Andrea Pubusa
Le destre cantano vittoria per il voto alla Camera della separazione delle carriere fra P.M. e giudici. Niente più passaggi dall’una all’altra funzione. Si sceglie una volta per tutte, all’inizio, dopo il concorso di accesso alla magistratura. Ora, a sentire i sostenitori di questa modifica della Costituzione, i benefici sarebbero molteplici. Ma è cosi? In realtà gli argomenti della destra paiono tutti poco credibili. Ad esempio, Nordio dice che con la nuova disciplina si eliminano, in seno alla magistratura, le correnti. Tuttavia, non se ne vede la ragione. Perche’ i P.M. non potranno avere diverse aree a seconda dei loro orientamenti generali? E perche’ i magistrati giudicanti non potranno mantenere le loro associazioni? E facilmente prevedibile che le manteranno, adattandole alla nuova situazione. Del resto, è impossibile fermare uno spontaneo e fisiologico impulso al collegamento fra persone che la pensano allo stesso modo, e l’associazione è una positiva espressione democratica. Altra cosa sono le degenazioni che talora avvengono, ma che certo non sono scongiurabili con la divisione in due tronconi della magistratura. Con la divisione delle carriere ogni parte avrà le proprie associazioni. Ci sarà semplicemente una duplicazione.
La avv. Bongiorno, della Lega, ci spiega che con la divisione delle carriere il giudice si concentrerà solo sui casi sottoposti al suo giudizio, senza interferenze o amicamenti dei P.M. Perche’, per acquisire la Mondadori, Berlusconi corruppe un giudice tramite Previti in quanto componenti di un’unica carriera? I P.M. staranno sempre al Palazzo di giustizia non lontani dai giudici e comunque chi vorrà non sarà impedito di incontrarsi.
Le ragioni avanzate da destra son fuori tema. Il punto è un altro. La Costituzione ha voluto che giudici e P.M. facciano parte di un unico ordine perche’ entrambi sentano il valore della indipendenza, mentre la loro divisione crea il pericolo che questo valore si attenui nelle procure a favore dell’esecutivo. Potrebbe ovviamente accadere anche il contrario, ma è certo che chi vuole spezzare le carriere tende in cuor suo a togliere dalla testa dei magistrati inquirenti l’ancoraggio all’idea dell’indipendenza. Meglio, dunque, non correre questo rischio e preferire il dettato della Carta vigente. Il procedimemto di revisione costitiuzionale è lungo. Dopo le due votazioni in ciascuna camera ci sarà probabilmente il referendum. E, senza quorum di validità, per gli scassatori della Costituzione sarà dura.
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