E’ morto Aldo Tortorella, un partigiano, un grande comunista italiano. Ho avuto modo di conoscerlo quando ci opponemmo alla svolta della Bolognina di Occhetto, formando un forte gruppo di opposizione. Poi fu tra i promotori dell’Ass. per il rinnovamento della sinistra, di cui fui componente. Ebbi così modo di appreziarne la grande levatura morale, culturale e politica. Lo invitai più volte a Cagliari a tenere relazioni in affollati dibattiti pubblici. Sono sempre stato legato a lui da ammirazione ed affetto. Tortorella fa parte di quella schiera di politici sempre più rari, di cui l’Italia ha grande bisogno (a.p.).
Ecco ora un ricordo della sua vicenda a cura di Giovanni Innamorati.
Nato nel 1926 a Napoli, Tortorella crebbe a Milano, dove giovanissimo aderì alla resistenza clandestina. Catturato e imprigionato, fuggì rocambolescamente travestito da donna, e si trasferì a Genova, dove organizzò la Resistenza e scrisse sull’Unità clandestina, fino al 25 aprile 1945. Dopo la Liberazione proseguì l’attività giornalistica sull’Unità a Genova, e al tempo stesso riprendendo gli studi universitari: si laureò nel 1956 con Antonio Banti con una tesi su Spinoza, e l’anno dopo andò a dirigere l’edizione milanese dell’Unità. Qui inizia anche l’impegno diretto in politica, nel Pci, che lo portò a guidare la federazione milanese e poi quella lombarda. Poi il salto a Roma, dove dal 1970 al 1975 dirige L’Unità, per poi approdare per la prima volta in Parlamento nel 1991 dove vi rimarrà sino al 1994.
Enrico Berlinguer volle Tortorella in segreteria, affidandogli la responsabilità sulla Cultura. Un settore vicino alla sua sensibilità: strinse rapporti con intellettuali e scrittori. Rigorosissimo, preciso e attento ad ogni dettaglio, Tortorella assunse posizioni talvolta critiche con la segreteria Berlinguer. Dopo la morte del segretario proseguì il proprio impegno nel partito anche con Alessandro Natta, e con Achille Occhetto, con cui assunse l’incarico di Presidente del partito. Una prima cesura avvenne con la svolta della Bolognina del 1989, e il successivo congresso del febbraio 1991. Tortorella presentò con Natta e Pietro Ingrao la seconda mozione, contraria a quella del segretario Occhetto, la prima, che proponeva il cambio del nome. Tortorella promosse l’area dei “comunisti democratici” vale a dire la componente che rivendicava l’alterità del comunismo italiano rispetto a quello sovietico, e ne difendeva il profilo “democratico” e progressivo. Si affermò la linea di Occhetto ma Tortorella rimase nel nuovo Pds, diversamente dai sostenitori della terza mozione, quella di Armando Cossutta, che diedero poi vita a Rifondazione comunista.
Lo strappo definitivo avvenne nel 1999, quando il governo guidato da D’Alema aderì all’intervento Nato nella guerra in Kosovo. Iniziò allora una indefessa attività con l’Associazione per il rinnovamento della sinistra, e con sue interviste e interventi, in cui ha rivendicato la linea dei comunisti democratici, non in termini nostalgici, bensì nella sottolineatura di uno spirito di critica al sistema capitalistico e non in un semplice adattamento ad esso e nel suo governo.
Uno spirito critico che Tortorella faceva risalire all’ultimo Berlinguer, quello della questione morale. Da quella esperienza è nato anche il filone della sinistra ecologista (Di Giorgio Mele, Marco Fumagalli, Sergio Gentili, Gloria Buffo) che da una critica del modello capitalistico indicava come meta la transizione ambientale. E in una recentissima intervista alla rivista LiberEtà, Tortorella ha rilanciato “lo sforzo di Berlinguer nei suoi ultimi anni per creare una sinistra nuovamente critica verso l’esistente, classista e contemporaneamente moralmente robusta, femminista, ecologista, pacifista, esperta delle grandi possibilità, ma anche dei grandi rischi della rivoluzione digitale se in mani capitalistiche”. “Se fosse stato ascoltato, la sinistra non si sarebbe sbiadita fino a scomparire come è accaduto”.
Nato nel 1926 a Napoli, Tortorella crebbe a Milano, dove giovanissimo aderì alla resistenza clandestina. Catturato e imprigionato, fuggì rocambolescamente travestito da donna, e si trasferì a Genova, dove organizzò la Resistenza e scrisse sull’Unità clandestina, fino al 25 aprile 1945. Dopo la Liberazione proseguì l’attività giornalistica sull’Unità a Genova, e al tempo stesso riprendendo gli studi universitari: si laureò nel 1956 con Antonio Banti con una tesi su Spinoza, e l’anno dopo andò a dirigere l’edizione milanese dell’Unità. Qui inizia anche l’impegno diretto in politica, nel Pci, che lo portò a guidare la federazione milanese e poi quella lombarda. Poi il salto a Roma, dove dal 1970 al 1975 dirige L’Unità, per poi approdare per la prima volta in Parlamento nel 1991 dove vi rimarrà sino al 1994.
2 commenti
1 Aladin
7 Febbraio 2025 - 08:11
Anche su aladinpensiero online: https://www.aladinpensiero.it/?p=161718
2 Giacomo Meloni
7 Febbraio 2025 - 10:53
Non ho conosciuto il compagno Aldo, il cui nome da partigiano era Alessio. Ho conosciuto altri compagni della sua caratura durante la mia lunga militanza in CGIL( 17 anni) e devo dire che a quella scuola era soprattutto l’esempio e lo stile di vita rigoroso - saggio e umile - di questi compagni che ha formato noi giovani di allora.
Mi domando cosa avrebbe detto il compagno Aldo sul dramma della Palestina oggi ? Sicuramente lo avrebbe definito genocidio, senza attardarsi su complicati ragionamenti che alla fine giustificano quell’orrore. Ma come si fa a sostenere oggi la tesi due popoli e due Stati, quando sia Trump che Netanyahu hanno la stessa visione e progetto di cacciare da Gaza i Palestinesi, togliendo loro la terra e contemporaneamente annientandone la popolazione. Mi hanno insegnato che uno Stato per definizione deve avere un territorio e una popolazione. E allora ?
Cosa avrebbe detto il compagno Aldo Tortorella dell’ultima Dichiarazione del Consiglio Europeo, che. per non fare un torto agli Americani e allo Stato di Israele, ha escluso la Federazione Russa dalle cerimonie del “Giorno della Memoria”, in ricordo degli 80 anni dalla liberazione dei prigionieri dal campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz, negando la verità storica che a determinare quella liberazione fu l’armata rossa sovietica !
Ed infine per parlare dei fatti di casa nostra, cosa avrebbe detto il partigiano Aldo Tortorella davanti alla liberazione da parte del Governo di Giorgia Meloni - complici il ministro di Grazia e Giustizia Carlo Nordio, il ministro degli Interni Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano - liberazione del boia e criminale di guerra, torturatore di prigionieri e violentatore di bambini, qual’ è il generale libico Almasri, colpito da un mandato di cattura del Tribunale Internazionale dell’Aja , accompagnato al suo Paese con un volo di Stato Italiano ???. Vergogna.
Giacomo
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