l’Assemblea. Insomma, la delibera di decadenza di un consigliere comportava l’ingresso del primo dei non eletti e l’organo continuava a funzionare. Ancora il Consiglio può ritenere che il presidente della Regione non abbia violato i obblighi di rendicontazione delle spese elettorali. 

La vicenda è stata dunque attorcigliata da ricorsi di natura giurisdizionali in questa fase prematuri perche’ il Condiglio non ha ancora deciso alcunche’ e dunque il procedimento di decadenza non si è concluso.

Ma a parte questo è corretto esprimere un giudizio sull’attività della Todde, della sua giunta e della sua maggioranza. E qui ci sono luci ed ombre. Anzitutto, è positivo che la Todde sia una persona onesta, non coinvolta in vicende giudiziarie per condotte oscure o addirittura illecite, come invece è accaduto ad altri, non ultimo il suo predecessore.  Certo, questo è un elemento che dovrebbe essere ovvio, dato che secondo la Costituzione le funzioni pubbliche devono essere svolte con “onore e disciplina”, ma vediamo anche ministri essere coinvolti in vicende indecenti e rimanere al loro posto. Il rilievo che può muoversi alla Todde è che non se ne capisce il progetto. Arranca sulla finanziaria, non prende di petto temi già maturi per essere trattati e decisi. Ad esempio, la questione istituzionale. Lo Statuto mostra varie debolezze. La Sardegna non può difendersi da invasioni devastanti, vedi pale eoliche e non solo; ha una legge elettorale che, con assurdi sbarramenti, colpisce parti rilevanti del corpo elettorale e nulla si muove nella maggioranza. C’e poi la sanità che necessita di una profonda riforma per dare ai sardi finalmente un dignitoso diritto alla salute. C’e poi la difficile partita dell’occupazione, dello spopolamento dei centri minori ed altri ancora, primi fra tutti l’energia e i trasporti. Capiamo che sono temi  complessi, su cui spesso la regione non può decidere, ma può chiamare alla mobilitazione, come si fece nella stagione della Rinascita. Allora però c’era un progetto, giusto o sbagliato. Qui manca un’idea della giunta e della maggioranza sul “che fare”. In Sardegna siamo allo sbando. Urge che la giunta e la maggioranza battano un colpo. Altrimenti la decadenza, presto o tardi,  la decideranno gli elettori.

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