Beppe Grillo e il PD ovvero la rete, i partiti e la democrazia

22 Luglio 2009
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Andrea Raggio

Beppe Grillo. Intervista al Corriere della sera del 16 luglio 2009.
“I partiti … non hanno più senso. Nella democrazia della rete, la democrazia dal basso, il partito non rappresenta più nessuno”.
“Dico che la democrazia rappresentativa è finita ed è cominciata la democrazia partecipativa”.
Domanda: “Sta teorizzando il rapporto diretto tra il leader e il popolo attraverso la rete senza l’ingombro del Parlamento? Un rischio mortale ..”. Risposta: “No, No. Sulla rete non puoi imbrogliare. Se non hai credibilità e reputazione ti massacrano …”.
“Se fossi stato al loro posto avrei detto – Caro Grillo, lascia perdere, non possiamo tesserarti perché sono anni che ci prendi per il culo”.

Massimo D’Alema. Intervista a l’Unità di 18 luglio 2009.
«C’è la necessità di dare un fondamento culturale più robusto al Pd, ma bisogna costruire anche un partito vero, con regole e radicamento. Le tessere non si fanno solo per i congressi. Abbiamo discusso sei mesi se si dovesse fare o no il tesseramento. Vogliamo almeno dire che quelle teorizzazioni, del partito liquido del leader, non vanno bene? Serve un partito vero. Moderno, certo, non quello di 50 anni fa. Un partito che sappia, assieme, utilizzare Internet e forme più classiche di organizzazione».

Da democratico militante non iscritto ad alcun partito, dico che Grillo ha torto marcio e D’Alema ha piena ragione. I partiti superati, la democrazia partecipativa contrapposta a quella rappresentativa, il Parlamento un ingombro, la democrazia della rete in alternativa a quella costituzionale? Non si tratta solo di stramberie, ma di istigazione al populismo. Berlusconi raccolga il suggerimento e si adegui: all’uso perverso della televisione accompagni un uso altrettanto perverso della rete!
Per quale ragione, mi domando, un partito, qualunque partito degno di questo nome, dovrebbe accogliere nelle proprie fila chi si vanta di prenderlo per il c…, chi mira a buttare in vacca, come dice Cacciari, il clima politico e incita a picconare la Costituzione? Quella di Grillo, si obietta, è una provocazione. Non è così, quando si supera il limite della decenza civica e politica non di provocazione si tratta, ma di aggressione e di dileggio della democrazia. E il partito aggredito ha il dovere di reagire. Non basta farsi scudo dello Statuto, bello o brutto che sia. In politica come nella vita, non bisogna mai smarrire una regola etica fondamentale: rispettare e farsi rispettare, comportarsi sempre da signore e non offrire mai l’altra guancia. Il partito onnivoro, che immagazzina tutto e il contrario di tutto, alla Berlusconi, è ricettacolo di opportunisti. Può darsi che io sia vecchio non solo anagraficamente. E’ certo, però, che chi vagheggia un partito cha vada da Grillo alla Binetti, è giovane solo anagraficamente. Grillo mette a nudo le magagne del PD? Non è vero, semmai le copre, perché gli attacchi scriteriati e ingiuriosi spingono al patriottismo di partito e mettono la sordina al dibattito interno.
In conclusione, la mia opinione è che la sortita di Grillo non riguardi solo il PD ma l’insieme dei partiti e la loro vitalità democratica. Invece, la destra ha nascosto il proprio compiacimento dietro un finto disinteresse, parte della sinistra e dello stesso PD ha tentato di nascondere l’imbarazzo tentennando nella risposta o addirittura mostrando comprensione nei confronti della scorribanda grillina. Questa esperienza, a mio parere, deve spronarci a intensificare il dibattito e l’iniziativa sullo sviluppo della democrazia. Non di si tratta di contrapporre ma di intrecciare democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa, perché interagiscano. Alcuni passi in questa direzione sono stati fatti a livello europeo e anche a quello nazionale, ma molta strada deve essere ancora fatta. La tecnologia informatica messa al servizio della buona politica può essere certamente di grande aiuto. Chi ha competenza specifica in questo campo dovrebbe contribuire ad approfondire il problema.

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