Maria Grazia Caligaris, presidente associazione “socialismo Diritti Riforme ODV”
Non sono interessata a dipanare questioni squisitamente tecnico-giuridico-costituzionali, non ne ho le competenze né sono argomenti che mi appassionano. Ci sono autorevoli voci da ascoltare, non certo la mia. C’è però un insegnamento, a mio modesto avviso, che deriva prepotente dalla vicenda che ha investito la Presidenza della Regione, la Giunta e il Consiglio regionale della Sardegna. E’ un tema politico ma che finora ho visto scarsamente considerato. La questione riguarda la legge elettorale regionale statutaria di cui tanto si è detto in procinto delle elezioni di febbraio 2024 ma nulla si è fatto, dopo i conteggi, i nodi irrisolti, e dopo che si è raggiunta la presenza nella massima assemblea rappresentativa.
Il nodo è proprio nell’aggettivo “rappresentativa” perché la legge elettorale viola alcuni principi di quella che ci ostiniamo a chiamare democrazia. La questione non riguarda solo il genere femminile, la cui presenza è numericamente insignificante, ma anche i territori. Non si può tralasciare che vengono esclusi i candidati presidenti che hanno raccolto decine di migliaia di voti (Renato Soru 63mila – Lucia Chessa 7mila) e, invece, per un gioco di resti, che solo alcune menti di pregio conoscono magistralmente e i cui effetti conducono costantemente all’operato della Corte d’Appello, sono in Aula, benché legittimamente, persone che hanno raccolto qualche centinaio di preferenze. Un obbrobrio, quindi, un sistema proporzionale con finalità maggioritaria che ha inciso fortemente sulla partecipazione al voto (52%) prima ancora dell’esito. Il meccanismo infatti, attraverso clausole di sbarramento (10% e 5%), favorisce le presenze dei cosiddetti “soliti noti” e impedisce l’accesso a chi i voti li ha ottenuti.
Un altro aspetto che genera forti perplessità è il principio “simul stabunt vel simul cadent” (o stanno insieme o insieme cadono). In sostanza anche se viene nominato un/una vice Presidente, qualora ci sia un impedimento (malattia o altro) non temporaneo del/della Presidente eletto/eletta a suffragio universale decade la Giunta e l’intero Consiglio. E’ democratico questo principio?
Ulteriore stortura è il voto disgiunto che rende il quadro di riferimento talmente complicato da far entrare in gioco le simpatie e/o antipatie personali verso la/il candidato scelto. Le storture del sistema elettorale sono note a tutte e tutti ma piacciono ad entrambi gli schieramenti se il discuterne in Consiglio regionale non è all’ordine del giorno.
Qualcuno potrà osservare che ci sono argomenti più importanti per la vita del popolo sardo. Certamente la crisi industriale, il lavoro, la sanità, la scuola, i trasporti, la lingua, la violenza di genere, la speculazione energetica, la devastazione dell’ambiente. Purtroppo sono tutte emergenze che ci portiamo dietro da decenni e sulle quali occorre intervenire ma è compito del Consiglio regionale innanzitutto dotarsi di una norma che ne esprima appieno l’autorevolezza. L’attuale legge elettorale favorisce il populismo e premia i furbi che talvolta scelgono la coalizione e aderiscono alla lista di un partito per avere garantita l’elezione salvo poi trasferirsi da un partito all’altro per puro tornaconto personale. Ecco perché la legge elettorale è un’emergenza e va posta ai vertici delle priorità. Una palese violazione dei principi di partecipazione alle scelte da parte dell’elettorato, che si ripercuotono sulla gestione democratica della cosa pubblica, genera disaffezione e svalutazione delle Istituzioni a cui occorre porre rimedio.
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