Gianna Lai
Come ogni domenica ecco il post sulla storia di Carbonia dal 1° settembre 2019.
Nelle miniere del Sulcis muoiono 340 minatori tra il maggio 1931 e il gennaio 1992” e “1591 i casi di infortunio mortale nelle miniere sarde dal 1861 al 2000”, un vero attacco al lavoro, come apprendiamo da Sardegna minatori e miniere Minatori. Quale sensibilità da parte della Giunta e del suo presidente? Dice il professor Sotgiu, ricordando i primi tempi dell’entrata in vigore dello Statuto sardo, come fosse “del tutto insoddisfacente il rapporto fra Stato e Regione”, per responsabilità del governo nazionale: “la lentezza (per non dire la negligenza) nell’approvazione delle norme di attuazione, lasciava inoperante buona parte delle disposizioni, privando in questo modo la Giunta e il Consiglio regionale della possibilità di operare in settori per i quali lo Statuto attribuiva all’istituto autonomistico capacità di intervento”. E sintetizza lo storico Ignazio Delogu, Carbonia. Utopia e progetto, le politiche del tempo in riferimento al ruolo della regione nei confronti del Sulcis: “E’ un periodo nel quale la Carbosarda da un lato e il governo dall’altro, procedono in maniera convergente, e con sostanziale identità di vedute, per la salvaguardia del monopolio chimico ed elettrico”. Immediate le conseguenze per la vita delle miniere: “la strategia della smobilitazione si fonda principalmente sulla continua riduzione di manodopera,… nell’ambito di un processo di ammodernamento tecnologico e di concentrazione della produzione nei cantieri più ricchi”. Sostanzialmente “la strategia della CECA, che punta alla liquidazione del bacino carbonifero”, così come “realizzata dal commissario straordinario all’ACai Landi”, negli anni immediatamente successivi. Se infatti, prosegue l’autore, la costruzione e la gestione della centrale termoelettrica da 65.000 kw a Portovesme prevede “la partecipazione di un organismo nuovo regionale…, l’Ente Sardo di Elettricità, al 50% con l’ACaI”, tale svolta, “segna la rinuncia da parte della Regione a esigere la realizzazione del Piano Levi e del Piano Carta,… che la stessa regione ha commissionato al noto studioso sardo”. Piano Levi “per la cui realizzazione integrale il Consiglio regionale aveva votato un ordine del giorno unitario il 27 ottobre 1949”, ricorda ancora lo studioso.
Certo la nascita della Regione aveva acceso nuove speranze nel Sulcis dato che, pur non affidando lo Statuto speciale alla regione la competenza legislativa primaria in materia di miniere, tuttavia consentiva, secondo l’autore “interventi integrativi della legislazione statale non privi di rilievo”. Ma, in quegli anni, “né i provvedimenti per l’incremento della produzione di energia elettrica, onde favorire l’utilizzo del Sulcis, Legge regionale 17.11.1950 n°61, né l’istituzione del Comitato Regionale delle miniere e le provvidenze a favore delle ricerche minerarie, diedero i risultati sperati” E neppure fu possibile, come denuncia la storica Maria Rosa Cardia, ancora citata da Delogu nel suo scritto, “condurre un’inchiesta per lo studio delle condizioni delle miniere sarde, da parte di un’apposita Commissione regionale, la quale, costituita nell’ottobre 1952 e formalizzata poi dal Consiglio regionale, non produsse alcun documento, a causa anche dell’opposizione intransigente dell’Associazione degli Industriali della provincia di Cagliari, che l’aveva accusata di costituire presupposto di disordine, diramando allo stesso tempo una circolare che invitava i soci a non rispondere ai questionari inviati dalla Commissione regionale”
Sicchè, conclude Ignazio Delogu, “La Regione finì per assolvere ad una funzione di surrogazione nei confronti dell’impegno statale, che si concretò in anticipazioni versate alla SMCS, divenute presto da eccezionali, ordinarie, come dimostra il susseguirsi delle leggi regionali” emanate in quegli anni. E, se “l’ingresso dell’Italia nella Ceca… portò finanziamenti, limitati peraltro a soli due anni… e utilizzati per colmare il deficit dell’ACaI”, nel contempo “accelerò i piani di ridimensionamento dell’azienda,… che prevedevano la concentrazione dell’attività estrattiva nei cantieri più ricchi e il licenziamento di 5.000 operai, come misure idonee a ridurre i costi aziendali”.
Dal seguente prospetto, in Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell’industria carbonifera, l’andamento del processo migratorio in città, che ha inizio nel 1949, quando la cifra degli emigrati supera quella degli immigrati: con un saldo di + 961 nel 1948, - 758 nel ‘49, -1.197 nel ‘50. Già detto della sovvenzione di 8 miliardi di lire all’ACaI per la riorganizazione dei cantieri e la costruzione della centrale elettrica, qualche nota sugli ordini del giorno per Carbonia in Consiglio regionale, durante quegli anni. 1949 Melis e più, sui fatti avvenuti a Carbonia il 16 ottobre 1949, in riferimento al comizio dell’onorevole Dessanay. E sulla riorganizzazione delle diverse attività AcaI in Sardegna. 1950 Borghero e Colia su “norme per incrementare la produzione di energia elettrica e per favorire l’utilizzazione del carbone Sulcis”. E poi le Interpellanze: 1949 Cocco e Ibba, sulla tutela dei lavoratori delle miniere metallifere sarde. Colia sui problemi minerari. E poi le Interrogazioni: 1949 Cocco e Colia, sui licenziamenti Carbosarda. Ancora 1949 Covacivich e Filigheddu sui licenziamenti Carbosarda. E poi Melis sul mancato pagamento gratifiche Carbosarda. 1950 Covacivich e poi Colia sui licenziamenti ACaI. 1950 Colia, sulle norme per incrementare la produzione di energia elettrica e per favorire l’utilizzazione del carbone Sulcis. 1951 Colia sulla costituzione di un ente atto a incrementare la produzione di energia elettrica e del carbone Sulcis. 1953 Istituzione di una commissione consigliare di studio sulle miniere sarde.
1 commento
1 Aladin
12 Maggio 2024 - 08:14
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=153940
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