Giovanni Ferrara
Vorrei aggiungere qualcosa sulla questione della democrazia e del suo rapporto con la realtà della struttura economica e sociale. Nel passo dove l’ideologia della democrazia ha avuto una testimonianza contemporanea, che è appunto il passo di Tucidide in cui Pericle spiega cosa sia in poche righe, in poche dannatissime righe, cui io ho dedicato gran parte della mia esistenza, con scarsi risultati, abbiamo una definizione che a seconda di come la si interpreta può forse facilitare anche l’impostazione del problema della democrazia moderna, almeno l’impostazione ideale.
Lui dice: abbiamo una costituzione, una politeia, che non abbiamo imitato da nessuno, che ci siamo inventata noi, e il suo nome è democrazia, qui c’è proprio la parola, democrazia.
Perché si chiama così? Perché è fatta, e qui c’è la chiave, dall’espressione greca, letteralmente significa “è fatta verso i molti”, e non verso i pochi. Questo può significare: è fatta, è fondata sul principio della quota di maggioranza, a me pare un po’ banale, ma insomma…
L’interpretazione più profonda del passo è: “è fatta in favore”, “eis tous polus, mè eis tous politous”. È un regime che funziona a favore dei molti e non a favore dei pochi. Ora lì, “molti” significa quello che significa in tutte le società, tranne forse alcuni paesi di oggi. Molti sono i più poveri, gli strati medio inferiori della società, insomma i più numerosi, i pochi sono i più ricchi. L’interpretazione deve essere questa, perché probabilmente c’è un passo di Aristotele che dice una cosa stranissima apparentemente, e cioè che democrazia, dice, è anche un regime se anche i pochi sono poveri e dominano sui ricchi che sono molti, anche questa è una democrazia.
Quindi la qualifica della democrazia è che sono le classi inferiori che dominano. Però, ecco questo forse questo può essere, Pericle non dice che devono governare loro, dice che governano anche loro ovviamente, perché governano tutti, bianchi, maschi, liberi maggiorenni, dice “a favore”, cioè quella che è l’attività della città deve esser rivolta “a favore delle classi medio inferiori”. Questa a me pare una definizione della democrazia oscura e difficile ma che può servire anche oggi. Cioè noi non concepiamo la democrazia come qualcosa che espropria i ricchi a favore di poveri, ma la ricchezza che un paese produce nel suo complesso lo Stato deve dirigerla preferibilmente a favore dei meno favoriti. Pericle fece costruire il Partenone così fece lavorare centinaia e migliaia di operai e artigiani e questo era un modo di realizzare (la democrazia). Concludo dicendo che a mio avviso, quindi, e non solo per ragioni di Pericle, ma per ragioni nostre, dove la democrazia in senso proprio, scusate il termine troppo spinto, sì, la democrazia in senso proprio è un regime di sinistra. Una democrazia di destra è un controsenso, per essere esatti è un regime che si afferma nel quale forze conservatrici si adattano a vivere. E perché è di sinistra? Proprio per questo, perché nasce come idea che il popolo sfrutta la ricchezza del paese più che altro a proprio vantaggio.
* Intervento a margine della lezione di Valerio Onida e Stefano Rodotà, per Scuola di formazione politica di LeG, Collegio Ghislieri di Pavia, sabato 20 gennaio 2007
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