Separazione delle carriere, una revisione costituzionale inutile e dannosa

1 Marzo 2025
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Andrea Pubusa

Le modifiche della Costituzione finora sono state dannose. Anziutto sul piano formale. La nostra Carta fu in sede costituente sottoposta a revisione da parte di eminenti linguisti, che hanno consegnato all’assemblea un testo di indiscutibile pregio letterario. Non a caso ha vinto il Premio Strega speciale. Molti articoli, sopratutto quelli sui principi generali hanno valore poetico. Tutte le modifiche successive non sono al livello e si avverte ad una prima lettura. Per capire ciò che è frutto di revisione basta scorrere il testo, senza attardarsi a leggere le note che danno conto della legge di revisione. Già solo per questo ci si dovrebbe opporre alle modificazioni, sennonché anche sul piano sostanziale le modifiche sono sempre state di scarso o nessun pregio. Basta vedere la revisione del titolo V con l’introduzione della autonomia differenziata, ma si potrebbe continuare con la riduzione dei membri del parlamento, che ha ridotto la rappresentanza territoriale, senza alcun vantaggio in termini di efficenza.
Queste osservazioni valgono ora per la c.d. separazione delle carriere. Si dice che l’attuale sistema crea un dannoso legame fra procure ed organi giudicanti. Banalmente i P.M. vanno assieme ai giudici a prendere il caffè. Ma gli avvocati spesso fanno lo stesso, benché siano avversari nel processo. Di più, spesso sono avversari in una causa e codifensori in un’altra, eppure fanno ciascuno il proprio dovere di difendere col massimo impegno i propri assistiti. Del resto la separazione delle carriere non impone ai p.m. e ai giudici una divisione nella realtà, un divieto di frequentrazione. Molti son stati colleghi di università ed è difficile pensare che un testo di legge possa d’impovviso cancellare amicizia o cordialità.
Spesso accade addirittura il contrario, e cioé che il PM ed il giudice non abbiano rapporti o simpatie comuni. Ripensando ad oltre mezzo secolo di attività professionale non posso dire che l’attuale sistema presenti criticità. Nel processo ognuno fa la sua parte e la svolge nel rispetto del proprio ruolo. Se così non fosse sarebbero i PM a dettare la decisione, mentre le sentenze - per fortuna - sono molto spesso in dissenso con le loro conclusioni. Nell’attuale disciplina c’è però un vantaggio, e cioè che i PM si sentono parte di un unico ordine, la cui regola fondamentale è l’indipendenza. C’è la cultura dell’indipendenza,  il bene più prezioso di queste funzioni. Questo è un bene che va tutelato come la pupilla degli occhi.

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