Tuili. Segnali gravi nell’opposizione all’assalto delle multinazionali sull’energia. Occorre un cambio di passo di tutti

11 Settembre 2024
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Andrea Pubusa

Che il clima si stia surriscaldando è già emerso, nei giorni scorsi, dalla distruzione di una pala eolica in attesa di sistemazione, ma l’incendio di 2000 pannelli solari a Tuili rappresenta una conferma che una parte dei sardi si va convincendo della inefficacia degli strumenti legali di difesa. Questa convinzione, a tinte esasperate, si fonda su alcuni dati inconfutabili. Anzitutto c’è una direttiva UE che pone la transizione ecologica al di sopra di tutti gli altri interessi pubblici, più in alto della tutela del paesaggio, dei valori storico-cultirali, che pure sono tutelati all’art. 9 della nostra Costituzione. In caso di contrasto non sarebbe pertanto illegittimo sacrificare il paesaggio, i beni culturali e storici a favore delle pale o dei pannelli fotovoltaici. Secondariamente, la legge statale, proprio in ragione di questa prevalenza, ha depotenziato l’influenza delle regioni e degli enti locali. Gli enti esponenziali delle comunità si trovano disarmati di fronte a decisioni che autorizzano installazioni vicino a nuraghi, cattedrali, paesaggi marini o agresti incantevoli. Insomma viene sentita l’ingiustizia intollerabile di una nuova colonizzazione, come quella della deforestazione selvaggia nell’ottocento o la invasione chimica nel novecento, ed altre ancora. Per di più, l’azione centrale della UE e dello Stato in favore dell’invasione in atto rischia di non avere un contrasto efficace per la divisione dei sardi. Chi era contro la Todde e i 5 Stelle, o contro il centro-sinistra osteggia l’azione deĺla Giunta regionale e propone con astio soluzioni diverse, precludendo ogni possibile dialogo, necessario per un azione unitaria ed efficace.

Di fronte a questa situazione difficile e complessa, l’incendio di Tuili rappresenta una nuova e ulteriore proposta. Si dimostri sul campo con l’azione diretta che chi invade la Sardegna con arroganza, non avrà vita facile, avrà guerra, al di fuori di regole e procedure ingiuste. Giustamente il sindaco di Tuili e quelli dei comuni vicini hanno condannato il gesto violento. Ma queste prese di posizione non serviranno a eliminare o temperare l’esasperazione, a neutralizzare il pericolo di una lotta violenta, se le forze istituzionali e quelle sociali, sindacati, comitati, associazioni, media, non faranno uno sforzo verso la convergenza. Ora è in atto da parte della giunta regionale una consultazione dei sindaci. Va sostenuta e realizzata con responsabilità, evitando sparate ed indicando, dove ci sono, le aree idonee, cercando nel contempo di esaminare con apertura le altre proposte, onde saggiarne la compatibilità con la procedura seguita dalla giunta regionale, che - si badi - è quella prevista dalla legge e presenta l’enorme pregio di un coinvolgimento dei comuni e delle popolazioni. A ben vedere, le azioni violente si possono battere solo con la partecipazione reale alle scelte comuni. Per ora i segnali non sono incoraggianti, e un dibattito pubblico malato concorre a produrre risposte gravi come quella di Tuili. Non bastano però le condanne, occorre un cambio di passo di tutti.

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