Per una nuova legge elettorale sarda Avvio di un confronto politico pubblico e di un’azione legislativa rapida e concreta da parte del Consiglio regionale

22 Ottobre 2024
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 Fernando Codonesu

Premessa
Da dieci anni, e non da soli, riteniamo l’attuale legge elettorale del tutto inadatta a rappresentare realmente e democraticamente la volontà dell’elettorato sardo, in quanto, principalmente a causa delle soglie del 5% per le singole liste e del 10% per le  coalizioni, una larga parte dei sardi che hanno espresso il proprio voto non hanno avuto rappresentanti eletti nel Consiglio regionale.
Al riguardo ricordiamo i voti espressi a Michela Murgia nel 2014, quelli del trio Maninchedda, Pili e Murgia nel 2019 e quelli della Coalizione sarda guidata da Renato Soru e di Sardigna r-Esiste, guidata da Lucia Chessa, nelle  elezioni del mese di febbraio dell’anno in corso.
Parliamo di oltre 130.000 voti validi nel 2014, 61.000 voti espressi nel 2019 e ben 67.200 relativi alla consultazione del 2024, voti che non hanno avuto alcun rappresentante in Consiglio regionale. Questo risultato è ormai riconosciuto come fortemente lesivo della democrazia da gran parte della società  civile e, per fortuna, anche da diverse forze politiche presenti negli organi elettivi
Di pari passo e gravità risulta l’andamento del “non voto” nelle tre tornate elettorali, rispettivamente pari al 47.66 % nel 2014, 46.26% nel 2019 e 47.60% nel 2024.
Un principio, un metodo
Le regole comuni vanno fatte insieme e per tutti. Così come accade con i giochi dove tutti i giocatori si riconoscono nelle loro specifiche definizioni e regole operative, a maggior ragione il principio che la legge elettorale va condivisa tra maggioranza e minoranza non deve mai vedere alcuna deroga, come dimostra il pessimo precedente del 2013.
Riconosciamo la legge elettorale, in particolare quella della nostra Regione ,quale strumento principale per l’attuazione della democrazia rappresentativa in Sardegna. Per questo deve essere riconsiderata e riscritta.
Come responsabili della Scuola di cultura politica Francesco Cocco siamo impegnati a stimolare ed estendere la partecipazione popolare alla politica e a concorrere con le nostre migliori energie alla riscrittura della legge elettorale, quale contributo della società civile alle istituzioni rappresentative.
Quanto al metodo,  intendiamo lavorare in una prima fase con la maggioranza e ad organizzare entro fine novembre, o  prima decade di dicembre, un incontro pubblico a cui sarà invitata anche la minoranza presente in Consiglio Regionale.Tutti, maggioranza e minoranza, avranno a disposizione i documenti frutto delle  discussioni, elaborazioni e proposte della nostra Scuola.

Alcune condizioni per una buona legge elettorale

A mio modo di vedere una buona legge elettorale deve soddisfare tre condizioni di base:
la prima riguarda la necessità che sia assicurata a tutte le compagini politiche che intendono partecipare alla competizione elettorale, anche a quelle  minori, la  possibilità di farlo, presentando le proprie liste senza dover andare  incontro a soglie di sbarramento e obblighi, che oggi appaiono esattamente per quello che sono: pretestuosi motivi di esclusione dalla partecipazione al processo democratico elettorale di una gran parte di cittadini ed eletti potenziali.
La seconda riguarda la rappresentanza territoriale che trova compimento se le circoscrizioni sono abbastanza omogenee in termini di abitanti, storia, economia e cultura. Si tratta di ridurre le forti asimmetrie che vedono oggi le due circoscrizioni di Cagliari e Sassari eleggere 32 rappresentanti su 60, riperimetrando e ridefinendo le  circoscrizioni attuali oppure accorpandone alcune, laddove possibile, tenendo però conto delle affinità generali su delineate, e dividendo comunque le due circoscrizioni maggiori  per attribuire a ciascuna un numero più basso di abitanti e di comuni afferenti. Non si può eleggere un terzo dei seggi in una sola circoscrizione, peraltro così socialmente disomogenea e tanto vasta da risultare impercorribile per intero da un candidato durante i 30 giorni di campagna elettorale.
La terza condizione, che qui sottolineo con particolare forza e convinzione, riguarda la rappresentanza di genere che è di là da venire. La correzione  apportata nel 2018 è troppo debole e, ne va preso atto, non garantisce alcuna seria rappresentanza che rifletta proporzionalmente la composizione dell’elettorato. Al riguardo basti pensare al fatto che su 60 consiglieri eletti solo 10 sono donne, compresa la Presidente!
Su questo aspetto, siamo coscienti che l’auspicata parità di genere nel Consiglio Regionale, o almeno il suo progressivo riequilibrio numerico non dipendono da un testo di legge, ma sono legate soprattutto alle condizioni storico politiche del tempo che stiamo vivendo. Siamo però altrettanto sicuri che una legge che preveda una presenza egualitaria delle candidature, quale è quella attuale, sia una condizione necessaria ma non sufficiente per garantire il risutato auspicato.
Poste le attuali regole di espressione delle preferenze, saranno comunque come sempre le scelte dell’elettorato a stabilire quale sarà la composizione in numero di eletti Consiglieri e Consigliere.

Come arriviamo alla proposta
Come Comitato di iniziativa costituzionale e statutaria (CoStat), nelle sue articolazioni di Cagliari e Sassari, in collaborazione con numerose associazioni e partiti non rappresentati in Consiglio, abbiamo a suo tempo analizzato e criticato la legge elettorale approvata nel 2013, ed elaborato proposte migliorative, arrivando a definire vere e proprie linee guida che potessero consentire al Consiglio di legiferare in maniera adeguata, migliorando la legge attuale, a partire proprio dalla più alta  partecipazione popolare alle elezioni.
L’astensione, che io preferisco chiamare “il non voto”, è aumentata vertiginosamente e siamo ormai a livelli di guardia, al punto che diversi osservatori indipendenti rispetto agli schieramenti politici maggiori, parlano già di fenomeno irreversibile.
Personalmente continuo a credere che si possa ancora invertire la tendenza e giungere ad
una legge elettorale di ispirazione proporzionale, che risulta essere una precondizione per una maggiore partecipazione dell’elettorato alla scelta dei propri rappresentanti, nelle condizioni politiche attuali.
Sull’aspetto della stabilità del governo regionale, tanto cara alla Corte costituzionale che pare garantirla quasi esclusivamente con il principio “simul stabunt simul cadent”, basti pensare alla Valle d’Aosta che, essendo l’unica regione con una legge elettorale proporzionale corretta con un premio di maggioranza, elegge il Consiglio (non il Presidente) e in quell’assemblea viene poi eletto il Presidente, soggetto a sfiducia costruttiva.
Per quanto riguarda la questione dell’elezione diretta del Presidente, sono convinto che oggi tale punto vada mantenuto. La motivazione è alquanto semplice: nessun partito o gruppo politico presente in Consiglio Regionale sosterrebbe la sola elezione del Consiglio e lo stesso elettorato è talmente abituato all’elezione congiunta del Presidente e del Consiglio che non recepirebbe favorevolmente un simile cambiamento.
Al riguardo, la storia recente dell’evoluzioni dei sistemi elettorali nel nostro paese, dall’elezione del  Sindaco, al Presidente di regione e alla proposta attuale di Premierato ci deve pur insegnare qualcosa sulle scelte da fare!
Fatta questa doverosa premessa ecco i punti che come Scuola di cultura politica Francesco Cocco intendiamo proporre a tutto il  Consiglio regionale, maggioranza e opposizione, perché una legge elettorale si fa insieme e non contro qualcuno.
La nostra proposta nasce dalle specifiche competenze giuridiche interne alla nostra associazione, prime fra tutte quelle di Andrea Pubusa e di Antonio Dessì, e dall’appassionata militanza per la democrazia costituzionale e statutaria propria di ciascuno dei nostri soci, sempre manifestata in tutte le nostre attività pubbliche.
La proposta è corroborata anche da una lettura attenta e da un dibattito approfondito relativo alle leggi elettorali delle altre regioni italiane, a partire da quelle a statuto speciale, da un confronto con alcuni costituzionalisti, nonché dalla lettura e rivisitazione delle  pochissime proposte reperibili nel sito web del Consiglio regionale.
Riteniamo che i tempi siano maturi per una nuova legge elettorale in senso proporzionale o almeno per una reimpostazione della legge attuale che ne incardini la struttura in tale direzione.
Al riguardo, si osserva che questo è un obiettivo dello stesso programma della coalizione che ha sostenuto Alessandra Todde come presidente e, in particolare, anche di qualche partito significativo di tale coalizione.
Per i motivi su esposti facciamo questo passo formale che vuole dare l’avvio ad un processo di scrittura, condiviso con tutte le forze politiche presenti nel Consiglio, di un nuovo testo della legge elettorale, a partire dallo schieramento di maggioranza.

La nostra proposta
La proposta è articolata nei nove punti seguenti:
1. Abbassamento delle soglie portandole al 2% per le singole liste e al 5% per le coalizioni.
2. Riperimetrazione (e/o ridenominazione) delle circoscrizioni che potranno essere:
a) proporzionali al numero di abitanti, costituite da sei circoscrizioni che eleggono otto seggi, una che ne elegge sei e l’ultima a cui ne spettano  cinque; in questo modo si può ottenere un maggiore equilibrio nella rapresentanza territoriale. A partire dal numero di residenti al 31 dicembre dell’anno di avvio della nuova legge elettorale verranno riconfigurate le circoscrizioni sulla base dei seggi da attribuire, con una variabilità percentuale della popolazione contenuta entro 15% o tale da permettere l’eleggibilità di un consigliere. Superata tale percentuale (o numero per l’eleggibilità) si procederà con una rimodulazione delle circoscrizioni interessate.
b) a partire dalle circoscrizioni attuali si ottengono due o tre (preferibile) circoscrizioni da quella di Cagliari che attualmente elegge 20 consiglieri e due da quella di Sassari che attualmente elegge 12 consiglieri.
La riduzione per numero di abitanti e estensione geografica delle due circoscrizioni maggiori può favorire la capacità della rappresentanza territoriale di conoscere al meglio l’area di riferimento potendone rappresentare più efficacemente le esigenze, le specifiche caratteristiche, i problemi e le aspirazioni nella sede legislativa regionale.
3. Innalzamento della soglia dall’attuale 40% al 45% per avere il premio di maggioranza pari al 60%, ed eliminazione della soglia minima per ottenere il premio del 55%. Quest’ultima premialità viene soppressa. Il premio di maggioranza del 60% sarà attribuito con l’ulteriore condizione che il numero di voti espressi sia almeno pari alla maggioranza assoluta dell’elettorato.
4. Attribuzione dei 59 seggi in base alla cifra elettorale delle liste e delle coalizioni col    metodo D’Hondt, utilizzato per i sistemi proporzionali.
5. Tutti i candidati Presidente delle liste  e delle coalizioni possono entrare in Consiglio a condizione che abbiano conseguito una cifra elettorale superiore alle soglie di sbarramento, con seggio attribuito nella circoscrizione in cui viene conseguita la maggiore cifra elettorale.
6. Eliminazione del voto disgiunto in quanto il Presidente eletto deve essere politicamente omogeneo alla sua maggioranza.
7. Sottoscrizione delle nuove liste da presentare obbligatoria per tutti, con esclusione solo delle liste già presenti nel Consiglio regionale o facenti parte dei partiti nazionali. Si propone, in coerenza con la diminuzione delle soglie di sbarramento, che le liste dei candidati per ogni circoscrizione (N.B: i numeri indicati si riferiscono come esempio alle circoscrizioni attuali!), facenti parte di nuovi partiti o raggruppamenti non presenti  nel Consiglio regionale, siano tutte tenute alla sottoscrizione di:
a) non meno di 200 elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni della circoscrizione per le circoscrizioni fino a 500.000 abitanti;
b) non meno di 400 elettori iscritti nelle liste elettrali della circoscrizione per le circoscrizioni oltre i 500.000 abitanti.
Ovviamente tutte le firme devono essere autenticate.
8. Sulla rappresentanza di genere, considerato che nel 2019 erano presenti in Consiglio 11 Consigliere e in questa legislatura ve ne sono solo 10 compresa la Presidente,  è necessario un ulteriore approfondimento per arrivare alla piena parità di genere dei rappresentanti eletti e non fermarsi all’insufficiente equilibrio paritario delle presenze in lista. Questo punto è aperto al confronto pubblico a partire dalla attuale maggioranza presente in Consiglio.
9. Se mancano le condizioni relative al punto 3 (premio di maggioranza), al fine di garantire la stabilità di governo, il Presidente eletto è soggetto al voto di fiducia in Consiglio all’inizio del mandato e, per una sola volta durante la legislatura, all’istituto della sfiducia costruttiva da attuare compiutamente entro e non oltre un periodo di 20 giorni dalla sfiducia espressa, pena lo scioglimento del Consiglio e la convocazione di nuove elezioni.
Questi sono i punti sui quali intendiamo chiamare al confronto tutte le forze politiche presenti in Consiglio ad iniziare dai partiti di maggioranza, le organizzazioni della società civile nelle sue varie articolazioni, vale a dire i partiti non presenti nelle istituzioni elettive e le associazioni che con le loro attività si sono occupate e continuano ad occuparsi con passione di questo tema così importante per la democrazia sarda.
Su questi punti, in base al confronto che riusciremo a sviluppare con i vari interlocutori sopra elencati e che intendiamo coinvolgere attivamente, siamo pronti a dare il nostro contributo per la scrittura di una articolato di legge che sia la base per il lavoro che farà il Consiglio fino alla sua approvazione definitiva.

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