Invasione energetica: lo stato del dibattito

27 Settembre 2024
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Andrea Pubusa

A che punto è il dibattito in Sardegna su pale eoliche e agrivoltaico? Ci sono due fatti certi: il disegno di legge della giunta regionale ha iniziato il suo iter per la trasformazione in legge, c’è poi una proposta di legge d’iniziativa popolare che ha raccolto uno straordinario consenso, oltre 120 mila firme. In linea astratta siamo in presenza di due fatti positivi, si muove l’istituzione regionale, si mobilitano i sardi. Si può creare una sinergia utile al risultato. Sennonche’ i promotori della c.d. legge Pratobello più che a pale e pannelli sono interessati ad attaccare la Todde. Poi ci sono coloro che intravedono nella mobilitazione popolare un indizio di affermazione di sovranità dei sardi e lamentano la mancanza di un soggetto che possa incanalare in un processo rivoluzionario la voglia di indipendenza dei sardi. Certo - dicono - questo soggetto non può essere costituito da L’Unìone sarda, che proprio in questi giorni apre a Vespa e Tajani. Insomma una posizione fantasiosa a detta degli stessi proponenti, quindi da rimandare a tempi migliori.

Occorre planare. Al testo della giunta cosa obiettano i Pratobello? I più radicali: non ci sono aree idonee in Sardegna, neanche una. Come sempre, talora le posizioni più dure sono anche quelle meno efficaci, perche’ in un’isola, dove esistono aree estrattive e industriali dismesse, qualche luogo in cui pale e pannelli possono collocarsi esiste. Negarlo senza se e senza ma equivale a far decidere gli altri per noi. Bisogna ricordare che gli atti pubblici devono essere ragionevoli e motivati, in mancanza sono illegittimi e possono essere annullati. Anche le leggi possono, se irragionevoli, essere annullate dalla Corte costituzionale. E dire che non esiste in Sardegna alcuna area idonea non sembra ragionevole.

Un’altra obiezione si appunta sull’art. 3 che prevede la possibilità di deroga alle installazioni sulle aree dichiarate non idonee a richiesta di un Comune. Ecco il varco per la distruzione del territorio, gridano gli anti-Todde. Si può discutere, ma attenzione, la proposta di deroga deve venire da un Comune, dove esiste un consiglio comunale e una popolazione, cioè un controllo dal basso. Poi la proposta, se supera il varco stretto del livello comunale, deve ottenere l’approvazione regionale, dove esiste collegialità in giunta, un’assemblea…e poi c’è sempre il popolo sardo. Si dimentica che tutti i provvedimenti vanno motivati a pena di invalidità. E - si badi - la motivazione dev’essere esaustiva se in un’area qualificata come non idonea, si propone un’installazione. Insomma, anche questa critica va affinata oppure non regge.

Infine, c’è chi paventa pericoli per l’ordine pubblico. Non sfugge che ci soni stati già alcuni attentati. Ma qui stiamo parlando di dibattito pubblico, di dialettica delle idee, non di quella delle armi, che non porta a nulla di positivo.

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