Migranti, ecco l’emendamento che “esautora” i Tribunali civili

14 Novembre 2024
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APN


Fratelli d’Italia presenta modifiche al decreto Flussi per sottrarre la competenza ai giudici che hanno bocciato le norme del governo e assegnarla alle Corti d’appello

«Per i procedimenti aventi ad oggetto la convalida del provvedimento con il quale il questore dispone il trattenimento o la proroga del trattenimento del richiedente protezione internazionale» è «competente la Corte d’appello» nel cui «distretto ha sede il questore che ha adottato il provvedimento oggetto di convalida». La Corte d’appello civile «giudica in composizione monocratica».È quanto si legge in un emendamento al decreto Flussi presentato dalla relatrice Sara Kelany, deputata di FdI, in commissione Affari costituzionali alla Camera. Il voto sull’emendamento è previsto nei prossimi giorni, e il risultato a favore dell’approvazione sembra scontato. La conversione del decreto dovrebbe passare, nell’aula di Montecitorio, il 25 novembre, ed è probabile che il governo ponga la fiducia.L’obiettivo della modifica presentata da FdI è sottrarre la competenza sulle decisioni relative ai migranti, incluse quelle sui trattenimenti in Albania, ai giudici civili delle sezioni Immigrazione dei Tribunali. Dopo che le toghe avevano disapplicato il Dl Cutro, si era pensato di assegnare le competenze ai Tar. Adesso si vira sul giudice civile di secondo grado.«È semplicemente assurdo demandare per un compito simile la Corte d’appello, nel nostro ordinamento non esiste una prima istanza o una convalida assegnata a un giudice di appello», ci dice l’avvocata, esperta in ricorsi dei migranti, Rosa Emanuela Lo Faro. Sembra si tratti insomma di una “contromisura” alle ultime decisioni dei Tribunali, tutti specializzati nella materia dell’immigrazione, su “modello Albania” e decreto Paesi sicuri. Demandare la materia alle Corti d’appello civili, secondo le toghe, vuol dire assegnare i procedimenti a persone meno preparate sul tema, già ingolfate di lavoro e impegnate a raggiungere gli obiettivi del Pnrr.Come raccontato, ci sono stati in queste settimane diversi provvedimenti – Roma, Bologna, Catania – che hanno sostanzialmente smontato il modello Albania della premier Giorgia Meloni e del premier albanese Edi Rama e hanno rinviato poi in alcuni casi il Dl Paesi sicuri alla Corte di Giustizia Ue, per dirimere il contrasto fra legislazione nazionale e norma sovranazionale.Ci dice Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica: «Temo che il governo sia a caccia del giudice accondiscendente che non c’è, nella illusione che il problema sia appunto il giudice anziché i rapporti tra norma nazionale e norma europea. Vi è stato un grande investimento organizzativo, di risorse umane, di affinamento di competenze nella creazione, in tutti i Tribunali italiani, delle sezioni specializzate in materia di protezione internazionale. In Corte d’appello non ci sono quelle competenze, sebbene si potranno formare con il tempo, ma soprattutto non c’è un numero sufficiente di magistrati per fornire un servizio efficiente». Sulla stessa linea Giovanni Zaccaro, segretario di AreaDg, l’altra corrente progressista dei magistrati: «Non riesco a comprendere il motivo della modifica normativa: si sottrae la competenza ai giudici specializzati nella materia e la si sposta alle Corti d’appello, già schiacciate da enormi carichi di lavoro e in affanno nel raggiungere gli obiettivi di smaltimento dell’arretrato concordati dal governo con l’Ue».Inevitabili anche le reazioni politiche: «Musk chiede e Fdi esegue», è stato il secco il commento all’emendamento della capogruppo dem alla Camera, Chiara Braga. Che ha proseguito: «La relatrice del provvedimento, guarda caso del partito della presidente del Consiglio, ha depositato un pacchetto di emendamenti che rappresentano una vera e propria follia giuridica, un vero e proprio abuso del potere legislativo». Il deputato di +Europa Riccardo Magi ha commentato: «Non potendo fare l’emendamento Musk per cacciare i giudici che non obbediscono, per mascherare il fallimento dell’esperimento albanese, governo e maggioranza continuano a intervenire compulsivamente e in modo isterico sulla normativa che disciplina il trattenimento delle persone richiedenti asilo. La scelta, dettata unicamente dal tentativo isterico di cambiare giudici sui provvedimenti relativi alla detenzione in Albania, avrà anche pesanti ricadute sull’organizzazione del lavoro delle Corti d’appello».Dalla sinistra «solo affermazioni destituite di fondamento», ha replicato Kelany. Intanto il 4 dicembre prossimo la prima sezione civile della Cassazione tratterà il ricorso del ministero dell’Interno contro la mancata convalida del trattenimento dei primi 12 migranti portati in Albania a metà ottobre, sui cui si è pronunciato il Tribunale di Roma dopo la sentenza del 4 ottobre della Corte di Giustizia Ue.

La stessa Corte di Lussemburgo sarà chiamata, probabilmente l’estate prossima, a dirimere i quattro quesiti sollevati sempre dal Tribunale civile di Roma, sezione Immigrazione, qualche giorno fa sulla stessa questione. Il governo è comunque intenzionato a non fermare il progetto Albania e quindi, nonostante i rigetti dei magistrati e la sospensione del Dl Paesi sicuri, i viaggi della nave Libra non si fermeranno, prefigurando un infinito ping pong tra governo e magistrati. In mezzo, i migrant

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