L’ANPI a Cagliari e in Sardegna dall’Aprile del 1945 al 1949

20 Dicembre 2024
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Marco Sini

Per ricostruire la vicenda dell’ANPI in Sardegna e, in particolare, a Cagliari nell’immediato dopoguerra ho attinto anche da una nota a margine da “L’Antifascismo in Sardegna” Vol. 2, curato dal Prof. Manlio Brigaglia.
A fine Aprile del 1945 in concomitanza con il riconoscimento all’ANPI Nazionale, costituita nel settembre del 1944, del titolo di “Ente Morale” dal Decreto del Luogotenente del 5 aprile n. 224, si costituisce anche a Cagliari una sezione dell’ANPI per iniziativa di alcuni partigiani rientrati a Cagliari dalla guerra di Liberazione e coordinati da Francesco Bussalai, ai quali il PCI aveva dato in uso i locali. Da altri documenti e testimonianze risulta che il primo presidente della sezione sia stato Antonio Selliti che di lì a poco si trasferirà a Carbonia per assumere la funzione di Segretario della Camera del Lavoro.
La prima iniziativa della sezione è la pubblicazione di una rivista “La voce del Partigiano”, che cesserà la pubblicazione nell’ottobre del 1946.
Del giornale sono direttori, in diversi periodi, Giuseppe Porcu, Francesco Bussalai (che quando verrà sciolta l’ANPI in Sardegna sarà uno dei fondatori dell’UAPS), Gerolamo Businco e Stefano Mereu.
Il giornale partigiano, che arriva a vendere 15.000 copie nella sola provincia di Cagliari, si distingue per la carica polemica che lo anima: In un commento contenuto su “Introduzione alla antologia “La voce del Partigiano” nella Collana “Stampa periodica in Sardegna” (1943-1949. Pag. 74, XII) l’autore G. VERNALEONE, scrive:
“arroccato su una generica posizione antifascista si batte, in primo luogo, per la moralizzazione della vita pubblica, sostenendo il processo di epurazione e di defascistizzazione degli Enti e delle Amministrazioni pubbliche; è scandalistico e provocatorio  fino al ricatto, apre un dialogo serrato con i lettori, affidando soprattutto alla denominazione della testata la credibilità delle proprie affermazioni e delle proprie battaglia”.
Il carattere volutamente provocatorio del settimanale non toglie, tuttavia, che su alcuni problemi (denuncia del ruolo autoritario dell’Alto Commissario, proposta di un fronte unitario delle forze democratiche e autonomiste nel nome dell’antifascismo) avesse un ruolo particolarmente incisivo e mobilitante, come del resto è attestato dall’alto numero di copie vendute.
Il giornale risente, indubbiamente, della contraddizione politica fra la radicalità e le aspettative della lotta partigiana vissuta dall’interno e un quadro politico dei partiti e istituzionale che si era delineato, in Sardegna, esternamente alla resistenza e con una gestione verticistica come ad esempio l’Amministrazione comunale di Cagliari che festeggerà il 25 aprile del 1947 e ‘48 con una cerimonia distinta rispetto all’iniziativa che viene promossa dall’ANPI e dai partiti di sinistra (Vedi gli articoli della pagin della Sardegna de L’Unità del 25/26 aprile 1947 e 48).
La Federazione dell’ANPI ha alcuni momenti di forte iniziativa politica nel 1946 quando raggiunge i 960 iscritti, ma negli anni successivi vive una vita stentata.
Nel 1948, come testimonia una lettera della Segreteria al Comitato Nazionale dell’ANPI (Segreteria. 10-999-S. Preparazione 2° Congresso, 28 novembre 1948), la Federazione di Cagliari non è nemmeno in grado di garantire le spese di viaggio ad un suo rappresentante per il Congresso nazionale. Nella lettera è scritto: “Il Comitato Direttivo praticamente non esiste più. Si è quindi presentata in un primo tempo l’alternativa di dover chiudere i battenti, ma alla fine si decise di lasciare un ufficio stralcio onde andare incontro alle necessità più urgenti degli associati”.
Insomma, sopravvisse per un po’ di tempo un “Ufficio stralcio” per assistenza di patronato ai partigiani che vi si rivolgevano per espletare pratiche sia per ottenere il riconoscimento di Partigiano sia per poter accede a sussidi o altre forme di assistenza.
Dopo alcuni mesi, anche perché i suoi quadri più rappresentativi erano stati assorbiti dall’attività dei partiti (PCI e PSI in  particolare nelle cui liste saranno candidati e eletti dirigenti importanti dell’ANPI come ad esempio lo stesso Francesco  Bussalai e altri partigiani e antifascisti nei Consigli comunali), la Sezione ANPI di Cagliari chiude.
Ugualmente breve sarà la vita delle Sezioni di Sassari e di Nuoro che chiuderanno subito dopo.
In assenza dell’ANPI in Sardegna, e a Cagliari, alcuni partigiani cagliaritani continueranno ad essere iscritti alle sezioni ANPI dei luoghi ove hanno combattuto nella Guerra di Liberazione (es. Nino Garau a Spilamberto, Mario Corona a Fucecchio), altri aderiscono all’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di cui saranno anche dirigenti (Pinuccio Tinti, Claudio Perra e  altri), ma i più saranno “in sonno” e non aderiranno ad alcuna associazione fino alla fine degli anni ’50 inizio anni  ’60 quando si costituisce l’Unione Autonoma Partigiani Sardi fondata da Dario Porcheddu e dallo stesso Francesco Bussalai e l’ANPPIA  Associazione Perseguitati politici antifascisti) i cui primi dirigenti saranno Giovanni Lai ( Presidente) e Antonino Tinti  (Vicepresidente).
Intanto a metà degli anni ’80 per impulso dell’Istituto Storico di Studi Sardi della  Resistenza e dell’Autonomia iniziano le ricerche organiche e le pubblicazioni su antifascisti, partigiani e deportati sardi per costruire una memoria scritta che li ricordi.
A fine anni 2008/9 su impulso di Francesco Pranteddu, militante dell’ANPPIA, rientrato da Milano e fiduciario dell’ANPI Nazionale, si ricostruisce l’ANPI in Sardegna che a Cagliari, su impulso di Francesco Pranteddu aderisce al Comitato 25 Aprile iniziando una stretta collaborazione con UAPS e ANPPIA e con i compagni Franco Boi e Maurizio Orrù scomparsi il primo un anno fa e il secondo pochi giorni fa.

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