Andrea Pubusa
Sento alla radio che quattro bambini palestinesi sono stati uccisi mentre tentavano di avere un po’ di pane. Vedo in tv masse enormi, centinaia di uomini e donne accalcati per avere un po’ di cibo, qualcuno muore calpestato dalla folla.
Mi chiedo in che mondo viviamo? Vediamo popolazioni che per scansare i bombardamenti vagano ora a nord ora a sud portando con se qualche bene. Vedo gente accampata fra le macerie in mezzo alla polvere o al fango. Assisto ai frequenti strazianti funerali dei tanti, troppi morti. Vedo palazzi e case che saltano in aria lasciando rovine e devastazione. Molti si interrogano: è o no genocidio? Taluni si impegnano a spiegarci sottilmente quando un massacro è genocidio e quando no. Ma importa, è utile a qualcosa questa distinzione? A me pare che si tratti di azioni efferate contro il senso elementare di umanità. Molti dicono che sono atti doverosi di difesa. Difesa da chi? Dai bambini? Dalle loro povere madri? Altri evocano, a giustificazione, l’efferato attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Ma non si colpiscono i responsabili di quei fatti inumani e insensati. E non si può dire che, criticando il governo di Israele, lo si pone sullo stesso piano di Hamas, che è un’organizzazione terroristica. Ma proprio questa distinzione depone ai danni di Israele. Uno stato non può usare gli stessi mezzi e le identiche modalità di azione di un’organizzazione armata. Uno stato, specie se si autodefinisce democratico, deve rispettare il diritto internazionale e il senso comune di umanità. Il rispetto delle persone. E quindi dobbiamo pretendere da Israele la cessazione dei massacri, dobbiamo pretendere la pace.
1 commento
1 Aladin
8 Dicembre 2024 - 11:18
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