L’enormità del rischio

22 Agosto 2009
1 Commento


Gianni Ferrara

(Il Manifesto del 8/02/2009)

Non dobbiamo aspettare. Non possiamo attendere improbabili resipiscenze, né sperare in ritorni alla «normalità» delle leali relazioni tra i vertici istituzionali.
La sua strategia Berlusconi l’ ha dichiarata.
Vuole esercitare come se fossero «pieni poteri» le attribuzioni che la Costituzione prevede per il governo. Non riconosce vincoli per tali attribuzioni, finge di non sapere che i decreti-legge sono emanati come atti del presidente della Repubblica.
Non per mera cortesia istituzionale, ma proprio perché devono essere controllati dal capo dello Stato, sia quanto a effettiva necessità e urgenza, sia quanto a conformità dei loro contenuti alla Costituzione.
Berlusconi ha aggiunto che, se la Costituzione gli impedisce di usare il decreto legge oggi per compiacere le gerarchie ecclesiastiche ed ottenerne l’appoggio alle elezioni europee, domani per soddisfare altri suoi interessi o per raggiungere gli obiettivi personali che si prefigge, tornerebbe dal popolo chiedendogli di cambiare la Costituzione.
Una dichiarazione del genere è chiaramente eversiva.
È eversiva perché è inimmaginabile, nel moderno stato di diritto, un organo dello Stato fornito di poteri illimitati.
Neanche in caso di guerra la nostra, come tutte le Costituzioni moderne, prevede che si conferiscano al governo pieni poteri.
Berlusconi li vuole per sé.
È eversiva perché prospetta una procedura di revisione costituzionale abnorme, comunque diversa da quella prescritta dalla Costituzione vigente, ispirata a principi esattamente opposti, a principi populistici.
Con tale procedura Berlusconi prevede un nuovo potere di revisione costituzionale.
E lo prenota per sé.
E non gli basta.
Il ricorso al popolo per tale allucinante riforma costituzionale comporterebbe lo scioglimento anticipato del parlamento e l’elezione di nuove camere.
Quelle cui spetterebbe l’elezione del presidente della Repubblica alla scadenza del settennato di Giorgio Napolitano.
L’anticipo di queste elezioni, secondo i sondaggi, garantirebbe la stessa maggioranza parlamentare dell’aprile scorso.
E Berlusconi la maggioranza per l’elezione del prossimo presidente la vuole, la vuole per sé.
Vuole per sé questi poteri.
Vuole il compenso per tutte le leggi ad personam che ha disegnato e ottenuto, per la lotta alla legalità che ha combattuto per decenni, per aver tentato di modificare la Costituzione sostituendo il sistema parlamentare di governo con un regime monocratico, per aver imposto una legge elettorale che ha vanificato la rappresentanza popolare.
E giovedì scorso, col decreto che il presidente della Repubblica in carica – autentico ed ineccepibile garante della Costituzione – ha rifiutato di emanare, ha provato a violare, d’infilata, tre norme costituzionali: quella sull’eguaglianza, quella sulla libertà personale, quella sulla dignità della persona umana.
E, come se non bastasse, il principio fondamentale di ogni ordinamento civile, di ogni Costituzione degna di tal nome, il principio della divisione dei poteri.
L’enormità del pericolo che corre la democrazia italiana impone di fare fronte subito contro il disegno annunciato da Berlusconi.
Non dobbiamo aspettare.
Lasciargli l’iniziativa può essere fatale.
Mobilitare le coscienze, rivelare i pericoli, demistificare il suo disegno, è il dovere cui ci chiama la Repubblica.

1 commento

  • 1 agodellabilancia
    25 Agosto 2009 - 01:26

    E’ eversivo anche avere una opposizione che non fa gli interessi del cittadino e cerca di campare continuando a insultare con nomignoli ignobili e gossip. invece di contrastare con costrutto e proposte alternative.

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