Gianna Lai
La guerra e la pace, l’Europa delle armi, contro quella della cooperazione e del welfare, che costruisce nuova autonomia rispetto agli Usa, a fianco dell’Onu e degli organismi internazionali: il mai più è nato tra i popoli dell’Europa anche partendo da quel mercato unico che includeva la Russia, pur non facendo parte essa stessa della Comunità. Poteva nascerne una seria politica: in quella Europa è cresciuta in ogni Stato, grazie alle sue direttive, la presenza femminile nel mondo del lavoro e la garanzia della parità di trattamento a partire dalla retribuzione. Una misura di grande civiltà che resta, cui non possiamo non appellarci per dire che l’Europa può e deve essere altra cosa rispetto alla commmisione della von der Leyen! Mai avremmo immaginato i suoi discorsi di oggi prima del 2023 quando la guerra si sarebbe potuta evitare se gli Usa non avessero preteso di trasformare l’Ucraina in una lancia della Nato nel costato della Russia.
Poniamo fine a tutte le guerre, come dice il papa disarmiamo la terra, questo lo scopo della Resistenza in Italia e in Europa fino alla Liberazione, che compie oggi 80 anni. Ma ora, nel nostro mondo schierato a destra, la diplomazia non può che svolgersi tra governanti di destra: siamo di fronte a vedove e orfani tra le macerie, intere generazioni falciate, centinaia di migliaia di russi e ucraini e palestinesi morti, per i quali si deve imporre subito il cessate il fuoco, interrompa l’Italia l’invio di armi e gli accordi commerciali con Israele. E se i movimenti popolari in Occidente han fatto la loro parte pur fra tante difficoltà e tante forme di isolamento a causa del discrimine posto sull’invio di armi, il quale tuttavia ci ha fatto crescere rendendoci ancor più credibili oggi che la storia ci da ragione, possiamo ben sostenere la volontà di continuare a manifestare a sostegno della pace anche quando non possono essere che i governati della destra a gestirla.
A questo portano, del resto, tre anni di guerra: crescita delle destre, riarmo e una Commissione Ue che vuole impedire le trattative diplomatiche, essendosene autoesclusa, una volta rinnegata la sua funzione di pace, per agire fuori dal Parlamento chiamato semplicemente a ratificare. Espressione dei popoli che ripudiano la guerra, posto che mai nella storia chi ha deciso per la guerra è andato poi a combattere, questo Parlamento europeo non ci rappresenta, con le sue forti spaccature nella maggioranza e nell’opposizione. E allora, chi invece vuole rappresentare questa classe politica Ue, su chi ha fondato le sue fortune elettorali se non sulle élites internazionali dei fabbricanti e commercianti di armi, i quali ora pretendono che non si fermi la macchina infernale partita 3 anni fa! Ma intanto la pace viaggia più veloce degli 800 miliardi della von der Leyen e, se non si può cambiare rotta, quella gente va ancora rassicurata con la mostruosa minaccia della guerra entro il 2030 e l’invio, comunque, di armi. Ora l’Inghilterra fuoriuscita dalla Ue, la Francia col suo ombrello nucleare insieme a Berlino, mille miliardi in armi, ma l’Europa non era nata per disarmare la Germania?, vogliono fare la guerra alla Russia, ciascuno si riarma per proprio conto, alimentando vecchi e nuovi nazionalismi, e si va perciò ben oltre lo spirito bellicista. Si fomenta direttamente la guerra insomma, austerità non per armi ma per scuola e sanità, che vuol dire totale privatizzazione dello Stato sociale, mentre da noi, dopo il taglio al reddito di cittadinanza, altra misura universale di civiltà in Europa, aumentano povertà e diseguaglianze, se leggiamo i recenti dati Istat.
E allora dobbiamo combatterla questa classe dirigente, allontanarla dal potere, perché la pace si può contribuire a crearla, come diciamo da tre anni, cercando di dare unità ai movimenti pacifisti, promuovendo nuova mobilitazione e sostenendo le opposizioni parlamentari, in Italia e in Europa, dove spesso esistono solo sfrangiamento e contrasto, insieme agli organismi internazionali della diplomazia. E disarmare le parole e disarmare le menti, per rafforzare una cultura nata con grande fatica dai movimenti in questi anni e smontare ogni forma ideologica di costruzione della figura del nemico: la paura serve a fomentare la guerra, e si fa avanti persino la mitizzazione della forza, espressione tipicamente fascista, una volta che le politiche militariste classiste appartengono anche ai socialdemocratici. Al nemico si impedisce persino di partecipare con i suoi artisti, scrittori, atleti ecc. al consesso dei popoli, il resto lo fa la propaganda, suscitare la paura, abituare a vivere con la paura di un possibile nemico. L’abitudine alla guerrra, una brutta bestia, ecco come si arriva all’aberrante boicottaggio della pace. Si aggregano interessi colossali e lobby di affaristi intorno al nemico sbandierato, come oggi dai ceti dirigenti europei che non sanno stare al mondo senza fare la guerra, responsabili di due guerre nate europee e divenute mondiali, né abbiamo dimenticato quella nei balcani per niente pacificati. Ed ora il mito della difesa europea, per un prossimo bagno di sangue? E chi sarebbe il nemico, gli altri fuori di noi? Gli altri che non siamo noi, gli stranieri? Ma lo sanno che la nostra Costituzione annovera lo straniero tra i principi fondamentali, all’art. 10, per garantire anche a lui i diritti inviolabili dell’uomo?
No, torniamo all’art. 11 Cost., ripudiamo la guerra e sosteniamo il dialogo a livello internazionale.
1 commento
1 Aladin
24 Marzo 2025 - 07:50
Anche su aladinpensiero online: https://www.aladinpensiero.it/?p=163116
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