Emilio Lussu
Nel 1943, appena liberate le prime parti del nostro territorio nazionale, fu creato in Sicilia e in Sardegna l’istituto dell’Alto Commissariato, e immediatamente dopo l’istituto della Consulta regionale. Questi due istituti furono istituiti per le due isole, perché isole. Nel decreto luogotenenziale che costituì le Consulte regionali fu fatto obbligo a queste di elaborare e poi presentare al Governo un proprio statuto di organizzazione autonoma nell’Isola. A questo punto è doveroso che io riconosca che sulla via dell’autonomia i tempi sono stati accelerati in Sicilia e ritardati in Sardegna. (…)
La Consulta regionale siciliana accelerò i suoi lavori di elaborazione dello statuto autonomo e in 15 giorni di sedute continue preparò il suo statuto che finì per essere approvato il 23 dicembre 1945 e presentato, immediatamente dopo, al Governo. (…) Fu a questo momento che presso la Giunta e presso il Governo intervennero i rappresentanti sardi alla Consulta nazionale per ottenere, dato che i lavori in Sardegna procedevano con un certo rilento che si poteva prevedere sarebbe continuato per parecchio tempo, che provvisoriamente lo statuto autonomo per la Sicilia fosse passato anche alla Sardegna in attesa che la sua, nostra Consulta regionale elaborasse, con tutta tranquillità, il suo statuto. (…)
Il presidente del Consiglio di allora, onorevole De Gasperi (sempre l’onorevole De Gasperi presidente del Consiglio…) aderì alla richiesta e si impegnò di far passare alla Sardegna provvisoriamente lo statuto siciliano in attesa che la Consulta regionale sarda elaborasse il suo proprio statuto. Sennonché avvenne un fatto imprevisto: la Consulta regionale sarda ritenne di non accettare questa offerta. (…) La Consulta regionale sarda rifiutò, ma non fu certo la via della minore resistenza che la Consulta sceglieva, perché infatti si rimise immediatamente al lavoro, e si può dire che dopo le elezioni politiche non abbia fatto altro: riunioni di tecnici, riunioni di Commissioni speciali, riunioni plenarie a Cagliari, a Sassari, a Nuoro, riunioni con i rappresentanti sardi all’Assemblea Costituente, a Cagliari, a Roma, ed infine tutta una serie di riunioni plenarie che portarono al mese di aprile all’approvazione in ultima lettura, dopo la prima, la seconda e la terza, dello statuto sardo, che fu approvato il 29 aprile scorso e poco dopo presentato al Governo.
Metteteci in condizione di fare questo primo esperimento, che reclamandolo come un diritto, noi sentiamo sarà per l’Isola l’inizio di una vita nuova, che noi vediamo come vita di democrazia popolare, d’iniziativa popolare e di diretta responsabilità democratica, nella legalità repubblicana, concepita non già come una imposizione dall’alto, ma come un consapevole limite da porsi volontariamente alla propria azione autonoma. (…)
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