Il super consigliere di Donald Trump (ora suo ministro designato) va in soccorso del governo Meloni e punta il dito contro il tribunale di Roma che ha annullato il trattenimento in Albania. Toghe in rivolta.
Un Elon Musk a briglia sciolta, incontinente e incontenibile, che dal cinque novembre mette bocca su qualsiasi argomento. Anche sulla politica di una nazione straniera e sovrana come l’Italia.
Il padrone di SpaceX e Tesla, nonché super-consigliere di Donald Trump con cui sta vivendo un’autentica simbiosi, è intervenuto a gamba tesa contro i magistrati della sezione immigrazione del tribunale di Roma che hanno disposto la liberazione degli ultimi sette migranti trattenuti in Albania, un provvedimento che ha creato tensione con il governo.
«These judges need to go», «quei giudici se ne devono andare» scrive Musk sulla piattaforma “X” (peraltro di sua proprietà), commentando un post di Mario Nawfal, fondatore e amministratore delegato di Ibc Group e seguito influencer dell’alt right Usa. Il miliardario statunitense viene così in aiuto all’amica Giorgia Meloni (a settembre era stato ospite di Atreju), attaccando testa bassa i giudici che starebbero ostacolando le sue politiche contro l’immigrazione. La premier però si guarda bene dal commentare un intervento che, per il suo ruolo istituzionale, non può che crearle imbarazzo.
Chi non prova alcun imbarazzo invece è Matteo Salvini, letteralmente entusiasta del soccorso d’oltreoceano: «Ha ragione!». Musk aveva già criticato la magistratura italiana in occasione del processo Open arms che ha visto andare alla sbarra proprio Salvini per sequestro di persona: «È scandaloso che sia sotto processo per aver fatto rispettare la legge, dovrebbe essere quel giudice pazzo ad andare in prigione per sei anni».
Parole pesantissime e irrituali che non sono sfuggite al consigliere laico del Csm Ernesto Carbone, preoccupato dalla smaccata ingerenza del miliardario sulle nostre vicende politiche: «Questi nuovi oligarchi che sfruttano mondi nuovi come lo spazio, l’etere i social e le nuove tecnologie per controllare la politica mondiale sono un pericolo per la democrazia. Dopo un’incursione nella politica tedesca oggi il giurista Elon Musk entra in modo violento criticando un potere dello Stato. Tutto questo è inaccettabile ma soprattutto pericoloso», commenta Carbone.
Dovremo tuttavia abituarci alle intemerate e agli sconfinamenti territoriali di Musk, destinato a svolgere un ruolo centrale nella prossima amministrazione Trump come dimostra l’attivismo degli ultimi giorni e l’assoluta mancanza di contegno. Come spiegano i media Usa, dal giorno della vittoria l’uomo più ricco del pianeta ha partecipato praticamente a tutte le riunioni e a tutti i colloqui del presidente eletto, anche alle telefonate “sensibili” con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky.
Oltre ai suoi interessi privati che di certo avranno una significativa influenza sulla politica estera degli Stati Uniti dei prossimi quattro anni, il baricentro ideologico del pensiero di Musk è l’immigrazione. Non tanto per convinzione personale ma per convenienza politica. L’allarme contro la presunta invasione dei migranti latinos lanciato da Trump durante la campagna elettorale, anche nella versione grottesca e fake degli haitiani mangiatori di cani e gatti, si sono dimostrati un formidabile fondo di commercio elettorale ed è probabilmente sulla paura dell’invasione straniera che The Donald ha stravinto il confronto con la democratica Kamala Harris.
Musk, che ha speso di tasca propria oltre 120 milioni di dollari per alimentare la propaganda del candidato repubblicano, questo lo sa benissimo, questione di marketing. Si calcola che solo nell’ultimo anno il capo di Tesla abbia pubblicato circa mille messaggi sul tema immigrazione, quasi tre al giorno. E dire che lo stesso Musk quando negli anni 90 dal Sudafrica è sbarcato negli Stati Uniti ha lavorato clandestinamente per il lancio della sua prima start-up come ha racconto il Washington Post in un’ampia inchiesta pubblicata il 26 ottobre.
Rinunciando a iscriversi all’università di Stanford avrebbe infatti dovuto lasciare il paese. Ma prima degli attentati dell’11 settembre le norme sugli studenti stranieri erano molto più tolleranti, così Musk ha avuto il tempo per ottenere un visto di lavoro e successivamente per ottenere la doppia cittadinanza. Una circostanza che non ha mai ammesso esplicitamente: «Mi trovavo in una zona grigia» disse nel 2013 in un’intervista omettendo la mancata iscrizione al corso di laurea di Stanford.
1 commento
1 Aladin
13 Novembre 2024 - 15:24
Anche su aladinpensiero online: https://www.aladinpensiero.it/?p=159358
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