Costanza Gerini
Sono nata negli anni cinquanta. La seconda guerra mondiale, che aveva distrutto l’Europa, era terminata da pochi anni, ma io ritengo di essere cresciuta nel benessere, nel senso che non mi è mancato il necessario ed anche un pochino di superfluo visto che l’infanzia, l’adolescenza e una parte della prima giovinezza si sono dipanati in pieno boom economico tra gli anni sessanta e settanta.
Sono stata educata con un mantra che è stato la colonna sonora di una parte importante della mia vita: devi studiare, farti una posizione, diventare economicamente autosufficiente, ed un non detto sottinteso, sposarti e mettere su famiglia.Ho studiato, una carriera scolastica un po’ sgangherata, ma nonostante tutto mi sono laureata col massimo dei voti, ho fatto i concorsi e le specializzazioni e sono diventata un’insegnante e tale sono stata per 40 anni e col tempo ho imparato ad amare e ad appassionarmi al mio lavoro….in realtà avrei voluto fare altro ma non ho osato oppormi a quella che in qualche modo era la strada che i miei genitori avevano scelto per me. Mi è mancato il coraggio di credere in me e nei miei sogni che forse erano un po’ confusi.
Per quanto concerne la famiglia ci ho provato, ma le cose non sono andate per il verso giusto e ad un certo punto, intorno ai quarant’anni, il progetto è definitivamente naufragato. Però sono diventata autosufficiente sul piano pratico/economico e per questo non smetterò mai di ringraziare i miei genitori.
Ma c’è un però: non ho lavorato sull’ Autonomia su cui avrei potuto fare di più, visto che l’obiettivo dell’autosufficienza era stato raggiunto, complice anche il periodo storico più favorevole rispetto ai tempi attuali per il suo raggiungimento e di questo me ne dolgo e me ne assumo tutta la responsabilità.
Poi quando sono arrivate la terza e la quarta (esiste?) età ho iniziato a capire che, se è vero che l’autosufficienza economica è la base del raggiungimento dell’autonomia, non necessariamente, autonomia e autosufficienza vanno di pari passo. Considerati gli anni che mi porto sulle spalle ed il tempo che ho a disposizione per riflettere, ho iniziato a comprendere che lo sviluppo dell’autonomia presuppone consapevolezza e capacità di accettare ciò che sei e che sei diventato. Oggi l’età mi consente di esprimere liberamente ciò in cui credo, ma sebbene non abbia rimpianti, talvolta penso che l’Autonomia sia un processo di crescita lungo quanto l’intera permanenza sul pianeta terra, che deve essere coltivato in famiglia, a scuola e nella società in genere, come una sorta di batterio buono che non deve essere debellato con antibiotici. Lunghissimo preambolo per arrivare ad una domanda: perché non siamo più in grado di insegnare ai giovani che le frustrazioni possono essere un’opportunità per diventare persone migliori piuttosto che sbandati alla mercé di pulsioni elementari che trasformano alcuni esseri umani in mostri capaci di atrocità inenarrabili? Ma anche: perché la sete di potere ed il bisogno di possedere cose e persone ci sta travolgendo verso una deriva che ci porterà all’autodistruzione? Siamo in tempo per cambiare la rotta? Ai posteri l’ardua sentenza.
1 commento
1 Aladin
12 Febbraio 2025 - 09:37
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