Il regno d’Italia nasce dal regno di Sardegna?

12 Luglio 2024
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Andrea Pubusa

Nei giorni scorsi l’Unione sarda ha diffuso un opuscolo in cui lo storico Francesco Cesare Casula  ha illustrato la sua nota tesi secondo cui il Regno d’Italia è nato dal Regno di  Sardegna. Ora, da un punto di vista formale la tesi appare ineccepibile. Il processo unitario italiano è stato guidato dal Regno di Sardegna, dai suoi organi costituzionali, dal re di Sardegna Vittorio Emanuele II, dall”esercito sardo. Nel 1861 il regno d’Italia ha sostituito il Regno di Sardegna. E Vittorio Emanuele II è divenuto re d’Italia. Ha aggiunto al vecchio il suo nuovo titolo.

Se dal piano formale passiamo a quello sostanziale, il Regno di Sardegna non è mai stato espressione del popolo sardo. Anzi è sorto  nel 1274 quando il pontefice Bonifacio VIII per risolvere contrasti internazionali ha disposto in favore del re d’Aragona il diritto d’invadere la Sadegna e la Corsica, creando a tal fine il Regnum Sardiniae et Corsicae. Un regno non espressione dei sardi, anzi finalizzato a sottometterli o a mutarne l’oppressore. Non è un caso che il Regno di Sardegna con la sua bandiera dei 4 mori ha invaso ... la Sardegna, difesa dagli Arborea con l’emblema dell‘albero eradicato,  fino alla vittoria finale del 1409 a Sanluri.

Poi il seguito è noto, nel 1720, sempre per ragioni internazionali, il Regno di Sardegna viene tolto alla Corona d’Aragona e assegnato a Vittorio Amedeo II di Savoia, che diviene cosi re di Sardegna. E’ alla fine del 1700 che si registra il tentativo di fare del Regno di Sardegna il regno dei sardi o la repubblica di Sardegna.
In questa direzione possono essere letti i sommovimenti che portano allo scommiato dei piemontesi il 28 aprile del 1794, e con più chiarezza ip moti angioiani che non volevano solo l’abolizione del feudalesimo, ma anche la ridefinizione dei rapporti fra il Regno di Sardegna e il sovrano. La Sardegna era - secondo Angioy e il gruppo di intellettuali che gli stavano intorno - un Regno retto da una Costituzione che assegnava al re un ruolo di garante del rispetto delle leggi fondamentali sancite nei trattati internazionali che avevano creato il regno e lo avevano assegnato alla Corona di Aragona prima e poi ai Savoia. Angioy riteva dunque che la politica riguardante l’isola dovesse essere decisa dagli organi del regno: stamenti e reale udienza, come del resto avvenne per un breve periodo dopo lo scommiato. Fra l’altro negli Strumenti di unione approvati dai Consigli comunitativi di varie aree della Sardegna contro il feudalesimo si sosteneva che non gli stamenti ma i rappresentanti delle popolazioni interessate dovessero decidere sugli affari dei territori. Una richiesta di trasformazione degli stamenti in assemblea rappresentativa. Un progetto di uscita dal feudalesimo e di ingresso nella nuova epoca avviata dai sommovimenti francesi. Angjoy diventa repubblicano dopo l’esilio a Parigi. Ma il suo progetto non si realizza. Così, dopo la fusione perfetta del 1847, è il  Regno di Sardegna sul piano formale e giuridico a fare l’Italia, come dice il prof. Casula, ma, sul piano sostanziale, le forze che concorrono all’impresa sono varie e molteplici. L’Italia è frutto di questo più ampio movimento.

 

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