Il Tar applica la legge regionale di moratoria Todde contro l’assalto energetico

18 Ottobre 2024
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Andrea Pubusa

I critici della giunta Todde hanno affermato con sicurezza che la l.r. n. 5/2024 (moratoria Todde sulle rinnovabili) è inutile, un imbroglio. Il TAR Sardegna, tuttavia, la ha applicata, respingendo in sede cautelare, um ricorso per un impianto fotovoltaico. E’ la prima ordinanza fondata sulla legge regionale n. 5 del 2023. Questa legge sospende per 18 mesi l’installazione di nuovi impianti di energia rinnovabile sull’isola.

Più in dettaglio, la decisione della prima sezione del TAR, presieduta dal giudice Marco Buricelli, ha respinto, in fase cautelare, il ricorso presentato dalla società Branduzzo Energia srl. L’azienda contestava il diniego ricevuto dal Comune di Gonnesa e dallo Sportello Unico per le Attività Produttive ed Edilizie (SUAPE) dell’Unione dei Comuni di Metalla e il Mare per la costruzione di un impianto fotovoltaico a terra in località Moru Nieddu.
Il progetto ha incontrato l’opposizione di vari enti, tra cui il Ministero della Cultura, la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio e la Città Metropolitana di Cagliari. La motivazione principale del rifiuto riguardava l’ubicazione dell’impianto in un’area considerata non idonea secondo il Piano Urbanistico Comunale (PUC), in linea con il Piano Paesaggistico Regionale (PPR).
Nell’ordinanza, i giudici hanno citato esplicitamente la nuova normativa regionale come uno dei fattori determinanti per la loro decisione, nonostante sia attualmente oggetto di un giudizio di legittimità costituzionale. Infatti, l’impugnazione davanti alla Consulta non sospende gli effetti della legge fino all’eventuale annullamento. Questa decisione costituisce un precedente significativo per future decisioni riguardanti progetti di energia rinnovabile in Sardegna durante il periodo di moratoria.
Viene così smontata un’accusa di inutilità del tutto faziosa e grossolana.La legge stabilisce che le installazioni non iniziate non possono essere realizzate per 18 mesi. E questa previsione indubbiamente ha una sua razionalità. Tende a bloccare gli interventi fino a quando il Consiglio regionale non approvi una disciplina legislativa di stabile tutela. Il che è avvenuto con il disegno di legge attualmente all’esame della commissione consiliare competente. Si è richiamata l’impugnazione della legge da parte del governo a riprova della contestazione di imefficacia della disciplina, omettendo un elemento di comune conoscenza, e cioè - come già detto - che la legge impugnata produce effetti fino alla sentenza di annullamento. Tenuto conto dei tempi di decisione del giudice delle leggi, era fin da subito del tutto evidente che in 18 mesi la Giunta avrebbe presentato il proprio ddl e il consiglio lo avrebbe approvato.
Morale della favola:  lasciamo da parte le polemiche politicanti e con serietà cerchiamo l’unità contro l’ennesimo attacco coloniale alla Sardegna.

 

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