Andrea Pubusa
Tajani fra Salvini e Meloni sembra il meno squilibrato. Eppure in Sardegna entra a gamba tesa e anziche’ temperare le divisioni, le alimenta irresponsabìlmente. Beninteso, non si contesta la sua libertà di rapportarsi al dibattito politico isolano, sostenendo la sua parte e il suo schieramento. Ciò fa parte della normale dialettica politica. Senonche’ esistono interessi, questioni che riguardano nel profondo tutti i sardi e su questi bisogna sollecitare e organizzare una unità di popolo e delle forze politiche, mettendo l’istituzione regìonale al di fuori e al di sopra della ordinaria dialettica politica, partitica e fra maggioranza e opposizione. Ora, poche chiacchiere, in Sardegna, contro l’invasione di pale e pannelli, c’è un interesse “nazionale” isolano. Dunque chi divide fa danno, avvantaggia le potenti multinazionali nel loro intento predatorio del nostro territorio e del nostro mare. Tajani, venendo meno alla sua funzione di membro del governo nazionale, danneggia la Sardegna, attaccando la legge regionale di moratoria, che proprio il governo, di cui lui è vice, ha impugnato a vantaggio degli aspiranti distruttori. La moratoria infatti sospende i lavori non ancora iniziati e rende possibile impedirli se non previsti nelle aree idone che si vanno individuando. Tajani avrebbe dovuto prendere impegno a riesaminare le quote di emergia esorbitanti dal fabbisogno dei sardi per portarle entro limiti ragionevoli. Invece che fa? Entra scomposto e a gamba tesa contro la giunta regionale, elogia la proposta di legge c.d. Pratobello in chiave anti Todde, dà man forte alla divisione sulla questione energetica, e raccatta un gruppuscolo di transughi, sedicenti sardisti. Magro bottino. Un tantino poco per un leader di partito, fra l’altro vice presidente del Consiglio.
1 commento
1 Aladin
16 Settembre 2024 - 12:18
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