Che cosa dice davvero l’email del magistrato criticata dal governo Meloni

24 Ottobre 2024
2 Commenti


Andrea Pubusa

Può un giudice esprimere la propria opinione liberamente? O per lui non vale l’art. 21 Cost. che garantisce la libertà di manifestazione del pensiero? Ora, mentre è evidente che un magistrato non può esprimere opinioni su vicende sottoposte al suo giudizio, non ci sono preclusioni o limitazioni alla sua libertà di manifestazione del pensiero, anche sulle questioni attinenti alla giustizia e alla magistratura in generale. Se le opinioni non sono condivise, chi lo ritiene risponderà nel merito. Non sono accettabili pertanto le richieste di dimissioni del giudice  Patarnello, il quale - secondo quanto dice giustamente Padellaro su Il Fatto - addirittura elogia la Meloni, dichiarandola non riccattabile, mossa solo da motivi politici e non da ragioni personali come Berlusconi.
Un’altra pessima figura della Meloni e dei suoi alleati, che dimostrano di non sapere in quale contesto  costituzionale vivono, oppure lo vogliono forzare, rimanendo però con le mani vuote. Così accadrà anche per “i paesi sicuri e non sicuri”, per la cui definizione in nulla incide il recente decreto legge del governo, rimanendo prevalente la disciplina europea, che assegna ai giudici di dichiarare la sicurezza o meno di un paese in relazione al caso concreto sottoposto a giudizio.

 Ecco come l’ANSA ha rievocato il caso.

 

Una email è stata inviata ad altri colleghi dal giudice Patarnello, le cui dimissioni sono state chieste da vari politici della maggioranza.

Nelle scorse ore vari esponenti del governo Meloni e dei partiti che lo sostengono hanno criticato il magistrato Marco Patarnello per il contenuto di un’email, divulgata da Il Tempo il 20 ottobre, critica nei confronti del governo. Tra gli altri, l’articolo del quotidiano romano è stato rilanciato sui social network dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con una grafica e la scritta: «“Meloni oggi è un pericolo più forte di Berlusconi. Dobbiamo porre rimedio”. La mail choc del magistrato».

Ma che cosa ha scritto davvero il magistrato Patarnello, le cui dimissioni sono state richieste dal leader della Lega Matteo Salvini? Vari quotidiani, tra cui il Corriere della Sera, hanno pubblicato il testo integrale dell’email, che era diretta ad altri colleghi magistrati, nello specifico alla mailing list dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), un’organizzazione di rappresentanza dei magistrati. Il testo dell’email è stato diffuso anche da Magistratura Democratica, che fa parte dell’Anm ed è considerata una corrente di centrosinistra e sinistra.

L’oggetto dello scambio di email tra Patarnello e gli altri magistrati è la sentenza con cui il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento di 12 migranti nei centri costruiti dall’Italia in Albania, sentenza duramente criticata dal governo.

L’email di Patarnello inizia con un commento su quelle che secondo lui sono le posizioni dei partiti al governo nei confronti della magistratura. «Indubbiamente l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni», ha scritto il magistrato, motivando subito dopo questa dichiarazione. «Innanzitutto perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto».

Successivamente, Patarnello ha aggiunto un’altra motivazione a sostegno della sua posizione: «In secondo luogo perché la magistratura è molto più divisa e debole rispetto ad allora. E isolata nella società. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo. Quanto meno dobbiamo provarci. Sull’isolamento sociale non abbiamo il controllo ma sul tema della compattezza interna possiamo averlo. Non è accettabile chinare le spalle ora o che qualcuno si ritagli uno spazio politico ai danni dell’intera magistratura».

Dunque, dalle parole del magistrato, si capisce che l’espressione “porre rimedio” fa riferimento a quelle, che secondo lui, sono le divisioni all’interno della magistratura, e non al fatto che Meloni sia considerata «più pericolosa» di Silvio Berlusconi, perché a differenza dell’ex leader di Forza Italia non ha processi in corso a suo carico.

«In terzo luogo la compattezza e omogeneità di questa maggioranza è molto maggiore che nel passato e la forza politica che può esprimere è enorme e può davvero mettere in discussione un assetto costituzionale ribaltando principi cardine che consideravamo intangibili. Come corollario di questa condizione politica, anche l’accesso a un’informazione decente è ancora più difficile dell’era di Berlusconi», ha proseguito il magistrato nella sua mail.

Secondo Patarnello, le tre ragioni viste finora dimostrerebbero perché «il pericolo per una magistratura ed una giurisdizione davvero indipendente è altissimo». «Dobbiamo essere uniti e parlare con chiarezza. Non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente. Senza timidezze», ha scritto il magistrato ai suoi colleghi.

 

2 commenti

  • 1 Giuseppe Arca
    24 Ottobre 2024 - 07:39

    “Dobbiamo porre rimedio”. Ma a che cosa? Leggendo la lettera del magistrato, si capisce che la destra mente sapendo di mentire.

  • 2 Aladin
    24 Ottobre 2024 - 07:44

    Anche su aladinpensiero online: https://www.aladinpensiero.it/?p=158672

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