La Costituzione sotto attacco, bisogna reagire prima che sia troppo tardi

3 Ottobre 2024
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Andrea Pubusa

Le costituzioni hanno un particolare carattere, anche se sono rigide. Resistono all’attacco delle leggi anticostituzionali perche’ vengono impugnate e annullate dalle Corti costituzionali, ma non resistono alle violazioni di fatto, a quelle che conseguono a condotte in contrasto con la loro lettera e col loro spirito . Di più e peggio: se il comportamento illegittimo si protrae nel tempo, si forma una consuetudine costituzionale che prevale sul testo scrìtto. Così lo Statuto albertino affidava al re la nomina del capo del governo senza alcun peso del parlamento, ma col tempo, per via consuetudinaria, fu introdotta la fiducia dell’assemblea, spostando così il potere di scelta del primo ministro.

Occorre perciò prestare molta attenzione ai comportamenti degli organi costituzionali e contrastarli con fermezza quando forzano la Costituzione. Ciò nei tempi recenti sta avvenendo con frequenza. È una violazione dell’art. 11 l’invio di armi all’Ucraina, una forma di partecipazione indiretta, per interposta persona, alla guerra contro la Russia, mentre la Carta prevede solo la guerra difensiva dell’Italia e negli altri casi soltanto un intervento diplomatico per salvaŕe o ristabilire la pace.

In questi ultimi tempi è sotto attacco anche l’art. 17 sulla libertà di manifestazione. Il governo vieta le manifestazìni pro Palestina in mancanza del presupposto costituzionale dei “comprovati motivi di incolumità e sicurezza pubblica”, dove “comprovati” significa che devono esistere fatti obiettivi, indiscutibili sulla possibile violazione della incolumità e sicurezza dei cittadini. Ora, il divieto governativo delle manifestazioni di solidarietà in favore dei palestinesi non individua questi fatti. Vieta la manifestazione perche’ è in difesa di una parte non gradita al governo. Sarebbe uguale la decisione se si trattasse di una manifestazione per Ìsraele? Recependo l’orientamento del governo, l’Università di Pisa nega agli studenti l’aula per un dibattito sulla questione palestinese in un primo tempo concessa. Un clima da stato illiberale, del tutto contrastante con lo spirito della nostra legge fondamentale, che qualjfica queste libertà come intoccabili. 

Come si vede, siamo in presenza  di condotte dell’esecutivo  che non modificano il testo costituzionale, ma lo svuotano, privando i cittadini di libertà fondamentali, inviolabili. Ecco perche’ bisogna reagire contro queste violazioni con fermezza. Come fa con encomiabile puntualità, ad esempio, l’Anpi. Si legga in proposito sui gravissimi sviluppi della guerra in Medioriente il Comunicato emanato ieri dalla Segreteria nazionale ANPI:



“FERMATEVI! FERMIAMOCI!


Con l’attacco missilistico iraniano contro Israele si avvicina il rischio di guerra mondiale. I missili iraniani sono la prevedibile (e condannabile) risposta alle mosse del governo Netanyahu dopo la strage compiuta da Hamas il 7 ottobre: i massacri a Gaza, le repressioni violente in Cisgiordania, l’esplosione dei dispositivi degli hezbollah in Libano, i bombardamenti mirati in Siria e in Yemen, l’invasione del Libano. Come ha già minacciato, il governo israeliano risponderà in modo pesante ai missili iraniani, e a sua volta l’Iran reagirà con altrettanta violenza. Diciamolo chiaramente: il Medio Oriente è in fiamme e il suo fuoco può contagiare il mondo. Israele ha infatti il pieno appoggio in particolare degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, l’Iran ha strettissimi rapporti con la Federazione russa. La soluzione della questione palestinese è la chiave di volta per una pace stabile e duratura. “Due popoli in due Stati” deve cessare di essere un vuoto slogan e diventare un obiettivo politico da perseguire concretamente ad ogni livello istituzionale e politico.  Davanti al rischio di un conflitto generalizzato e alla catastrofe umanitaria in corso, chiediamo un’assunzione di responsabilità da parte dei governi e delle organizzazioni internazionali: chiediamo il cessate il fuoco in tutto il Medio Oriente, la convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida ONU, l’immediato riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del governo italiano e dei governi europei, la tempestiva distribuzione di aiuti umanitari per tutta la popolazione colpita dal conflitto”.

Come si vede, l’Anpi declina in modo encomiabile l’art. 11 contro le deformazioni manifeste e inaccetrabili del governo e non solo. Bisogna creare un movimento di massa in difesa della Costituzione. Prima che sia troppo tardi.


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