Giacomo Meloni
(Estratto della Relazione del Segretario Nazionale della CSS al VI° Congresso tenutosi a Cagliari l’11 Maggio 2008. Il testo completo si può leggere fra i documenti).
Il sistema economico sardo è bloccato: più di 160 mila persone sono in cerca di occupazione. Si tratta del più grande movimento sociale degli ultimi anni e sono in gioco valori quali la speranza ed il futuro dei nostri giovani, a cui occorre dare risposte immediate e concrete se non si vuole acuire la frattura già in atto con la società civile e le comunità della Sardegna.
“Su traballu fai s’omine” è su questa certezza che la Confederazione Sindacale Sarda ha fondato le battaglie per il lavoro, inteso non solo come fonte di sostentamento per sé e per la famiglia, ma come fattore di crescita umana e civile. Il disoccupato è un cittadino dimezzato e la sua precarietà e difficoltà di prospettiva rende incerta la costruzione della stessa società e comunità civile.
I tassi di precarietà del lavoro, tra i più alti in Italia ed in rapporto allo stesso Mezzogiorno, evidenziano in Sardegna che i nuovi posti di lavoro creati nel terzo trimestre 2007 sono per l’80 % assunzioni a tempo determinato (su 23.273 unità ben 17.868 sono state assunte a tempo determinato).
Né può rassicurarci il dato ISTAT che nel terzo trimestre 2006 registrava un tasso di disoccupazione del 10,5% contro il 10,2% del secondo trimestre pari ad un incremento percentuale di + 0,3%, interrompendo un trend negativo che ci trascinavamo dal 2004. Abbiamo, infatti, necessità di confermare questo dato di crescita che però non compensa la diminuzione complessiva dei posti di lavoro che si verifica soprattutto nel settore industriale (-15 mila addetti) ed il crollo nel settore delle costruzioni che perde altrettanti addetti rispetto allo stesso periodo del 2005.
L’anomalia tra il dato occupativo in crescita e la realtà della perdita massiccia dei posti di lavoro si spiega con la presenza in Sardegna del fenomeno del lavoro stagionale e con l’evidenza, già sottolineata, di una presenza di lavoratori atipici, che il più delle volte hanno contratti a termine anche di pochi mesi e che però statisticamente contano come occupati.
Inoltre in territori con forte presenza di immigrati (circa 20 mila unità nel 2007 rispetto alle 12 mila del 2002), il dato generale dell’occupazione subisce un incremento sensibile. Né va trascurato il dato di coloro che, sfiduciati, non si rivolgono più ai Centri per l’Impiego, fenomeno che apparentemente dovrebbe interessare principalmente i sociologi e/o gli psicologi e che invece è preoccupante perché ci fa capire come il sommerso sia veramente una emergenza sociale.
La situazione di crisi in Sardegna è veramente drammatica. Il ricorso agli ammortizzatori sociali, una scelta obbligata per quei lavoratori le cui Aziende entrano in crisi e che possono usufruire della Cassa Integrazione a fronte di altri lavoratori che ne sono esclusi, è sempre più frequente ed i cassaintegrati sardi sono ormai circa 5 mila.
I bassi salari e le pensioni minime e sociali aumentano il divario tra il Nord e Sud dell’Italia. A certificarlo arriva il IX Rapporto sulle Retribuzioni degli italiani (realizzato da OD e M Consulting e pubblicato dal Sole 24 Ore). Rallenta nel 2007 la crescita delle retribuzioni di tutte le categorie in particolare per chi vive al Sud e delle donne che vedono aumentare il gap retributivo rispetto agli uomini. L’allarme è certificato dallo stesso Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi che recentemente è intervenuto sullo stesso argomento, evidenziando come gli stipendi e retribuzioni in Italia sono fermi dal 2001.
C’è da osservare che quando le stesse affermazioni venivano fatte dal mondo sindacale che ultimamente e finalmente chiedeva la revisione del Protocollo del 31 Luglio che aveva introdotto la norma per cui i salari non potevano crescere oltre la soglia dell’inflazione programmata, tutti invocavano la moderazione salariale e sottolineavano l’impossibilità degli aumenti a causa dell’elevato costo del lavoro.
La conferma che il reddito complessivo delle famiglie sarde è in forte difficoltà è data dall’ultima analisi ISTAT sulla povertà relativa che nel 2007 in Sardegna è aumentata di un punto percentuale da 15,9% a 16,9%. A questo si aggiunga che il valore medio delle pensioni in Sardegna è di 703,09 euro con un differenziale di oltre il 10 % sul valore medio del resto d’Italia .
90.764 sono le famiglie povere nell’Isola (16,9%) ed in termini assoluti circa 330 mila persone vivono sotto la soglia di povertà. E’un dramma sociale ed insieme uno scandalo a cui le Istituzioni rispondono in modo assolutamente inadeguato.
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