Sardegna: una situazione resa più difficile dalle divisioni

10 Settembre 2024
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Andrea Pubusa

La Sardegna vive una situazione molto difficile. Ci sono i problemi endemici della disoccupazione, della carenza dei servizi, della intollerabilità dello stato dei trasporti interni ed esterni e della sanità, cui ora si aggiunge la grave aggressione delle multinazionali dell’energia. Questa ha i classici caratteri del neocolonialismo.  Si dispone dell’isola senza tenere conto dei suoi bisogni, pensando solo ai profitti di rapaci soggetti esterni. A monte di tutto questo  c’è un vizio di fondo: dalla UE e dagli Stati viene data prevalenza alla transizione energetica, trascurando o mettendo in second’ordine gli altri interessi pubblici essenziali coinvolti nella transizione. Cosi succede per il paesaggio e per la tutela del territorio, dei valori storico-culturali. Come si può in Sardegna (ma il discorso vale per tutta l’Italia) dare preminenza alle pale eoliche e al fotovoltaico senza comporre questo interesse con quello paesaggistico e storico culturale? Si è in presenza di interessi fondamentali e la dottrina costituzionale ha da tempo insegnato che in questo caso ci vuole un bilanciamento degli stessi in modo che le decisioni siano ragionevoli nella tutela in concreto degli interessi coinvolti. Nel caso della transizione energetica è chiaro che questo non avviene, e in Sardegna ne abbiamo una conferma evidente. Si stabilisce sulla carta l’installazione, senza tener conto dei luoghi e di quanto c’è in essi, poco importa che siano nuraghi, cattedrali o paesaggi incantevoli e incontaminati. Questo vizio è alla base dei nostri problemi.

Data la forza deile multinazionali del profitto, si può contrastarle solo con un largo fronte unitario che su questo punto sappia far quadrato intorno all’istituzione rappresentativa dei sardi, la Regione, ferma testando che su tutte le altre questioni la normale dialettica fra maggioranza e opposizione, come si fa in democrazia. Ma l’osservazione della vicenda politica sarda mostra drammaticamente il contrario. Alla disunione dei partiti si aggiunge irrespondabilmente un soggeto anomalo, L’Unione sarda, che sostiene con settarismo una via, la c.d. legge Pratobello, al di fuori e contro il percorso fissato dalla legge per individuare le aree idonee e quelle precluse alle installazioni. I risultati di questa divisione già sono manifesti. Al loro coinvolgimento in questa difficile opera di mappatura del territorio molti sindaci rispondono semplicemente con un NO, senza tener conto che, se non concorrono alle scelte le istituzioni di base, decidono gli altri nei modi che già stiamo vedendo. A poco servirà poi il rimpallo di responsabilità, sempre proprio degli stolti, maluniti.

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