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Ha proprio ragione il CSM. Viola principi costituzionali, come l’obbligatorietà dell’azione penale e la ragionevole durata dei processi, e avrà effetti “gravi” sull’efficacia delle indagini, il ddl del ministro Alfano sulla riforma del processo penale. Il plenum del Csm ha approvato con qualche piccola modifica il parere della VII commissione, che boccia le norme chiave del provvedimento. A favore hanno votato tutti i togati, i laici del centrosinistra, il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Contrari i laici di centrodestra; astenuto il laico dell’ Udc Ugo Bergamo.
E’ una bocciatura anche se, al termine della votazione, il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, parla di parere articolato a proposito del documento approvato dal plenum sulla riforma del processo penale contenuta nel ddl Alfano.
Sul testo complessivo del parere i voti favorevoli sono stati venti. Mentre su una parte, quella che riguarda nuovi casi di astensione dei giudici, hanno votato contro, oltre ai laici del centrodestra, anche i togati di Magistratura indipendente e il laico dell’Udc, Ugo Bergamo.
Quali le parti contestate? Il parere del Csm mette sotto accusa soprattutto la scelta del Governo di spostare il motore delle indagini nelle mani della polizia giudiziaria, visto che il Pm non potrà più acquisire direttamente le notizie di reato. Ma viene contestata anche la decisione di cancellare la dipendenza dei servizi di polizia giudiziaria dal Pm e quella di instaurare una sorta di concorrenza e controllo reciproco tra il Pm e la polizia giudiziaria, di cui oltretutto viene “rafforzata la dipendenza dal potere esecutivo”.
Così “viene meno l’obbligatorietà dell’azione penale, ma anche la separazione dei poteri”, hanno ribadito oggi i consiglieri. Si tratta di disposizioni “sciagurate” ha sostenuto Antonio Patrono (Magistratura indipendente),avvertendo che il rischio di dar vita ad indagini parallele potrebbe avere l’effetto finale di “assicurare l’impunità” ai colpevoli. “Con queste norme non sarebbero state possibili le indagini sulla strage di Bologna, sulla P2 e sui Nar”,ha avvertito Betta Cesqui (Magistratura democratica); e in generale quelle “sui poteri forti”,come ha fatto notare Fabio Roia (Unicost),secondo cui il ddl Alfano contiene quattro violazioni della Costituzione e due norme dettate “dall’attualità giudiziaria” che avranno effetti negativi sulla ragionevole durata dei processi. Un chiaro riferimento alla norma che impedisce di acquisire le sentenze irrevocabili per i reati meno gravi, fatta su misura - secondo l’opposizione parlamentare - per il processo Mills. Una leggina ad personam non poteva mancare!
Preoccupa la maggioranza dei consiglieri anche la norma che ha esteso i casi di astensione e di ricusazione dei giudici ai giudizi espressi fuori dall’esercizio delle funzioni nei confronti delle parti del procedimento e tali da provocare fondato motivo di pregiudizio all’imparzialità del giudice. Una formula così generica - come ha sottolineato uno dei relatori, il togato di Md, Livio Pepino - che provocherà ricusazioni a catena.
Il ministro Alfano minimizza.”Quello del Csm è un parere, non una bocciatura perché è solo il parlamento che può promuovere o bocciare i disegni di legge”. Il ministro della Giustizia - parlando a margine dell’inaugurazione di numerose celle ristrutturate nel carcere romano di Regina Coeli, ha aggiunto che l’obiettivo della riforma è quello di parificare le garanzie per l’accusa e la difesa, migliorare il lavoro del pubblico ministero e la qualità del dibattimento affinché nei processi si possa arrivare all’accertamento della verità. Alfano ha poi ricordato il potenziamento della digitalizzazione nel settore giustizia. “Crediamo molto nel nostro sforzo legislativo”, ha concluso il ministro. Ma, visti i risultati, sarebbe meglio se gli sforzi li indirizzassero altrove.
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