Andrea Pubusa
La battaglia contro l’invasione speculativa delle multinazionali dell’energia offre l’ennesima prova dolorosa del fatto che i sardi non costituiscono un’entità nazionale. Aveva ragione Lussu quando parlava di nazione mancata o fallita. Essere nazione non presupone solo un territorio, una lingua comune, comune religione, ma anche un modo unitario nell’affrontare i problemi generali e fondamentali della comunità. Non ci fu unitào quando nel 1796 Giommaria Angioy capeggiò il movimento antifeudale, che mirava non solo a eliminare il sistema frudale in Sardegna ma anche a superare la vecchia rapprentanza per ceti in favore di una rappresentanza generale e a ridisegnare i rapporti fra Ik Regnum Sardiniae e corona. Angioy fu battuto dalla Corona appoggiata dai ceti reazionari isolani. Non ci fu cioè una unità di fondo a sostegno delle ragioni dei sardi.
Così è anche oggi. Siamo tutti consapevoli che è inaccettabile l’invasione incontrollata di pale eoliche e pannelli solari, ma ci si divide nella risposta. La Regione approva due leggi a difesa, una minoranza rema contro. Vorrebbe che questa legge venisse impugnata dal governo, in modo che il vuoto sia colmato da un disciplina d’iniziativa popolare, senza mai spiegare perche’ questa sia esente da impugnazioni e possibili annullamenti da parte della Consulta. Una divisione distrutiva, senza alcuna seria prospettiva. Meglio sarebbe difendere la legge approvata e in vigore, semmai studiando insieme l’alternativa nella malaugurata ipotesi d’impugnazione e di annullamento della disciplina di tutela vigente. Ipotesi che va contrastata con fermezza. Ma questo modo di fare richiederebbe una coscienza unitaria dei sardi, che evidentemente manca. Che Iddio ce la mandi buona!
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