Andrea Pubusa
D’estate capita di fare cose inusuali e di riflettere sulla storia lunga, quella che attraversa i secoli. A me, ad esempio, è capitato di partecipare all’incontro per festeggiare i 400 anni di Teulada nella casa baronale, oggi del Comune. E cosi son stato “costretto” non solo a partecipare ad una cena spettacolare a base di malloreddus alla campodanese e porchetto arrosto con immancabili pardulas fatte in casa, ma anche ad avere conoscenza della vicenda intrigante di Teulada. Il merito è dello storico locale Salvatore Loi, che, su incarico dell’Amministrazione comunale, ha messo sù un gruppo di storici e appassionati, pubblicando un bel volume, che offre molte scoperte.
Che Teulada come le altre zone costiere meridionali della Sardegna fosse stata dopo il medioevo spopolata è ben noto. Le scorrerie dei pirati barbareschi ad un giorno di navigazione dall’Africa avevano fatto fuggire tutti. Ma nel ‘500 si pose il problema di ripopolarle. Gli spagnoli avevano un forte interesse a creare una via delle isole sicura e il sud Sardegna era un punto centrale in questo percorso. E così Filippo II incaricò degli esperti di perlustrare i territori, per conoscerne le potenzialità produttive e le misure per il ripopolamento. Vengono così individuate le diverse località dove costruire le torri a protezione dei territori e insieme si assumono provvedimenti per richiamare i sardi a riabitare i luoghi.
La nascita di Teulada parte dall’inizio del 1600. Il feudo, dopo varie vicende viene acquistato da un mercante di origine provenzale, Antonio Catalan, egli pensa che il guadagno sia connesso alla produzione di ricchezza. Chiama a Teulada da Cagliari una ventina di esperti artigiani, fa costruire un pò di case per un primo insediamento, assegna terre e dà sei anni di esenzione dai tributi in modo che i nuovi arrivati possano avere già una loro attività ed un reddito stabile. Misure intelligenti, quasi da welfare. E cosi il.paese sorge e cresce incessantemente. L’assegnazione di terre fa nascere le grandi famiglie che si arricchiscono con l’allevamento e l’agricoltura. Con abili strategie matrimoniali i patrimoni vengono mantenuti e accresciuti. La prosperità dura fino alla metà del ‘900 quando, dopo la guerra, la libera concorrenza fà andare in crisi le produzioni della terra, alcune grandi famiglie cercano nuove vie nelle professioni e nell’inurbamento. Poi giunge la decisione del governo di creare una base militare, con l’esproprio di un vasto promontorio. Di questo però non si vuol parlare. Troppe sono le responsabilità e molte le cointeressenze (i pescatori, ad esempio, ricevono un’indennità per non pescare). Il punto andrebbe invece indagato. A occhio si può però affermare che Filippo II avviò un processo di sviluppo, i governi repubblicani, al servizio di USA e NATO, hanno imposto un itinerario inverso di regresso produttivo in funzione militare. Il territorio si spopola, i nuovi pirati sono loro, manca un Filippo Ii per cacciarli.
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1 admin
1 Settembre 2024 - 21:20
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