Sul ritorno al nucleare dal governo solo menzogne radioattive. Pronti al terzo referendum

7 Marzo 2025
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Alfiero Grandi

 

 

Annunciato da tempo, il governo ha approvato il disegno di legge delega che viene venduto come il rientro del nucleare in Italia. Conferma, in realtà, l’incapacità di compiere le scelte in materia di politica energetica e di rispondere al venire meno del gas abbondante e a basso costo e la conseguente urgenza di politiche per contrastare il cambiamento climatico con investimenti nelle energie rinnovabili. Non sono bastati due referendum abrogativi stravinti dal No nel 1987 e nel 2011 che hanno bocciato il nucleare civile in Italia per convincere il governo e la maggioranza che questa scelta va contro la volontà espressa dalle elettrici e dagli elettori a larga maggioranza degli aventi diritto al voto, non solo dei votanti.

Un ritorno annunciato tra propaganda e ambiguità

Con questa scelta il governo si caratterizza per un ruolo restauratore delle peggiori politiche di Berlusconi, per bloccare le innovazioni in tutti i settori che hanno urgente bisogno di cambiamenti come nell’auto o tentando di rinviare provvedimenti innovativi. Un ruolo di resistenza alle innovazioni e di conservazione è caratteristica tipica di questa destra che sta paralizzando l’economia italiana che ormai galleggia. L’esecutivo è incapace di scelte innovative e non ha il coraggio di coinvolgere le componenti fondamentali della società, delle imprese e dei lavoratori, solo un poco di lobbismo.

I bagnini, come altre lobbies ritenute amiche della destra, hanno ottenuto rinvii continui e ancora godono di un occhio di riguardo, mentre il sistema industriale sta in recessione da 2 anni e dovrà vedersela con il nulla nelle politiche energetiche confermate da questo disegno di legge, inoltre le politiche protezioniste di Trump scatteranno dal primo aprile. Questo disegno di legge è permeato di politiche rivolte al ritorno al passato ma è anche un enorme trompe l’oeil. Cerca di mascherare i fallimenti già acclarati.

Ad esempio non è risolto lo smaltimento in sicurezza delle scorie radioattive già esistenti, almeno 90.000 tonnellate tra molto pericolose e meno pericolose, eppure è sempre stato considerato una condizione sine qua non per ogni ragionamento sul nucleare. Se non riesci a smaltire i rifiuti che hai già come puoi pensare di produrne di nuovi in grande quantità? La Sogin incaricata dello smaltimento dei rifiuti radioattivi ha fatto due errori di fondo: 1) localizzazione affidata ad una grandinata di proposte senza fare prima studi approfonditi di fattibilità in sicurezza (la fattibilità verrebbe valutata dopo, quando ormai le scelte sarebbero già fatte e non modificabili) 2) la proposta di un deposito delle scorie radioattive in superficie in cui tenere insieme i rifiuti a bassa e media radioattività e un deposito “provvisorio” per 100 anni  di quelle ad alta radioattività (migliaia di anni) collocato insieme a quello per medio basse, scelta vietata dalle norme internazionali sull’energia atomica. Infatti la Francia sta realizzando un deposito separato dalle altre scorie 500 metri sotto terra, in un apposito caveau. Così stanno facendo altri paesi.

Non basta mettere un’etichetta sul nucleare da realizzare inventando la definizione di terza o quarta generazione, che ancora non c’è e in ogni caso produrrebbe scorie nucleari radioattive. Forse meno di oggi ma sempre scorie. Si tratta di menzogne radioattive, quindi pericolose. Il Ministro Pichetto Fratin con questo ddl cerca anzitutto di ottenere un salvacondotto per giustificare il nulla che ha realizzato sul deposito, forse perché dopo l’autocandidatura del sindaco di Trino vercellese rischiava di doverlo realizzare nel suo collegio. Poi il sindaco è stato costretto ad una retromarcia ma due anni e mezzo sono stati buttati.

Blocchi e ritardi: il governo frena le rinnovabili

Il disegno di legge è pericoloso perché potrebbe innescare conseguenze fuori controllo ma è presentato come una grande scelta strategica per nascondere i vuoti tremendi nelle politiche per le rinnovabili. Come ha sempre ricordato il compianto Massimo Scalia per arrivare al contributo programmato per le energie rinnovabili entro il 2030 dovrebbero essere installati dal 2022 almeno 8 Giga di fotovoltaico ed eolico off shore. I nuovi impianti per le energie rinnovabili sono bloccati per diverse ragioni e il governo ha cianciato di taglio alla burocrazia e agli iter autorizzativi ma siamo ancora al caro amico e sono passati due anni e mezzo, così ci siamo giocati molti Giga. Il furbo Ministro ha pensato bene di ingraziarsi tutti gli interessi più o meno legittimi legati al nucleare con questa proposta di legge anche per fare dimenticare che sulle energie rinnovabili l’Italia che avrebbe un ambiente naturale favorevole è sotto la Germania. Eppure gli impianti di fotovoltaico, costano sempre meno, tanto che se le tariffe elettriche fossero calcolate sulle rinnovabili le imprese pagherebbero molto meno, invece no i prezzi si formano sul gas e anziché acquistare energia direttamente dai produttori ci si affida alla borsa speculativa di Amsterdam, che fa i prezzi fuori da ogni controllo.

Anche l’eolico off-shore potrebbe dare un contributo rilevante all’energia elettrica italiana ma i parchi richiesti, finanziati dai privati, in mare a 30 miglia dalla costa sono fermi e non risulta che il Ministro se ne stia occupando. Infine l’idroelettrico, risorsa fondamentale sia per produrre che per accumulare l’energia in eccesso. Nel 2024 è andato bene ma potrebbe andare molto meglio se qualcuno decidesse che merita investimenti del PNRR per ammodernare gli impianti esistenti e per farne di nuovi, ma prevale l’assillo di mettere a gara gli impianti anziché elaborare un piano per un sistema elettrico nazionale coerente fatto di produzione, accumulo e distribuzione, consumo. C’è il geotermico che può dare buoni risultati, così le biomasse oppure lo sfruttamento di tante altre possibilità che la natura mette a disposizione. Anche qui siamo alle chiacchiere senza politiche coraggiose. Da qui l’enfasi sul nucleare che tutto dovrebbe risolvere ma senza chiarire che ci vorrebbero comunque 1 o 2 decenni, con buona pace del nostro target 2030.

Tuttavia, il ddl sul nucleare non va sottovalutato e se la proposta diventerà legge sarà possibile promuovere il terzo referendum abrogativo. Appena si tira in ballo il referendum i visi sbiancano, del resto il timore è tale che in tutte le dichiarazioni del governo e anche nella presentazione del ddl si sottolinea che il nucleare di cui si parla sarà di nuova generazione, che nulla avrà a che spartire con quello esistente, che deve essere smantellato e che aumenterà notevolmente la quantità delle scorie. Se si tratta di nucleare da fissione la sostanza non cambia, la modifica del sistema di raffreddamento non è ancora in grado di dimostrare che non produce scorie pericolose. Si parla di piccole centrali modulari, ma nel ddl non sono indicati con chiarezza perché allo stato ce ne sono 4 sperimentali nel mondo, 2 in Cina. Si afferma che presto saranno disponibili ma non è certo, che saranno sicuri ma non si può esserlo di quello che non c’è, che saranno piccoli, ecc. Qualcuno dovrebbe ricordare al Ministro che la centrale di Trino in smantellamento aveva una potenza di 300 Giga e che quella di Latina ne aveva 160 e non sono esattamente due scatole di giocattoli. Non basta cambiare l’etichetta per legge per renderle sicure.

C’è una guerra in Ucraina che per 3 anni ha tenuto il mondo con il fiato sospeso sulla centrale di Zaporiggia. l’AIEA ne monitora continuamente i pericoli di esplosione. Non siamo in una situazione tranquilla. Curiosamente Trump ha rimproverato a Zelensky di giocare con il pericolo della guerra nucleare. Ha esagerato? Forse.  La prudenza è d’obbligo. La sicurezza delle centrali nucleari richiede personale adeguato e preparato e una custodia adeguata, scegliere alcune decine di siti per collocare centrali che non saranno tanto piccole, sono tutti problemi che avevano consigliato di concentrare capacità e controlli.

Rischi, costi e scorie: le contraddizioni di un progetto insostenibile

Costeranno meno? E’ da dimostrare. Dipende come si fanno i conti. Ad esempio chi paga lo smaltimento delle scorie e degli impianti dismessi? A Sellafield (GB) lo studio della dismissione di una grande centrale arriva, a tavolino, a oltre 160 miliardi di euro. Inoltre le centrali vengono tutte costruite con contributi pubblici più o meno rilevanti, c’è poi il problema di alimentarle con certezza. Un ddl che mette sullo stesso piano fissione e fusione, grande e piccola dimensione, ignora i depositi delle scorie, risolve il finanziamento con qualche decina di milioni di euro è chiaramente una finzione per non spaventare i cittadini che già pagano lo smantellamento in bolletta del vecchio nucleare e che potrebbero trovarsi a fare i conti con cifre ben più rilevanti in futuro.

In sostanza questo disegno di legge è inaccettabile, quello che è nuovo è sbagliato e controproducente per l’interesse nazionale, quello che non è nuovo serve a mascherare i fallimenti, è una cortina fumogena. Tuttavia guai a distrarsi, non sarebbe la prima volta che una legge ambigua, che usa le deleghe al governo senza chiarire cosa deve fare e cosa no, possa diventare un pericolo reale per il  futuro dell’Italia. Come dicevano gli slogan del 1987 del 2011: Nucleare no grazie.


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