Rosamaria Maggio
Il 21 febbraio si festeggia nel mondo la giornata della lingua madre e del multilinguismo, istituita dall’Unesco per valorizzare la propria lingua d’origine e il multilinguismo.
La data ricorda che, nello stesso giorno del 1952, una manifestazione degli studenti di Dacca fu repressa violentemente dalla polizia. Gli studenti, che in molti furono feriti e uccisi, chiedevano che il bengalese diventasse lingua ufficiale del Pakistan.
La lingua è un prodotto umano con il quale esploriamo la realtà, non è solo un mezzo di comunicazione. È un mezzo di interpretazione. È uno strumento cognitivo perché ci consente di elaborare gli input ricevuti e di interconnetterci con gli altri.
La prof.ssa Mari D’Agostino nel suo saggio sulla Treccani “Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo”, pur osservando che la Costituzione Italiana non sceglie l’italiano come lingua nazionale, sottolinea che dagli artt. 3, 6 e 21 emerge un modello di politica linguistica nel quale le diversità idiomatiche rappresentano una ricchezza e non un pericolo per l’unità nazionale. Si riferisce alle diversità linguistiche esistenti nella penisola con riferimento sia ai dialetti regionali sia alle lingue minoritarie, parlate e tutelate.
Le domande che però mi pongo oggi, in un paese veramente multilinguistico e multiculturale quale è oggi l’Italia, riguardano il nostro mandato costituzionale di insegnanti e genitori in rapporto alle nuove generazioni.
È evidente che la presenza di allievi di lingue diverse ci impone di avere un’attenzione particolare. L’apprendimento è favorito dalle lingue che si parlano dalla nascita, quindi è problematico per molti studenti l’apprendimento di discipline scolastiche, la comprensione di testi scritti quando si conosce la lingua italiana come L2.
Ma una nuova questione mi impone una riflessione da insegnante, da genitore, da nonna.
Verifico che è sempre più diffusa fra le giovani famiglie italofone, soprattutto nei ceti più abbienti, la pratica di parlare con i propri figli appena nati e poi in seguito, durante la loro vita familiare, in una lingua diversa dalla propria (l’italiano), per preferire, nella maggior parte dei casi, l’inglese o altre lingue europee, ad esempio il tedesco, perché magari si tratta di genitori con competenze linguistiche elevate o che hanno frequentato scuole inglesi, tedesche o francesi durante la loro crescita. Quindi non ci troviamo di fronte a parlanti lingue straniere perché stranieri. Ciò sarebbe ovvio quando le famiglie fossero miste. E sarebbe quindi auspicabile che ogni genitore parlasse col proprio figlio la sua lingua d’origine. In quel caso i bimbi crescerebbero bi o trilingue perfetti e questo è un bene. Il genitore con la sua lingua d’origine trasmette anche un bagaglio culturale legato al suo paese.
Qui invece parliamo di italiani, italofoni, che parlano con i figli un’altra lingua.
La domanda che mi faccio è quali possano essere le conseguenze di queste nuove pratiche.
La lingua non è solo parlata ma anche scritta. La lingua è un bagaglio culturale complessivo, fatto di tradizioni e modalità di lettura della realtà ad essa collegata.
Questi bambini crescono senza conoscere bene la lingua d’origine del padre o della madre, apprendono una lingua diversa, forse anche con notevoli competenze ma senza acquisire il bagaglio culturale familiare. Avremo generazioni prive del patrimonio culturale del paese dove vivono e di cui sono cittadini, ma che parleranno lingue straniere, magari perfettamente ma pur sempre appartenenti ad altre storie familiari e culturali.
Con ciò non sposo né l’esterofilia né l’idea di un nazionalismo linguistico. Così come la Costituzione italiana tutela le minoranze linguistiche o i dialetti, credo siamo arrivati al punto di dover preferire di tutelare la nostra lingua d’origine, per quanto essa sia un costrutto storico ormai secolare.
Oggi è una lingua poco parlata nel mondo e pertanto gli italofoni dovrebbero aver cura di trasmetterla ai figli insieme con il ricco bagaglio culturale che ad essa è connesso.
1 commento
1 Aladin
20 Febbraio 2025 - 04:43
Anche su aladinpensiero online: https://www.aladinpensiero.it/?p=162087
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