La proposta Pratobello dev’essere esaminata secondo regolamento, ma il Consiglio può non approvarla

4 Ottobre 2024
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Andrea Pubusa

Quali sono i doveri dell’Assemblea regionale nei riguardi della proposta di legge popolare Pratobello 24? L’iniiativa popolare è una facoltà che la Costituzione, lo Statuto e la legislazione  conferiscono al corpo elettorale, è una forma di democrazia diretta, che tende a superare, nella fase della proposta, la rappresentanza istituzionale. Non sono gli eletti a promuovere l’iniziativa legislativa, ma direttamente un numero di elettori secondo le previioni costituzionali  e legislative. Ma questa particolare forma d’iniziativa pone in capo all’organo legislativo l’obbligo di esame? Spesso il parlamento ha disatteso le proposte popolari, omettendo di esaminarle, tuttavia questo atteggiamento appare scorretto sul piano costituzionale. Anche laddove non sia previsto un obbligo di esame, esiste pur sempre un dovere connesso alla stessa previsione costituzionale dell’iniziativa popolare. Se la Costituzione ha introdotto uno strumento di democrazia diretta, come espressione della volontà popolare, è in esso implicito se non un obbligo un dovere di esame. Sarebbe insomma scorretto non tenere in considerazione la proposta popolare. Ma esiste anche un dovere di approvazione? La risposta è senza dubbio negativa. L’assemblea elettiva rimane pur sempre domina della decisione, e come può bocciare un ddl del governo o poposte di legge parlamentari così può non approvare le proposta di legge popolare.
Trasponendo quesi semplici principi al caso della Pratobello 24, si può dire che il Consiglio deve mettere in calendario la proposta di legge popolare, ma non ha l’obbligo nè il dovere di approvarla. D’altronde, nel caso in parola, il Consiglio ha già all’esame il ddl della giunta sulla definizione delle aree idonee e di quelle non idonee, per cui sembra ragionevole che ne esaurisca l’iter e poi si valuterà se è utile anche l’approvazione in tutto o in parte della proposta popolare. Guardando alla questione, avendo come unico fine la tutela della Sardegna, sembra ragionevole pensare che, attraverso il dialogo, si possa pervenire ad un testo largamente condiviso, che metta in sicurezza il territorio isolano. Ma pare però che più d’uno abbia mire diverse, di carattere politico, che andrebbero però indirizzate ad obiettivi non basilari, come invece è quello della difesa della Sardegna dalla speculazione energetica. Purtoppo la politicizzazione in senso partitico o di schieramento della iniziativa popolare ne è anche il maggior nemico.

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