Andrea Pubusa
Il Consiglio regionale fa melina, prende tempo. La Commissione consiliare elettorale omette di esaminare il caso Todde e aspetta un ponunciamento della miagistratura su un imminente ricorso della Todde. L’impressione è che si vogliano sfruttare le immancabili lungaggini giudiziarie per sfangare la legislatura. Il clima sereno e veloce dei lavori della Commissione consiliare competente in materia elettorale lascia intendere che su questo iter c’è intesa generale. Le dichiarazioni bellicose di questo o di quello sono da annoverare fra le azioni propagndistiche, gazzosa allo stato puro, fumo negli occhi degli elettori.
Senza entrare nel merito di questa strategia politica, demandata ai gruppi consiliari, sul piano giuridico, però, questo iter non convince.
Anzitutto, non c’è ragione d’impugnare il provvedimento della Commissione di vigilanza davanti alla magistratura. Lo sarebbe se producesse immediaatamente effetti sulla presidente. Questo non è l’atto conclusivo della procedura, è sicuramente di natura endorocedimentale, e pertanto non produce effetti lesivi in capo alla Todde e al Cosnsiglio. Pertanto non è impugnabile direttamente, ma solo dopo l’emissione dell’atto che chiude il procdimento, che è la deliberazione del Consiglio regionale. La Todde, pertanto, non ha per ora interesse ad agire in giudiziio e il ricorso dovrebbe essere inammissibile per carenza di intresse a ricorrere. Il ricorso, pertanto, si comprende, mettendosi nei panni del difensore della Todde, solo come espresione di prudenza, che deve sempre guidare l’azione della difesa. Mai presumere di avere l’interpretazione esatta, indiscutibile, perché se è corretta o meno in fondo lo decide il giudice.
Qui, comunque, a ben vedere il Consiglio può proteggere se stesso direttamente senza necessità di tutela giurisdizionale. Infatti, può non condividere il provvedimento della Commissione di vigilanza e non dichiarare la decadenza della Todde. E’ anzi meno garantista il giudizio degli organi giuridizionali, perché i giudici sono sempre imprevedibili. Inoltre, questa vicenda, del tutto nuova, fa, come suol dirsi, giurisprudenza, costituisce un precedente, e quindi sarebbe bene che il Consiglio, quale organo rappresentativo dei sardi, manifesti immediatamente e senza infingimenti, il proprio orientamento.. I precedenti sono sempre importanti, ancor più se riguardano le istituzioni. Da questo punto di vista la decisione della Commissione consiliare pare mostri incertezza, indecisione, e confonda la situazione anziché chiarirla.
Ma oramai la decisione è presa, l’iter è tracciato, per di più unanimemente, e perciò non ci rimane che attenderne gli sviluppi.
2 commenti
1 aldo lobina
17 Gennaio 2025 - 09:30
Davvero poco prudente il suggerimento di non ricorrere, perché non necessario, trattandosi di un atto, quello dell’ingiunzione, “endoprocedimentale”.
Io, al posto della Todde, cui è stata notificata l’ingiunzione del Collegio Regionale di Garanzia Elettorale, penserei di proporre invece opposizione alla ordinanza ingiunzione ai sensi dell’art. 22 L. n. 689/1981. Non farlo, trascorsi i 30 giorni, significherebbe costringere lo stesso Consiglio Regionale a prendere atto di una dichiarata decadenza, contro la quale nessuna opposizione sarebbe stata mossa dall’interessato.
Adottare cavillosi sistemi di difesa, come quelli di non difendersi, dal mio punto di vista è molto rischioso. Né il Consiglio regionale sardo (cui nessuno vieterebbe di iniziare i suoi approfondimenti fin d’ora) potrebbe decidere di deliberare in modo corretto, sposando una tesi o un’altra, quando sono tutte ancora da concepire.
Una decisione affrettata del Consiglio regionale, in un senso o nell’altro, non sarebbe intelligente. Da una parte – se a favore della decadenza - potrebbe sovrapporsi ai tempi che la Todde ha per presentare ricorso, togliendole i diritti di difesa; dall’altra - situazione evidentemente più probabile per il coinvolgimento generale di tutto il Consiglio – aprirebbe una frattura ingiustificata difficilmente sanabile tra poteri .
Il Consiglio regionale (attraverso la commissione) fa bene ad aspettare il ricorso della Todde, sia nell’interesse della Presidente sia per avere argomenti ulteriori a sostegno delle buone ragioni a conforto di qualunque sua deliberazione.
Certo, dovere certificare la propria decadenza con una presa d’atto di decisioni esterne pare paradossale. Nessuno certifica la propria morte prima di essere passato a miglior vita. Ma qui, in questo caso, non è in gioco la vita, ma le funzioni politiche di rappresentanza, è in gioco il rispetto delle regole, cui tutti debbono attenersi. Perché, anche se c’è chi parla di leonesse e sciacalli come se fossimo nella savana, qui - e spero che questa affermazione non sia contestabile da alcuno, viviamo in una terra in cui l’unica forza riconosciuta deve essere quella della Costituzione della Repubblica e di tutte le sue leggi. Anche quelle che non ci piacciono.
Non so come finirà, mi auguro solo che trionfi lo Stato di diritto. Comunque vada.
2 Aladin
17 Gennaio 2025 - 12:39
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