Andrea Pubusa
Nella politica regionale si sente un grande vuoto: manca la strategia, non c’è progetto, si cammina a vista. Si discute delle emergenze che la quotidianità presenta e che si apprendono agevolmente dalla lettura delle cronache locali.
Molti paesi mancano addirittura dei medici di base, ci sono file e attese interminabili negli ospedali. È chiarò che esiste una questione sanitaria. Vengono annunciati licenziamenti di massa, chiusure di fabbriche, a partire da P. Vesme. È evidente, che c’è un problema occupazionale e produttivo grave. Del resto, i paesi si spopolano e molti giovani ogni anno lasciano l’isola. Che dire poi dell’invasione delle pale eoliche e del fotovoltaico? Una questione drammatica, che s’intreccia con la scarsa incidenza delle potestà autonomistiche. Alle elezioni regionali ci sono liste che prendono 70-80 mila voti e non mandano in Consiglio neanche un rappresentante. È manifesto il deficit democratico. Per di più, ci sono tante piccole liste che eleggono con qualche centinaio di preferenze consiglieri, che non hanno alcun radicamento sociale.
Vogliamo proseguire? Il quadro è desolante e non c’è una risposta di respiro. Le varie liste e listine si aggregano in due campi e passano il tempo a rilasciare dichiarazioni di segno opposto. Per di più, siccome in Sardegna c’è un’alternanza fra una legislatura e l’altra, si sentono, a parti invertite ripetere sempre le stesse cose. Ci vuol poco a capire perche’ cresce l’astensionismo, non c’è bisogno di grandi e raffinate analisi.
C’è bisogno di un progetto. Qui si possono soltanto delinearne i capitoli o le direttrici.
Il primo è quello istituzionale. Occorre anzitutto una nuova legge elettorale. Una legge democratica. Via soglie di sbarramento, mai più premi. Ogni lista prende i seggi che l’elettorato coi suoi voti le assegna. E la governabilità? Perche’, signori miei, oggi c’è governabilità? Vogliamo stabilità? L’unico rimedio è la sfiducia costruttiva. Eletto un presidente, il Consiglio.può sfiduciarlo e sostituirlo solo indicando ed eleggendone uno nuovo.
E per le competenze della Regione? L’ente locale deve legiferare in ogni campo in cui non interferisca con l’ambito extraterritoriale. Ad esempio nei trasporti interni. Ma anche su quelli esterni perchè deve decideŕe lo Stato? Non è nostro interesse far sì che i collegamenti siano adeguati, efficienti e a basso cost? Semmai lo Stato deve garantire il supporto finanziario. Ma questo non rientra e discende dal principio d’insulartità? Bisogna fare un’inventario delle materie e dare allo Stato solo quelle d’interesse nazionale. La tutela del territorio sardo a chi spetta se non ai sardi? Altrettanto si può dire per l’ambiente e il paesaggio, che non possono soffrire interferenze statali.
E poi che tipo di sviluppo vogliamo? E chi deve deciderlo se non noi sardi? Va esattamente capovolto il rapporto con lo Stato. È questo che deve seguire le linee fissate da noi e non viceversa. Va esattamente capovolto lo schema delineato dall’art. 13 St. speciale sul piano di Rinascita, è la Regione che decide e lo Stato che concorre.
E poi cosa diciamo del mondo, dove alcuni vedono il declino della globalizzazione senza dirci cosa nasce in suo luogo?
Si potrebbe continuare, ma si capisce che è un compito immane di studio, analisi proposta e battaglia politica. Bisogna avere l’ispirazione di Lussu e la sua tenacia.
1 commento
1 Aladin
9 Febbraio 2025 - 08:21
Anche su aladinpensiero online: https://www.aladinpensiero.it/?p=161766
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