Superare il presidenzialismo con una legge proporzionale o almeno eliminarne le criticità più gravi

1 Febbraio 2025
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Fernando Codonesu, Pres. Scuola di cultura pol. “F. Cocco”

L‘intervento del 18 gennaio di Andrea Pubusa dal titolo Il caso Todde è il risultato di una pessima legge elettorale regionale” è stimolante per tutte le considerazioni che riporta e in particolare perché riguarda il lavoro che come Scuola di cultura politica Francesco Cocco stiamo portando avanti da tempo, quello della riscrittura della legge elettorale sarda
Sul punto aggiungo che abbiamo preso molto sul serio quanto previsto nel programma elettorale della presidente in carica e di qualche gruppo politico presente in Consiglio e per questo ci abbiamo lavorato con molto impegno e convinzione.

Aggiungo inoltre che vi sono in Sardegna diversi movimenti, alcuni anche a seguito della recente raccolta delle 210.000 firme a sostegno della Pratobello24, e altri che lavorano da tempo attraverso metodi partecipativi, che stanno ponendo con forza l’esigenza di una rivisitazione sostanziale della legge elettorale in senso proporzionale.

Insomma, i tempi per un nuovo testo sembrano finalmente maturi e auspichiamo che questa volta il Consiglio, anche grazie alla spinta popolare in atto, proceda di conseguenza.

Gli aspetti più critici e deleteri della legge elettorale in vigore, come le soglie di accesso, l’equilibrio di genere, la rappresentanza territoriale e il bipolarismo forzato, evidenziati da tanti raggruppamenti politici, associazioni, aree di pensiero, intellettuali e attivisti a partire dal 2014, primo anno di applicazione della legge in vigore, sono tutti modificabili significativamente fino a rendere accettabile anche la legge attuale se si è a favore del presidenzialismo.

Però i due elementi che riguardano l’essenza stessa del presidenzialismo, per meglio dire che sono connaturati ad esso, ovvero il principio del “simul stabunt simul cadent” e il premio di maggioranza, sono invece quasi impossibili da modificare per eliminarne l’impatto o almeno per ridurlo sensibilmente. E questo non lo affermo tanto per la prassi oramai consolidata per l’elettorato che può sempre cambiare, quanto per l’accettazione obbligatoria delle sentenze della Corte costituzionale al riguardo.

Con riferimento alle sentenze della Corte é percorribile comunque la possibilità di rendere più difficoltoso il premio di maggioranza o poter diminure il numero di seggi attribuibili allo schieramento del Presidente eletto, ma la maggioranza deve essere comunque in grado di garantire la “stabilità” (o governabilità?), per cui il premio non può essere annullato: una proposta senza il premio di maggioranza non è plausibile e sarebbe cassata dalla Corte!

Il premio di maggioranza, in ogni caso, ancorché pienamente accettato dalla Corte, confligge con il principio di uguaglianza del voto degli elettori. Infatti qualunque premio di maggioranza, ancorché ridotto, conduce ad un peso relativo del voto dell’elettore che vota per la maggioranza più alto di quello che vota per la minoranza e questo viola palesemente l’art. 48, secondo comma, della costituzione.

Il principio del “simul stabunt simul cadent”, invece, non può essere proprio messo in discussione, da qui anche il legame ben posto da Pubusa e da altri giuristi con le implicazioni sollevate dal caso Todde, ma direi che la problematica insita in tale principio esula dal caso in questione in quanto riguarda l’essenza stessa del presidenzialismo.

In realtà, l’unica soluzione per impedire che casi di decadenza imputabili al Presidente comportino automaticamente la decadenza del Consiglio è quella di superare il presidenzialismo e avere una legge elettorale proporzionale che elegge solo il Consiglio e in questo organo verranno indicati il Presidente e la Giunta.

Non ci sono altre vie e scorciatoie!

Il presidenzialismo va superato principalmente perché mette l’esecutivo al di sopra del legislativo. Che lo si voglia o no, con il presidenzialismo il consiglio è subordinato al presidente eletto, lo stesso vale per il consiglio comunale nei confronti del sindaco e per il parlamento nei confronti del governo da almeno 25 anni, indipendentemente dal premierato oggi in discussione.

Per la Regione, le stesse leggi sono in prevalenza originate dalla presidenza e siamo tutti testimoni oculari che sia il parlamento sia il consiglio sono ridotti alla ratifica di quanto dispone l’esecutivo.

Tutto questo ha portato ad una torsione evidente del sistema democratico in Italia e nelle regioni.

Riteniamo che l’equilibrio tra Presidente e Consiglio possa realizzarsi solo quando il presidente è “primus inter pares”, cioé quando viene eletto in Consiglio, e non quando è solo “primus” derivante dalla sua elezione diretta come succede con la legge elettorale attuale.

Con la legge proporzionale, a garanzia della stabilità, si propone l’istituto della “sfiducia costruttiva” che potrà essere utilizzato per una sola volta nel corso della legislatura.

Un’altra considerazione va fatta sulla “produttività” del consiglio, come già sottolineato da Andrea Pubusa, che è diminuita notevolmente da quando c’é l’elezione diretta del presidente della Regione. E la governabilità non è certo migliorata.

Al riguardo invito a vedere i provvedimenti legislativi a vario titolo approvati nel consiglio regionale a partire dal 1990 ad oggi, tenuto conto che nel nostro paese la legge per l’elezione diretta del presidente della Regione è del 1999 ed è entrata in vigore il 6 gennaio 2000. Si riscontrerà facilmente che tale produttività è andata diminuendo qualitativamente e quantitativamente nel corso degli anni.

E qui veniamo alla giusta esigenza di una buona legge elettorale che, come ricordato nel precedente mio intervento del 22/10/2023 qui pubblicato come su altri blog di area, deve essere basata sulla rappresentanza. In Sardegna come altrove, il tema della rappresentanza si declina con la rappresentanza politica, la rappresentanza territoriale e la rappresentanza di genere.

Come già ribadito in varie sedi, la legge elettorale non può essere scritta contro qualche partito e non può essere appannaggio di un solo schieramento, va scritta insieme: maggioranza e minoranza. Solo con questo metodo si può “far pace” con l’elettorato e aumentare la partecipazione democratica della cittadinanza.

Come Scuola di cultura politica abbiamo proceduto con le nostre interlocuzioni istituzionali fiduciosi di poter arrivare ad un testo di una nuova legge elettorale che possa essere discussa nel Consiglio.

Siamo giunti alla decisione di proporre due testi, uno di tipo presidenziale che parte dalla legge attuale rimuovendone tutti gli aspetti più critici ed un altro proporzionale per l’elezione del Consiglio.

Entrambi i testi garantiscono la rappresentanza politica, territoriale e di genere come auspicato da più parti.

Siamo consapevoli che le leggi le fa il Consiglio e ci auguriamo che le nostre proposte possano essere discusse, modificate, integrate e votate in quella sede.

Intanto apriamo una fase di discussione pubblica delle due proposte con iniziative a Cagliari e in altre città della Sardegna.

 

 

 

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