Che scemenzaio sulla doverosità delle dimissioni di chi ci governa!

23 Febbraio 2025
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Andrea Pubusa

Lo scemenzaio politico italiano si arricchisce ininterrottamente di nuove perle. Avete sentito l’ultima? Il Tribunale condanna. Delmastro per aver svelato segreti d’ufficio al suo amico di partito, che, con insuperabile acume, lo svela addirittura alla Camera, e subito che fa il sottosegretario alla giustizia? Dice che la decisione è politica, non è fondata sui fatti di causa. Poi, con aria di chi svela una circostanza dirimente: “immaginate che perfino il PM aveva chiesto l’assoluzione!”. Ma va! Come se non accadesse spesso - per fortuna! - che il giudice disattenda le richieste dell’accusa. Anche la Meloni - altra grande giurista! - si dice sorpresa della decisione e avalla il suo carattere politico, e sentenzia: “Delmastro resta al suo posto”. Ma signori miei da un sottosegretario alla giustizia e dal capo del governo non era più serio attendersi una non condivisione della decisione e l’annuncio di un appello riparatore? Le sentenze - per fortuna - sono sindacabili e criticabili. Questo del resto fanno in larga misura i giuristi, che con i loro commenti accompagnano l’evoluzione della giurisprudenza. E la Meloni, 5che esprime giudizi sul caso, ha letto gli atti di causa? Ne dubitiamo, anche perché ha altro da fare e poi - sia permesso - è lecito pensare che non ne capirebbe granché. Rimane tuttavia il fatto che un sottosegretario, per di più alla giustizia, fa dichiarazioni gravi e rimane in carica. E non si può dire se sia più grave la condanna o quanto ha dichiarato dopo averla subita.

Del resto  rimane al ministero anche la Santanchè nonostante i molteplici rinvìi a giudizio, ed anche qui con argomenti non condivisibili. Presunzione di non colpevolezza, signori, fino a sentenza definitiva! Ma siamo fuori strada. Le dimissioni sono doverose quando le condotte tenute non rispondono a quei criteri di onore e disciplina che devono sempre presiedere all’esercizio dell funzioni pubbliche secondo  la Costituzione. E in questi casi l’opportunità e la correttezza istituzionale richiedebbero un passo indietro per rispetto e il buon nome delle istituzioni, che invece vengono svilite dalla permanenza, addirittura nel governo del paese, di personaggi dalla condotta non specchiata.

Che dire poi dei moralisti di casa nostra, che mentre hanno fra le loro fila personsggi di quella natura, gridano e a gran voce chiedono le dimissioni della Todde, per la quale non c’è contestazione di alcuna condotta sostanzialmente poco corretta. Quegli stessi che la vogliono fuori da viale Trento non ne contestano la specchiatezza e il rigore morale.

Mala tempora currunt!

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